IN EVIDENZA
DISTRAZIONI |
|
Anni fa un assessore alla Provincia è chiamato a dare il suo voto per la concessione di un contributo in favore dei Quadri Plastici di Avigliano. Per il suo “si” egli, molto convinto, pone una condizione: “Però dopo la manifestazione posso avere un quadro?” Il presidente della Provincia, aviglianese doc, gli spiega che la natura di detti Quadri consiste nell’essere formati da persone viventi che ripropongono tele di autori famosi ricalcandone positure, valori cromatici e via dicendo. Vengono allestiti su tre palchi distinti perché tre sono i quadri riproposti al pubblico per qualche minuto suscitando emozione. L’assessore per nulla turbato risponde con un “ah si? Ero distratto” e dà il suo voto favorevole.
E’ azzardato dire che forse in cuor suo si dispiacque che non fossero quadri veri: avrebbe potuto averne almeno uno da mettere in bella mostra nel suo studio medico! Si, è azzardato. Come si fa ad entrare nel cuore di un assessore? Quindi è da accettare a pieno titolo la sua giustificazione “ero distratto”. Il tema dei Quadri Plastici di quest’anno è stato in sintonia col Giubileo della Misericordia. Bene. Scoccata l’ora, ecco alzarsi i tre sipari dei Quadri ed ecco gli occhi abbellirsi degli splendidi colori, delle luci giuste, dei chiaroscuri azzeccati, della fedeltà nelle positure dei giovani interpreti. Da rimanere incantati almeno per la loro durata di qualche minuto e, a sipario chiuso, commentare positivamente la prova d”arte a cielo aperto”. Mi nasce però subito una perplessità: il tema, come detto, è La Misericordia. Bene. Primo quadro: il ritorno del figliol prodigo del francese Drouais. Secondo quadro: il ritorno del figliol prodigo dello spagnolo Murillo. Terzo quadro: Gesù e il giovane ricco, del tedesco Hofmann. Due quadri hanno il medesimo soggetto narrato da Gesù sotto forma di parabola: il perdono concesso al figlio scialacquone da un padre dal cuore d’oro. Come un qualsiasi ultimo degli spettatori rimango perplesso di fronte al contenuto del terzo quadro. Scorro mentalmente le sette opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti. E ricordo pure che molti artisti le hanno trattate (a cominciare da Caravaggio di cui gli aviglianesi sono innamorati). Seguono le opere di misericordia spirituale, rese poco sulla tela. Allora, come mai il terzo Quadro è cosa ben diversa? Gesù e il giovane ricco è un episodio, reale e non parabola: un giovane ricco chiede cosa fare per salvarsi l’anima e Gesù gli dice di vendere i suoi beni, dare il ricavato ai poveri e tornare da Lui. Il giovane ricco “udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco” e se andò a godersela per il resto della sua vita. Cosa c’entra questa storia vera di una “vocazione mancata” con il tema della misericordia? Lo stesso Papa Francesco ha commentato l’ episodio riferendolo ai giovani d’oggi i quali “sentono nel loro cuore la ‘chiamata’ ad avvicinarsi a Gesù, e sono entusiasti”, ma “hanno il cuore pieno di un’altra cosa e non sono tanto coraggiosi per svuotarlo, tornano indietro, e quella gioia diviene tristezza”. Bel tema, dunque, che invita alla riflessione, non alla misericordia. Può darsi che la scelta del terzo Quadro sia derivata da una “distrazione” degli organizzatori? E chi può guardare nei loro cuori? Peccato però, perché oltre alle sette opere ricordate, il Vangelo narra atti concreti, molto concreti, di misericordia compiuti da Gesù e di grande importanza sociale, ieri come oggi. Vagando con la mente mi sono ricordato, ad esempio, dell’ episodio reale (non una parabola) che si conclude con la celebre frase: “Chi è senza peccato, scagli per primo la prima pietra”. Contro chi? Contro l’ adultera che la brava e devota gente frequentatrice del Tempio è pronta a lapidare (femminicidio collettivo, dunque). Ascoltata la frase, i presenti diventano silenziosi di vergogna, lasciano cadere la pietra dalle loro mani e vanno via. Gesù compie un grande atto di misericordia dicendo alla donna: “Non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Beh, ho il sospetto che riproporre un tema del genere significa predicare misericordia per la moglie infedele. Vogliamo scherzare? Sarebbe tutto sbilanciato in favore delle donne! Lasciamo le cose come stanno, anche ad Avigliano. Quindi no Quadro. Guardando in giro ho notato che in quest’anno giubilare l’accento viene posto molto sul “fidarsi del cuore misericordioso del Padre” , cioè di Dio. Giusto. Viene citata con enfasi la parabola del figliol prodigo in cui si attua il rapporto ascensionale figlio-padre. Giusto anche questo. Però il rapporto tra gli esseri umani è anche orizzontale. Nell’ episodio dell’adultera c’è una condizione perché la misericordia abbia effetto: va’ e non peccare più. Quindi il perdono è condizionato alla conversione. Questo è un punto importante per non cadere in un buonismo cretino (non c’è misericordia che tenga). Ma non basta. E’ detto “perdona le offese ricevute”, e perfino nel Padre nostro si recita “rimetti (oh Dio) a noi i nostri debiti (= peccati) come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, cioè perdonaci così come noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. E’ dunque un rapporto di reciprocità orizzontale. Però come la mettiamo con l’orgoglio, la supponenza, l’arroganza, l’amor proprio e via dicendo che ci rendono “perfetti” ai nostri occhi? Ciò posto, sono stato sempre convinto che i Quadri debbano avere “anche” un valore di riflessione per chi li vede (per tale motivo introdussi i “temi” annuali quando, e lo dico con orgoglio, per dodici anni ho curato temi e testi). Anche un Quadro può essere strumento di sensibilizzazione sulla bruttura del femminicidio. Allestirlo significava raccordarlo con l’iniziativa presa di dipingere di rosso una panchina nella villa comunale per ricordare che non va fatta violenza alle donne. Il Comune ha firmato in questi giorni un protocollo contro il femminicidio? C’è da augurarsi che agisca in sinergia (concetto difficile dalle nostre parti) con associazioni e soprattutto con le scuole per educare, ripeto educare, al rispetto della donna, in parallelo alla giusta educazione dei ruoli. Aspetto, quest’ultimo, spesso trascurato. Educazione dei ruoli! Occorre lavorare con fatti, iniziative incisive, informazioni concrete rinunciando alle suggestive chiacchiere e ai proclami di principio tendenti , spesso, alla prevaricazione e alla irritazione. Chissà che un giorno trovandomi davanti alla panchina non la trovi sbiadita per l’indifferenza e la retorica e le senta dirmi “si sono distratti tutti”.
|
|
inviato il 25/09/2016 |
|
da aviglianonline.eu |
|
per la categoria
EVENTI
|
|
|
|
||
|
||