07/08/2015
inviato da Gianni Rosa
per Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale
TESTO NON FORMATTATO |
Relazione bilancio 2014 e assestamento 2015 Regione Basilicata
Presidente e Colleghi,
poiché nella seduta di ieri è stato approvato il resoconto 2014 della Regione Basilicata senza che vi sia stata la relazione del Presidente né un approfondito dibattito, mi permetterete, nella mia Relazione, di poter discutere su entrambi i documenti, Rendiconto 2014 e Assestamento 2015, al fine di poter fare un’analisi compiuta di questi primi venti mesi di legislatura.
“tra un anno sapremo mettere sul piatto della bilancia la qualità dell’azione amministrativa e politica, la qualità della nostra capacità di incidere nella carne viva e nel grande disagio e nella grande disperazione che questa nostra società in questo momento ci consegna”.
Colleghi, più di un anno è passato da queste parole del Presidente Pittella che evidenziavano da un lato la disperazione esistente nella nostra Terra e dall’altro la certezza di essere portatori di una nuova politica e di una nuova qualità dell’azione di Governo. Oggi però, di questa certezza è rimasto ben poco: la Basilicata continua a rimanere Terra disperata e di nuova politica e nuova azione amministrativa non ce n’è neanche l’ombra.
Dov’è la rivoluzione che doveva essere prima di tutto culturale?
Dove sono le “scelte … troppo diverse rispetto ad un cliché passato” che ci hanno fatto recuperare credibilità e fiducia?
Dov’è la fine del clientelismo, dello sperpero, dell’improduttività e della sterilità delle azioni della politica?
Dov’è lo sviluppo, il benessere, l’integrità del nostro territorio e della nostra Comunità?
I lucani non vedono tutto ciò.
Il 30 giugno scorso, in sede di giudizio di parifica del rendiconto 2014, ci dice la Corte dei Conti “L’ultima deliberazione del Consiglio regionale ad aver approvato il documento“annuale” di programmazione risulta, …, la n. 912 del 25 gennaio 2005, e riguarda il D.A.P.E.F. 2005-2007.… non risultano approvati il DEFR né il Piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio (…). Si è, pertanto, rilevata la mancata puntuale osservanza da parte dell’Amministrazione regionale dei dettami contenuti in materia nelle vigenti disposizioni normative, situazione che ha determinato sicure carenze nel complesso della strumentazione normativamente prevista per una compiuta programmazione.”. La Corte dice, in sostanza, che continuiamo a navigare a vista. E continuiamo a commettere gli stessi errori del passato.
E rileva ancora la Corte: “Non si può, in merito, non sottolineare come le gravi criticità che sono emerse nel sistema regionale dei controlli siano da leggere in stretta connessione logica con le problematiche riscontrate nell’attività di programmazione, che registra un vero e proprio scollamento tra gli strumenti coesistenti.”.
E la riprova di ciò, l’abbiamo avuta qualche giorno fa, quando un ‘buontempone’ ha sottoposto, in sede di Commissione consiliare, all’approvazione il Documento Unico di Programmazione 2015, che, però, aveva trovato già attuazione nella Finanziaria 2015. Se questo non è scollamento non sappiamo cosa lo sia.
Continuiamo ad aggirare i problemi e non a risolverli. Come nel passato. Noi rispettiamo il Patto di Stabilità non perché siamo stati bravi a razionalizzare e a comprimere le spese ma perché non abbiamo pagato spese per un importo pari a “162 migliaia di euro, destinato all'attuazione degli interventi finalizzati al raggiungimento dei più alti livelli negli studi e al conseguimento del pieno successo formativo…e per un ulteriore importo di 1.894 migliaia di euro, relativo all’erogazione gratuita di libri di testo …, e quindi per un totale di 2.056 migliaia di euro.”. Se la Regione avesse effettuato tali pagamenti, avrebbe violato il Patto di Stabilità che “presenta uno scarto di soli 1.007 migliaia di euro”. La Regione, quindi, avrebbe dovuto razionalizzare le spese cosa che non ha fatto.
