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DAL “MAZZÙÒCCKL” AL “MAIS URBANO”: IL VIAGGIO DELLE PERCORRENZE CONVERGENTI SU RETTE PARALLELE.
 
 
A chi non piacerebbe avere una fluida morbidezza di linguaggio tagliente con il quale restituire ogni cosa, dettagliandola nel suo insieme di immagine reale sino a raggiungerla nel suo dato astratto e da qui riflettere nella sua descrizione il carattere di una comunità vasta, dislocata su di una parte importante di Mondo Conosciuto, come quella che la Nazione Aviglianese rappresenta? A me, certamente, si. Oltre spavalderia di campanile - mai gratuita (?) - ho trovato interessante l’azione ortofruttoceralicola che ha speso il mio amico Leonardo Gerardi per l’arredo botanico a destinazione urbana e che adesso si evidenzia col suo frutto, poco d’innanzi all’ingresso del Club Napoli, qui, ad Avigliano, dove svettano, facendo bella mostra di se, tre giovani virgulti di mais. La loro immagine mi era sfuggita non solo a casua del carico di difficoltà regalateci dalla tristezza di questi tempi, probabilmente anche perchè non più abituati a godere di quanto ci riservono le nostre vie con i loro spazi i cui particolari sono spesso interessanti. Ora che ho “fortuitamente” recuperato quanto la modernità diluisce, non mi sottraggo dal considerare profetizzata l'attualità che la poetica di Man Ray prima e quella di Ugo Mulas dopo, esprimeva a proposito di dettaglio, non avulso dal suo insieme, ma distinto nella sua identità ad esso partecipativa. L'arte, si dice oggi, è entità complessa:strettamente correlata alla disponibiltà in uso di dispositivi tecnologici che sono coartefici del suo mutamento. Sarà vero? Non voglio finire per ormeggiare la mia curiosità nelle placide acque di petrarchiana memoria e tantomeno sui disposti contenuti del Genius Loci, che trattano di Uomo e delle sue abitudini socio-culturali. Preferisco scavalcarne l’espressione e titolarla di un nuovo approccio fenomenologico, magari osando al punto da essere smentito dalla dottrina che vorrà, oltre acre sorrisino, pronunciarsi. Il nobile gesto del nostro eroe – coadiuvato, mi dicono, dal “compagno” Angelo Pace”, è senz'altro frutto di una genuina naturalezza ed atavica padronanza del fare, esso sintetizza, nel ricordo, il carattere combattivo di noi altri aviglianesi: tutti pronti al sacrificio pur di rendere fertile tutto quanto altrimenti sarebbe rimasto inutilmente sterile perchè inutilizzato. Così quelle che sarebbero - e lo sono – diventate le future piantine di mais non avrebbero costretto alla coabitazione quelle gia presenti di lauro ceraso, ma si sarebbero a queste offerte quali compartecipanti del processo “natura” erogatore di variegate forme di appagamento. Leonardo Gerardi ha ri-compiuto il miracolo aviglianese. La sua azione non riflette solo il dato evidente, ma “rileva” il sommerso di un corpo galleggiante, definendolo non un protesico strumento ma “quel qualcosa che gli esperti lasciano passare dal loro setaccio” che chiamiamo Arte...di vivere.
 
inviato il 31/07/2014
da Donato Claps
per la categoria CURIOSITÀ