29/10/2015
inviato da Gianni Rosa
per Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale
TESTO NON FORMATTATO |
Dichiarazioni sulla legge in materia di disposizioni per il riordino delle funzioni provinciali
Presidente e Colleghi,
prima di entrare nelle valutazioni di merito sul disegno di legge che, solo oggi, viene sottoposto alla Nostra approvazione, credo sia necessario fare un breve excursus storico sulla vicenda della riforma delle Province. Voglio ricordare, in proposito, il nostro senso di responsabilità nell’affrontare la questione anche se è stata posta all’attenzione del Consiglio solo negli ultimi giorni.
“Il voto di oggi è molto importante perché 3000 persone smetteranno di avere l’indennità della politica e riprenderanno a provare l’ebbrezza del proprio lavoro”, “Con l’approvazione definitiva della legge sulle Province e le città metropolitane comincia la semplificazione dell’assetto istituzionale italiano»
Le dichiarazioni che ho appena riportato, la prima del Presidente del Consiglio Renzi e la seconda della vicepresidente della Camera Sereni, sono vecchie ormai di più un anno e mezzo: cosa resta, a distanza di più di 18 mesi, dei toni trionfalistici con cui il Partito democratico salutava l’abolizione presunta delle province? Nulla, a parte effetti negativi: l’abolizione della democrazia nell’Istituzione provinciale e una inutile ed onerosa (per le casse regionali) complicazione dell’assetto istituzionale nel suo complesso.
Quanto alla prima delle nefaste conseguenze della riforma delle Province, essa è sotto gli occhi di tutti: le province, nella realtà, non sono state abolite: Renzi, oltre i tweet e gli slogan, ha abolito unicamente la democrazia all’interno delle istituzioni provinciali.
Poco più di un anno fa, si svolgevano, infatti, le elezioni farsa che tramutavano, in buona sostanza, le Province in organi di secondo livello: l’organizzazione amministrativa provinciale resta in piedi, con il suo personale, le sue competenze da ripartire, i suoi sprechi…. In sostanza il carrozzone va avanti, ad essere abolita è stata esclusivamente la Sovranità popolare, visto che il Governo delle amministrazioni provinciali è oggi in mano ad ex consiglieri provinciali, sindaci e consiglieri comunali.
In merito alla semplificazione dell’assetto istituzionale italiano, siamo tutti a conoscenza che è stata fatta solo una grande ‘ciambotta’, fatemi passare il termine, una modifica dell’apparato istituzionale maldestra, frutto della voglia di apparire ‘costituzionalisti’, ‘riformatori’, senza che vi sia il presupposto per esserlo: la competenza. Riuscire ad abolire la rappresentatività popolare senza intaccare minimamente i costi che hanno fatto delle Province dei carrozzoni rappresenta l’emblema di una politica del nulla, tutta in danno degli Italiani.
Per citare il comico Maurizio Crozza: “Siamo passati dai Padri costituenti alla Boschi. Questo mi dà la stessa tranquillità che mi darebbe sapere che la Bibbia la sta riscrivendo Claudio Lippi”.
Solo degli inesperti e approssimativi ‘costituzionalisti’ come Renzi, Boschi, Madia, possono pensare che eliminare i soli gettoni di presenza dei Consiglieri provinciali e abolire la Sovranità popolare avrebbe comportato un abbattimento dei costi significativo e uno snellimento nell’attuazione delle competenze delle oramai ex-Province.
Renzi e il suo Pd hanno più volte dimostrato, in questi anni, che non digeriscono bene i meccanismi della democrazia e hanno preferito percorrere una scorciatoia: le Province restano in piedi, aboliamo le elezioni provinciali.
Stessa identica cosa che sta accadendo con la riforma, questa sì costituzionale, del Senato. Viene eliminata la possibilità per il Popolo di scegliere i propri rappresentanti, ma si conservano tutti i costi dell’apparato. Apparato che il centrosinistra, nazionale e lucano, hanno contribuito a foraggiare.
E quello su cui noi oggi siamo chiamati ad esprimerci ne è la dimostrazione. Il decreto Del Rio, infatti, prevedeva che, entro tre mesi dalla sua entrata in vigore, le Regioni procedessero al riordino delle funzioni provinciali: ci troviamo invece, ancora a discuterne un anno e mezzo dopo l’approvazione della riforma, segnale evidente che nell’iter qualcosa è andato storto. Anzi, più di qualcosa, vista la continua sfornata di decreti correttivi che non sono altro che la spia della debolezza di questa riforma.