La Corte dei Conti ci ammonisce: “la mancata adozione dei necessari atti di impegno ovvero il blocco, la limitazione e il rinvio del pagamento dei debiti scaduti, pur in presenza delle necessarie disponibilità, non appare, infatti, una ortodossa modalità di rispetto dei dettami del Patto di stabilità interno, rispetto che dovrebbe essere ottenuto attraverso una effettiva compressione della spesa assoggettata a restrizione piuttosto che con la posticipazione dei relativi pagamenti ... Tale posticipazione determina, tra l’altro, l’insorgenza di oneri ulteriori per il bilancio regionale (….) ed il mero differimento (e non la risoluzione) della problematica, considerato che i debiti rinviati vanno a cumularsi con quelli propri degli esercizi futuri, con appesantimento delle relative risultanze contabili ai fini del patto.”.
Cosa rappresentano queste osservazioni se non la constatazione che nulla è cambiato in Basilicata, né nel modo di approcciare ai problemi né nel modo di risolverli? Altro che rivoluzione culturale e politica.
L’attività di questo Governo, nel 2014, è stata un lungo e lento vivacchiare su promesse non mantenute, su rivoluzioni morte prima ancora di vedere la luce. Facciamo qualche esempio?
Ricordiamo ancora le sue parole, Presidente: “sul versante della razionalizzazione e della sana gestione economica, si colloca l'istituzione della stazione unica appaltante che genera risparmi sensibili della spesa pubblica e determina condizioni operative improntate ad una nuova efficienza organizzativa”. Era il 15 aprile 2014, oggi, la Stazione Unica non è ancora partita e ancora non partirà, vista la proroga al 2016 che è stata approvata ieri.
E la tanto auspicata riforma del comparto agricoltura? Qualche giorno fa abbiamo approvato il bilancio previsionale 2015 dell’ALSIA, tra l’altro ancora commissariata, e lo abbiamo fatto come se le nuove regole di organizzazione e di programmazione non fossero mai state approvate. In pratica, abbiamo prima fatto una riforma e poi non l’abbiamo attuata.
E come non ricordare “la trasformazione delle aree programma in Unione dei comuni” o “l’anticipazione regionale, (rispetto all’arrivo dei fondi europei), di ben 26 milioni di euro da destinare …., a progetti di riqualificazione edilizia, di sviluppo e di cultura con l'intento di voler rianimare il mercato regionale del lavoro e delle imprese”. Che fine ha fatto il progetto dell’Unione dei Comuni non staremo qui a ricordarlo. Basta dire che la riforma non esiste.
Per non parlare poi dell’anticipazione dei fondi europei: 19 milioni non sono stati mai utilizzati. Degli altri 7, 5 milioni hanno “finanziato” le sagre estive e 2 milioni gli stipendi delle agenzie di formazione provinciali pubbliche attraverso i corsi per i soggetti esclusi dagli ammortizzatori sociali. ‘Panem et circenses’, appunto, pratiche utilizzate nell’antica Roma per ingraziarsi il Popolo. Meno male che si doveva cambiare passo.
Del resto, il rendiconto 2014 e la freddezza dei suoi numeri ci restituisce proprio la fotografia della completa immobilità del Suo Governo. A partire proprio dal tanto sbandierato avanzo di gestione. E, poi, diciamolo, Presidente, sbandierare con forza un avanzo di amministrazione appartiene ad una mentalità provinciale che tenta di nascondere la scarsa capacità di realizzare programmi dietro la foglia di fico di un importante risparmio.
Questo è quello che si legge nel Rapporto sintetico consegnato ai Consiglieri: “Sotto il profilo qualitativo l’avanzo è interamente determinato dalle somme accertate ed incassate nel 2014 … che non sono state impegnate sui corrispondenti capitoli di uscita.”. A questo aggiungiamo che dei 645.602.246,47 di euro di avanzo oltre 195.000.000 sono risorse bloccate per incapacità della Regione di spendere e non per vincoli legislativi imposti.
