il 04/11/2015
Da un bel MANIFESTO - Ricordare il 4 novembre
Era la. Perfetto. Con tutta la sua imponenza; progettato con piglio grafico spontaneo, ma ragguardevolmente sapiente. Realizzato presso la Tipografia Pisani, qui ad Avigliano, con impareggiabile maestria: per niente casuale e con una straordinaria risultanza raggiunta. Il manifesto, col suo segno compositivo, tracciato con tratto erudito; quel raggio di luce trasmessa, che infonde, che irrora tutta la scena di una magia tagliente è l'elemento coniugante il reale, e, l'ideale. Proietta di un chiaro resoconto complessivo. Procede tra elementi e forme di interazione visiva, in un crescendo che è il suo messaggio multiforme. Comunica e ci fa attori di quella necessità che è: ribadire la memoria, la nostra. Eccolo. Ti chiama. Quasi fossimo proiettati nella "rivoluzione luministica" di Caravaggio, sei là, tra quelle Croci al Valor Militare, tra tutte le altre 650.000, tra quel milione di mutilati, tra quelle madri, quelle spose, quei terreni lasciati muti, irranciditi dalle sferzate di gelido vento: aridi persino, senza più accogliere una goccia di giovane sudore, sottratto, com'era stato, dalle fangose trincee, dalle gelide cime: nivee e, più spesso, purpuree. Sei con loro, laddove la voce s'era fatta pianto. Lancinante pianto, per molto, troppo futuro. Era la. Talmente perfetto, che confonderlo con un dipinto iperrealista è assai probabile. Riuscire con un manifesto ad ottenere questi risultati capita raramente, è da fare invidia anche al più esperto grafico. Eppure, talvolta, accade. Accade quando la passione, con la quale si adempie al proprio dovere, come fa il Maggiore Donato Rosa, Comandante dei Vigili Urbani di Avigliano, senza vizi di sorta, è autentica passione. Lo è al punto che ha ragione, perfino, delle severe regole che sovrintendono alla Grafica! Leggo, come insegna la Lettura di ambito, di quella sua struttura quadrangolare - una prima cornice -, nella quale è proiettato parte dell'insieme: corposa, evidente, ma , ad un tempo, agile. Mi ricorda del significato che assume quella figura geometrica che è il quadrato, simbolo, unitamente al rettangolo (la forma del manifesto), di Delimitazione. Con esso, con ogni probabilità, si è inteso esprime la divisione quaternaria del cerchio, cioè il problema ermetico della sua quadratura come massima perfezione umana (invito, quanti lo ritengano, ad osservare L'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci). Con la forma quadrata, infatti, si vuole richiamare la squadratura della materia facendola ricondurre in un ordine preciso, che, altrimenti, sarebbe rimasto fuori ed in forma caotica. Segnali d'insieme che si configurano e ricompongono, riproducendo l'incessante bisogno di verità mai volgare anche quando ha tratti difficili da comprendere. Si scorge la figura familiare del vigile, - il più imponente, per questo più rassicurante, tra quelli di cui è dotato il Corpo di Polizia Municipale aviglianese - , che il fotografo ha voluto appena sfuocata, impegnato nella duplice azione dell'ascolto e della vigilanza; di spalle, quindi, di generica identità, il graduato, del quale immaginiamo lo sguardo diritto, rivolto al Monumento, quello stesso che il vigile ha preso in custodia, invitando tutti a raggiungerlo senza gratuito esercizio della memoria. Una trovata grafica, quella del Comandante Donato Rosa, tra prodigio e genialità! Di qui la moltitudine di persone che ho visto fermarsi, a guardarlo ed a prenderne nota, nonostante la fretta che incombe, mostruosa, su ciascuno di noi. “Lui” è la. Ci invita a fermarci, a ricordarci del 4 novembre, di quello di un anno non qualunque, ma del lontano 1918, quando ebbe fine “La Grande Guerra”, che segnò in modo incancellabile l'inizio del '900, determinando mutamenti radicali in ambito politico, sociale e culturale. Di quel 4 novembre del 1918, appunto, quando il sacrificio dei “Ragazzi del '99, vide coronarsi della vittoria di una guerra, per la quale, e bene ricordarlo, si ebbe, inutilmente, il voto contrario del Parlamento Italiano (450 voti contrari su 508). Una guerra ricordata come un'inutile strage; dove i tanti caduti sono stati vittima di un gioco cinico, consumato negli agi di qualche Palazzo; dove il Mezzogiorno d'Italia ha tributato il più alto numero di “eroi” , dove i caduti erano “pronti a conquistare Trento e Trieste”. Ad esprimere, forse per intero, il senso di quella immane tragedia esistenziale, che è stato il primo conflitto mondiale, ci pensò Giuseppe Ungaretti, Poeta, con “Come d'autunno, sugli alberi le foglie” , versi scritti nelle fangose trincee; nauseabonde di gas nervino, di compagni morti, della miseria dei signori della guerra. Da noi, con fare diversamente poetico, all'indomani del conflitto, i superstiti (pochi) che avevano conservato il senno, erano soventi ripetere la strofa di un canto esorcista, in versione vernacolare, con il quale ricordavano di una loro morte scampata che diceva “P' llibbèrà i trèndin, 'ngiè vulut Runuat r 'Ndin”. Anche per questo, quella della Grande Guerra è una pagina di storia che merita di non essere dimenticata. Cosa che stava accadendo, non fosse stato per l'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il quale durante il suo settennato, ne intese ripristinare la ricorrenza, vincendo resistenze e ritrosie. A lui l'onore e il merito. Grazie all'Amministrazione Comunale, grazie al suo Comandante dei Vigili, che hanno fatto proprio quel monito, invitandoci a partecipare alla ricorrenza che quel il manifesto annuncia. Affisso alle pareti del vecchio Orfanotrofio Provinciale, l'attuale Municipio, espande di una voce nitida, ferma, chiara: ri-chiama all'onere della memoria, perché la bruttezza dei tempi, ammonisce, non è frutto casuale, ma l'offesa perpetrata a lungo in danno di quegli autentici EROI! |
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