Al Consigliere Comunale
Vito Fernando ROSA
Caro Rosa,
scrivo a lei perche è l’unico Consigliere che si interessa concretamente ai problemi di Avigliano e le scrivo a proposito delle BARRIERE ARCHITETTONICHE perché Avigliano non è un luogo adatto alla vita quotidiana di un persona portatore di handicap e perché registro la mancanza di volontà politica, sociale ed umana di colmare questo vuoto.
Avendo riscontrato che una struttura pubblica cittadina, inaugurata di recente è usufruibile solo dai cosiddetti fisicamente normodotati, chiedendomi come è stata possibile collaudarla, mi permetto di ricordare ed esporre questo problema sociale che le sottopongo .
Nell’anno 2006 l’Organizzazione delle Nazioni Unite approva la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità; il 24 febbraio 2009 è ratificata dal Parlamento italiano ed il 23 dicembre 2010 dall’Unione europea.
Principi al cui riconoscimento si è giunti dopo lungo e tortuoso cammino, ma ancora ampiamente disattesi.
Se molto si è fatto sul terreno dell’integrazione scolastica, molto, forse tutto, resta da fare su quello dell’inclusione sociale ed ambientale.
In molti casi una persona handicappata è vista con grande disagio. In un certo senso porta sconcerto e suscita curiosità .
Si pensa che ella sia un essere umano che non ha molto da offrire, ma soltanto tanto da prendere; si crede, a torto, che abbia solo bisogni e necessità speciali, diverse da quelle di tutti gli altri, ponendo l’accento più sulle mancanze che su quel che in comune conserva con i così detti normodotati .
E se è vero che ha bisogni e necessità speciali, custodisce gelosamente in cuore sogni e desideri come quelli di tutti gli altri esseri umani, in qualche caso ancora più grandi. In lei la sete di vita e di futuro è spesso vorace, però chi la guarda non riesce a vederla e la pensa in modo pietistico ed assistenzialistico.
La ragione per la quale sono state pensate leggi speciali è la necessità di abbattere e limitare quelle barriere mentali e materiali, che anziché promuoverne la piena ed eguale realizzazione come persona, in grado di offrire un fattivo contributo al miglioramento di una società che si dice civile, la ostacolano nella sua vita quotidiana.
A volte basta davvero poco per abbattere gli steccati, almeno fisici .
Un passamano, un montascale, qualche panchina in più, una miglior offerta dei servizi pubblici, un mezzo attrezzato, degli alloggi adeguati, più parcheggi dedicati.
Prima di ricordare alcune cose sottolineate dalla suddetta Convenzione, vorrei chiarire la differenza tra disabile, portatore di handicap, persona handicappata.
Troppo spesso si ha paura di usare il termine handicap, si crede di offendere e si ricorre a disabile, creduto più innocuo; è un grave errore.
Parlare di portatore di handicap significa guardare la persona ponendo l’accento solo sul peso che la sua diversità comporta, certo da non negare e sottovalutare; disabile, invece, la persona handicappata lo diviene quando nella sua vita quotidiana incontra ostacoli legati all’ambiente che ne impediscono la realizzazione di essere umano.
Dire, tra la certa sorpresa di quanti ascoltano, persona handicappata pone l’accento sul fatto che anche un handicappato è una persona con sogni, desideri, aspettative, speranze come tutte le altre creature viventi.
Scendendo ora, dopo così ampia, però necessaria premessa, nello specifico della Convenzione cito alcuni passi essenziali e che puntellano il mio appunto.
“Il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte e l’indipendenza delle persone, tra queste l’accessibilità.
Il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa.
L’eliminazione di ostacoli e barriere .
L’assicurazione che gli enti privati tengano conto degli standard di accessibilità per disabili.
Il riconoscimento del diritto delle persone con disabilità alla libertà di movimento, alla libertà di scelta della propria residenza e della cittadinanza, su base di uguaglianza con altri.
La predisposizione di misure efficaci ad assicurare alle persone con disabilità la mobilità personale con la maggior indipendenza possibile con la facilitazione nei modi e nei tempi. da loro scelti, ed a costi sostenibili .
L’accessibilità ai luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici e per quanto possibile a monumenti e siti importanti per la cultura .
Precisato questo, tralasciando molto altro di quello che la Convenzione sancisce, in conclusione le chiedo di far sentire la sua voce anche su questa questione .
Carmen LUCIA
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