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PER ENZO CLAPS |
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Domenica pomeriggio cercando nel mio archivio delle schede mi è venuta fra le mani una cartella di un bel rosso vivo e con la cifra: EC. Conteneva i ritagli degli articoli scritti da Enzo Claps (EC). Me li sono riletti tutti e ho riflettuto prima di scrivere questa piccola nota. Essa non vuole essere un elogio post mortem. Le intenzioni che l’hanno ispirata infatti vanno nella direzione dell’obiettività e del gioco fra luci ed ombre, nonostante il rapporto parentale, di affetto, stima ed amicizia che ci legava.
EC ha scritto molto sui giornali a diffusione regionale e qualche volta si è fatto prendere la mano ricorrendo a citazioni lunghe che appesantivano la scrittura. Ha scritto di politica locale e regionale, di costume sociale e di cronaca. Col passar del tempo il suo stile si è fatta più maturo più diretto, più essenziale e ne ha guadagnato il contenuto. Un filo rosso, però, unisce il primo e il secondo tempo dell’avventura giornalistica di EC e si presenta col volto dell’impegno civile. Fino a tutti gli anni ’70 del 900 intellettuali, scrittori, studiosi, giornalisti del Mezzogiorno vennero caratterizzando il loro impegno denunziando le ingiustizie sociali,l’arroganza del potere, invitando a ragionare e a riflettere sugli avvenimenti di cui erano protagonisti o testimoni. Questa funzione ha fatto parte della migliore tradizione culturale meridionale e non è esagerato iscriverci nel piccolo anche EC. Il tesserino non fa di una persona un giornalista e infatti EC non era tesserato. Sotto la sua penna però caddero ducetti del potere locale e regionale, figure che avevano scheletri negli armadi e che EC in nome di quella missione civile non si stancò mai denunciare. E naturalmente pagò. Lo aveva messo in conto il prezzo personale e pubblico. Era sostenuto da una profonda convinzione. Le statue dei dittatori e dei dittatorelli: da Mussolini a Stalin a Saddam vengono tirate giù dal piedistallo dalla folla e poi vengono seppelliti da una risata. Questa convinzione era la sua forza e gli eventi storici passati e presenti l’hanno confermato. La sua avventura giornalistica è stata tormentata e complessa come il suo percorso politico che a un certo punto l’ha apparentemente visto schierato su un campo non suo. EC anche quando sembrò aver tradito, in realtà in cuor suo restò sempre un democratico, una persona che non avrebbe mai potuto dimenticare certe suggestioni culturali e ideali apprese nella sua adolescenza. Parlano a tal proposito i suoi articoli e il prezzo che pagò. Ora EC non c’è più ed è da questa perdita che bisogna ripartire. Probabilmente questa parafrasi di un verso del poeta Mario Luzi gli sarebbe piaciuta. |
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inviato il 11/02/2017 |
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da Tommaso Russo Preside in pensione e Storico |
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