Il rendiconto 2014 ci dimostra, in totale continuità con il passato, che le entrate correnti si trasformano tutte in spesa corrente. Di fronte al ritardo che sconta la Basilicata, pensare che gli investimenti vadano fatti solo attraverso l’utilizzo di trasferimenti statali od europei rappresenta la piena continuità con il passato. E, oggi, Lei, con le Sue dichiarazioni parlava in maniera speranzosa dei fondi europei.
Ma c’è di più. Rispetto al passato, si aggrava anche la capacità di spesa in conto capitale.
Un primo dato quello delle entrate in conto capitale ovvero le entrate che vanno a finanziare gli investimenti, cioè infrastrutture e progetti di lungo termine. Il risultato è pessimo: solo poco più del 20% dell’importo preventivato è stato realmente accertato. Di oltre 755.000.000 di euro preventivati sono state accertati circa 155.000.000 euro e di questi abbiamo riscosso circa 62 milioni. In pratica si è fatto molto poco. E questo risultato è il peggiore negli ultimi tre anni. Nel 2012 gli accertamenti erano pari a 336.000.000 di euro.
Certo, la colpa viene attribuita sempre ai ritardi dei trasferimenti da parte dello Stato o dell’Unione europea o nei ritardi degli Enti locali, ma alla fine siamo sicuri che la colpa di questa performance negativa non sia della Regione che o sovrastima le entrate o non è in grado di presentare progetti e seguirli fino alla loro realizzazione?
Se poi ci soffermiamo sulle spese, la situazione è ancora più drammatica. L’indicatore della capacità d’impegno, ovvero la capacità di tradurre le decisioni politiche in impegni di spesa, fa registrare un 54,43%. In altre parole, per ogni milione di euro previsto, abbiamo speso solo 544.300 euro.
Se, poi, dalle spese si scorpora la quota della spesa sanitaria, che sul bilancio regionale pesa circa il 60%, questo indicatore crolla miseramente. Infatti, si va da un 7,17% del settore “Assetto del territorio ed edilizia abitativa” al 15,38% di quello “Sviluppo economico e competitività” al 20,63% di “Energia e diversificazione delle fonti energetiche”.
E sempre per rimanere in tema, per quanto riguarda la Sanità, noi scontiamo un sistema sanitario che perde anche nel 2014 65.872.000 euro perché molti Lucani vanno a curarsi fuori Regione. A ciò aggiungiamo che il settore sanitario registra investimenti per 7.000.000 di euro ma ne spende altrettanti per i debiti delle vecchie U.U.S.S.L.L.
La relazione consegnataci ci fornisce questi numeri, ma nella stessa non troviamo alcuna di informazioni sulle ricadute reali che quel 54,43% di spesa ha avuto sulla nostra economia. Presidente, Le vorrei ricordare che ci aveva assicurato in sede di audizione in commissione, che ne avrebbe parlato oggi e non l’ha fatto.
In definitiva, in un anno del Suo Governo quali sono stati gli effetti dell’azione politica amministrativa sulla vita dei cittadini? È lo stesso interrogativo che Le abbiamo posto più di una volta in questa stessa aula a proposito dei fondi Europei. Lei si esalta spesso, lo ha fatto anche poche ore fa della capacità di spesa della Regione Basilicata. Ma tutti questi soldi quali benefici hanno prodotto per i Lucani? È la stessa domanda che le facciamo sulle royalties: vent’anni di petrol-dollari quale sviluppo hanno portato in Basilicata?
Sappiamo solo che i dati economici sono chiari e drammatici. Il contesto economico lucano, nell’anno 2014, ha ristagnato. Il contributo dello stabilimento SATA di Melfi e del suo indotto non basta certamente a mascherare la debolezza strutturale del sistema economico Basilicata. Durante la crisi all’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, si è accompagnata la riduzione dei redditi delle famiglie e l’aumento della povertà. L’emigrazione giovanile è in aumento; oltre il 29% dei giovani emigrati lucani è laureato. Così come aumenta la disoccupazione giovanile che supera il 40%.