Il peso e le conseguenze delle scellerate scelte del Governo nazionale del Pd, della legislazione incompleta, dei ritardi nell’attuazione amministrativa ricadono sulle spalle dei dipendenti provinciali, che non sanno ancora, a distanza di più di un anno, a quale destino andranno incontro. E questa è la riprova della ‘inconsistenza’ di tale riforma: i 348 dipendenti della Provincia di Potenza e 170 di quella di Matera sono da ricollocare. Voce di costo che non si va ad eliminare ma a trasferire in capo ad altri Enti.
Comprendiamo le incertezze sul futuro lavorativo che colpiscono queste persone, ma non possiamo non entrare nel merito del provvedimento che oggi siamo chiamati ad esaminare, sottolineando questo aspetto, che è la ragione della riforma voluta da Renzi, ovvero il risparmio. Noi non risparmieremo nulla, andremo solo ad utilizzare risorse regionali destinate ad altro, alla Sanità, al sociale, per assorbire tutti questi dipendenti e tutto il personale in eccesso e per adempiere alle funzioni ex-provinciali.
Vale la pena ricordare, in questa sede, che la Regione Basilicata già qualche mese fa, in sede di assestamento al bilancio 2015 ha destinato 23 milioni di risorse proprie a favore delle due Province: 6 milioni di euro a quella di Potenza, per scongiurare il rischio del dissesto finanziario provocato dall’amministrazione Pd, e circa 16,5 milioni di euro da dividere tra i due enti provinciali per far fronte agli oneri delle funzioni fondamentali.
Proprio da quest’ultimo dato è necessario partire: la Regione Basilicata ha sostenuto già in tempi di “normalità” amministrativa la gestione degli enti provinciali, per la verità dissestata e dissennata. Le cose, visto il nebuloso futuro che avvolge le Province, non potranno che peggiorare.
E può permettersi la Regione Basilicata, che pure vive le sue difficoltà tra sperperi di denaro pubblico per i soliti fini clientelari e le ordinarie difficoltà di bilancio, di accollarsi ulteriori oneri legati alle competenze provinciali relative a trasporto pubblico locale, forestazione, agricoltura, pesca, formazione, protezione civile, assistenza all’infanzia, turismo, attività produttive sport e tempo libero? Senza contare che questo disegno di legge in approvazione, non prevede ancora una soluzione all’ex Ufficio del Lavoro, la nuova Agenzia del Lavoro. Quindi, anche il Governo regionale, come quello nazionale, si connota per provvedimenti monchi, che non hanno una visione del complesso dell’architettura istituzionale e delle competenze regionali.
In tutto questo, ci chiediamo: le risorse della Regione Basilicata basteranno? Sicuramente andremo ad utilizzare altre risorse finanziarie per assorbire il personale in sovrannumero nelle Province di Potenza e di Matera. I ruoli della Regione saranno bloccati da oggi ai prossimi vent’anni. E poi ci chiediamo perché i giovani abbandonano questa terra.
Il Presidente Pittella, qualche mese fa, sosteneva che la Riforma delle Province era qualcosa che non era stata decisa in quest’aula, ma che ci cascava addosso. Per carità, la ricostruzione è attendibile e non teme smentita. Non ricordo, però, parole di critica rispetto alla riforma Del Rio da parte degli esponenti del Partito Democratico della Basilicata, incluso il Presidente Pittella. È un’altra delle scelte del vostro segretario di partito che ci cade addosso?
In più occasioni, anzi, ci si è vantati dell’amicizia con Renzi, mentre la politica lucana decideva di non decidere, di non intervenire. Di chinare il capo. Le ripercussioni delle scelte del Partito Democratico e di questo governo sono ora sotto gli occhi di tutti: tocca alle Regioni mettere una pezza al fumo che Renzi lancia negli occhi degli italiani, abolendo la democrazia delle Province ma mantenendo tutto il carrozzone.
Questo succede quando la politica perde la sua vocazione e si accontenta degli spot: non arriva alla risoluzione dei problemi ma si ferma in superficie. E allora via i consigli provinciali e via le elezioni, per rispondere a una certa ostilità al “gettone di presenza” da parte del popolo, ma rimane tutto il resto, senza nessuna analisi degli sprechi quotidiani prodotti da queste istituzioni che costano molto, ma molto, di più.
Grazie a Del Rio, a Renzi, agli esponenti del Pd, anche lucani, abbiamo buttato via il bambino, eliminando ogni meccanismo democratico nelle nuove province, e non l’acqua sporca, poiché nulla cambia nella lotta agli sprechi e ai clientelismi delle istituzioni provinciali, che si tramuteranno esclusivamente in sprechi regionali.
E a pagare l’acqua sporca, saranno, ancora una volta, i cittadini lucani.
Potenza, 27 Ottobre 2015
Gianni Rosa, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
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