A proposito di disoccupazione, Lei, Presidente, si è rallegrato del dato occupazionale in Basilicata. Ce lo ha detto proprio qualche ora fa. Mi permetterà di leggere, senza fare alcuna considerazione mia, l’intervento del segretario Uil, Vaccaro, dello scorso 19 giugno “I dati delle assunzioni in Basilicata di fonte INPS per il periodo gennaio-aprile 2015 confermano che l'unica occupazione da noi è precaria: su 19.247 assunzioni i contratti a termine sono 13.419 e 5.767 a tempo indeterminato a cui si aggiungono 261 contratti di apprendistato. Se poi si confrontano con le cessazioni, vale a dire i licenziamenti (13.117 sempre nei primi quattro mesi) il quadro è ancora più chiaro e allarmante tenuto conto che le cessazioni dei contratti a termine sono 8.981 quelle dei contratti a tempo indeterminato 3.890 e per l'apprendistato 246.”. Le dobbiamo dare atto, Presidente, che Lei nell’esaltazione delle 15.000 assunzioni non ha specificato di che tipo di contratti si trattasse.
L’economia è al collasso. Dati negativi si evidenziano nei settori costruzioni: in relazione al settore edilizio cala sia il valore aggiunto (- 5,7%) che il totale delle contrazioni (- 9,8% su base annua).
Calano in particolare i redditi familiari: gli ultimi dati disponibili evidenziano come il reddito medio delle famiglie lucane è inferiore ai 14mila euro, circa un quarto della media italiana e continua a segnare un andamento negativo. E cosa facciamo?
Noi tagliamo, ad esempio con l’assestamento, 4 milioni su 5 del Bando sull’efficientemente energetico che, per dirla con le Sue parole, era “indirizzato agli ultimi e ai penultimi di questa nostra società”. In concreto ritardiamo di un altro anno la ricaduta economia e sociale di questa azione, sposandola al 2016.
E proprio l’assestamento al previsionale 2015 conclama l’assenza della Sua rivoluzione. È l’attestazione della mancanza di visione del Suo Governo.
A gennaio, in fase di approvazione del bilancio previsionale 2015, Lei faceva emergere due questioni: il taglio di oltre 50 milioni di € di risorse da parte dell’amico Matteo Renzi e le criticità politico-finanziarie rivenienti dal “dissesto” della Città di Potenza e dalla riforma delle Province, targata Del Rio.
In quel momento la politica lucana decise di non decidere su nulla rinviando la questione ad oggi.
Di contro, però, si inventava il Bilancio dai “capitoli creativi”. Mi riferisco nello specifico agli 11 articoli da 10.000 euro del Capo V recante disposizioni in materia di sviluppo. Articoli zeppi di buone intenzioni ma a risorse zero. Questo perché, l’abbiamo accennato prima, in questa Regione la programmazione degli investimenti viene finanziata solo dai trasferimenti terzi, Stato e UE, e nulla dalle entrate proprie dell’ente.
Oggi prendiamo atto che gli articoli legati al Capo V, gli importanti interventi in materia di ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione che dovevano far agganciare, alla Basilicata, la crescita rimangono ancora non finanziati. In altre parole la Basilicata salta il turno e riparte dal via. Non proprio un buon modo di iniziare la ‘rivoluzione’.
Se, quindi, da un lato la programmazione non parte, dall’altro, ad Agosto, ci ricordiamo del problema del Comune di Potenza, delle Province e di qualche altro Comune in difficoltà. E cosa si fa? Si ricorre ad un nobile principio, quello della coesione istituzionale, per finanziare con oltre 52 milioni di euro il riequilibrio dei conti della Città di Potenza, di 8 piccoli Comuni e delle 2 Province.
Certo, è giusto. Ma non è giusto, Presidente, che non si entri nel cuore del problema e, di fronte ai Lucani, si tacciano le cause. La verità è che la politica ha creato dei ‘mostri’, delle macchine mangia soldi pubblici, ricettacolo di clientele. Certo, è giusto che la politica rimedi agli errori fatti, in primis dalla Regione. Non si deve sottacere che, al default del Comune di Potenza, ha concorso in maniera pesante anche l’inerzia del Governo regionale sul tema rifiuti e su quello dei trasporti. Ricordiamo che la Basilicata attende dal 2006 un piano rifiuti. Sono gravi gli errori della politica nei confronti di Potenza: ha trascurato per anni che nel nostro Capoluogo transitano 25.000 Lucani non residenti al giorno, che ha trascurato che 7.000 studenti lucani frequentano scuole a Potenza.
Certo, è giusto che la politica rimedi agli errori fatti ma non commettendo altri errori. Gli articoli ricompresi nel capitolo “Coesione istituzionale” di coesione hanno ben poco.
Si va incontro alle esigenze di 9 Comuni, tra i quali il Capoluogo, dimenticando gli altri 122 che, nonostante i tagli, la crisi, lo spopolamento, sono riusciti a tenere i conti in ordine. Politica di coesione significa mettere in campo azioni di ‘solidarietà’, in questo caso istituzionali, per eliminare le disparità. Quello che il suo Governo intende fare con l’approvazione di queste norme, invece, è creare disparità e non attenuarla.
Il concetto di coesione del Suo Governo, noi non possiamo condividerlo. Anche e soprettutto quando si tratta di approvare articoli in odore di illegittimità perché in contrasto con la legge 68 del 2011 che espressamente prevede la soppressione di trasferimenti regionali di parte corrente diretti al finanziamento delle spese comunali.
Oggi ci ha sollecitato a proporre alternative. Noi abbiamo messo sul tavolo una proposta. Abbiamo presentato un emendamento al Capo “Coesione istituzionale”; emendamento che mira a rendere effettivo il concetto di coesione, senza dimenticare le contingenze che coinvolgono alcuni Comuni lucani, e che non si pone in contrasto con l’ordinamento statale.
Un emendamento che istituisce un “Fondo perequativo regionale per i Comuni”, per tutti i Comuni lucani, finanziato con risorse proprie della Regione. In questo modo, i Comuni che non accederanno ai fondi quest’anno, avranno la certezza di poterlo fare l’anno prossimo.
Questa è la nostra sfida a questo Governo. Poiché in questo Assestamento scompaiono i fondi al privato per riversarli sul pubblico, lo si faccia con equità e con strumenti legittimi. Poiché si rinuncia all’economia di mercato per foraggiare quella pubblica, lo si faccia tenendo presente tutta la Popolazione lucana, cui l’Istituzione regionale deve prestare attenzione.
Perché è con i soldi di tutti i Lucani che si cerca di rimediare agli sbagli della politica e di alcune amministrazioni. Infatti, non possiamo non dire che le risorse che vengono recuperate per questi salvataggi ‘in extremis’ sono soldi dei Lucani che vengono sottratti da altri capitoli di spesa.
E se fino a qualche mese fa, Lei Presidente, ripeteva come un mantra “non ci sono soldi”, spieghiamo come, queste risorse sono, oggi, state reperite. Non sono spuntate fuori dal nulla.
Il Governo regionale, con questo Assestamento, opera in due modi: da un lato, utilizza parte dell’avanzo di gestione che non è costituito da risorse nuove, ma da denaro, vincolato da leggi regionali, facendogli cambiare destinazione; dall’altro, sposta risorse da un capitolo all’altro fino ad arrivare in alcuni casi a cancellarle nel 2017. Solo nel 2015, vengono spostate risorse per oltre 33 milioni di euro. Nel 2016 vengono cancellate poste per 16 milioni e la situazione peggiora nel 2017, anno in cui vengono eliminati 33 milioni di euro.
Qualche esempio? Viene completamente azzerato il fondo di garanzia per il circolante delle imprese, il fondo rotativo per le imprese viene azzerato nel 2015, rifinanziato il prossimo anno e svuotato nel 2017; si annulla quasi completamente il fondo per compensare gli alluvionati. Ma ad aprile scorso, Presidente, non aveva dichiarato "Con cinque milioni di euro diamo un primo aiuto concreto, documentato e certificato agli alluvionati del Metapontino"? Nel 2017, il programma Vie Blu scompare. E sempre nel 2017 verranno tolti 12.000.000 di euro al sostegno alle attività produttive nell’ambito del P.O Val d’Agri.
Tutte queste operazioni, che, a nostro parere, contrastano palesemente con le regole ed i principi contabili di redazione del bilancio annuale e pluriennale (anche se è inutile soffermarsi su questo. Ci penserà la Corte dei Conti) rappresentano, in termini politici, una sola cosa: la Regione rinuncia alla programmazione. La nostra Regione è permeata dalla cultura dell’approssimazione e dell’improvvisazione. Questa politica, la politica del Suo Governo, è schizofrenica che lancia un programma, poi lo sospende, poi lo riprende e alla fine lo cancella. Mutuando un famoso aforisma, delle due l’una, o le idee che si sono proposte non si sono dimostrate poi tanto buone e, dunque, meglio cancellarle, o è il Governo regionale che non vale nulla e che improvvisa.
Il cittadino lucano che, con sacrifici, ha acquistato uno scaldabagno contando sul bando per l’efficientamento energetico, dovrà attendere forse il 2017 per il rimborso.
Questa è una politica inaffidabile, egoista e ripiegata su se stessa.
Questo assestamento si configura, in definitiva, come una battuta d’arresto, l’ennesima, allo sviluppo ed al rilancio della economia lucana. Tutte le aspettative di una ripartenza della programmazione vengono deluse, tutte le promesse di una rivoluzione vengono tradite dalla più ‘comoda’ scelta di ‘non fare nulla’.
Basta dare uno sguardo a tutto quello che non va in Basilicata e analizzare il modo con il quale si sono cercate soluzioni. Pensiamo a tutte le denunce fatte in quest’ultimo anno: all’ARPAB e alla sua, oramai cronica, inefficienza; alla tutela del territorio, che non c’è; alle emergenze ambientali (parliamo di Fenice, Corleto, le fiammate del Centro Oli di Viggiano); ai mille incarichi dispensati per saldare qualche debito elettorale; ai tagli sui servizi essenziali sanitari. Cosa ha fatto la Regione in questo anno per rimediare a questi problemi? Nulla. Siamo ancora qui ad aspettare che finalmente parta l’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri.
Serve coraggio per fare la rivoluzione, serve coraggio per compiere gesti realmente innovatori. Coraggio che Lei, Presidente, non ha dimostrato prima e continua a non dimostrare.
Ricorderemo questo primo anno del Suo Governo non per le cose che ha fatto e le scelte che ha preso ma per quelle che non ha fatto e non ha preso: non ha impugnato lo sblocca-Italia, non ha abbandonato la politica assistenzialistica del bancomat ma anzi, con alcuni suoi provvedimenti li ha portati a più alte vette, non è riuscito a porre il freno alla parcellizzazione delle risorse, cosa che invece aveva dichiarato di voler fare.
Alla fine dei conti, non c’è stata alcuna rivoluzione né nell’azione politica né nel sentire culturale, Lei ha semplicemente riproposto lo stesso modus operandi dei suoi predecessori, senza considerare che la Basilicata è quasi al collasso e che non potrà subire ancora per molto l’indifferenza e l’inattività della classe politica che la governa e che altro non pensa che al proprio tornaconto.
Facciamo uno sforzo per far recuperare credibilità alla classe politica lucana e all’Istituzione che rappresentiamo. Il futuro della nostra Terra dipende anche da come sapremo abbandonare le logiche del passato e ripiegarci sulle soluzioni. Il che non significa passare da quello che viene definito “Sistema Regione” a quello che simpaticamente Lei ha definito “Famiglia Regione”. Il rispetto delle Istituzioni vuol dire anche questo: rispetto dei ruoli che l’elettorato ci ha assegnato. A voi il Governo, a noi l’Opposizione. A Voi la giuda della Regione a Noi il Controllo. Sono entrambe attività necessarie e complementari ma opposte, non ci può essere l’una senza l’altra eppure non possono e non devono confondersi.
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