SARÀ CAPITATO ANCHE A VOI. (MA NON È IL TITOLO DI QUELLA FAMOSA CANZONE).

Un'azione, di quelle involontarie, che si fanno meccanicamente senza un'apparente Perché, immagino, sarà capitato di compierla a tutti. Soprattutto se ci si trova in uno stato rarefatto di coscienza, di cui spesso l'afa ci testimonia, e ci costringe. A me, e non so quanto possa interessare, è capitata ieri l'altro, in quello spazio temporale che chiamiamo ozio, da dove viene più facile scorgere le tavole del proprio vissuto e camminarci sopra, magari in bilico tra piacere e recriminazione. Un caleidoscopio. Il pensiero della notte appena trascorsa, ancora pregna di dense atmosfere celesti, cariche di indelebili profumi, mi teneva per mano. Gli alberi del mio orto, ora, stranamente, erano muti. A differenza mia, ascoltavano le note di un canto di donna: proveniva dai filari della vigna, appena di là... Esploravo tra gli scaffali del locale che anticipa la cantinola. Il bel lampadario in ferro domato, che mio zio Carmine realizzò appositamente, era la, da sempre, in compagnia del suo fido ospite e cacciatore di mosche. Toccavo e seguivo con l'occhio, che aspettava, ansioso, l'ubbidienza nei miei conseguenti gesti. Smanioso. Con fretta da convulsione ossessiva, spostavo vecchi libri, riviste. Le squadrette in legno di faggio, quelle in alluminio, i graphos – l'indomabile 02, ancora presentava tracce di incrostazioni, evidentemente, tenaci – ; la gomma gialla a pasta vitrea, per l'inchiostro di china; la lametta, fogli di carta lucida, altri di carta millimetrata; bozze, schizzi contenuti nella panciuta cartella; una lettera d'amore - di quelli mal riposti - ; le mine 05, quelle rosse: una vera preziosità! - E le boccette d'inchiostro? Nel rotolo, bordato a doppia riga, il Progetto stradale con i suoi diagrammi delle masse... Reperti suggestivi. “À la recherche du temps perdu” ? No. Troppo complicato! Non me ne voglia quel genio che è Proust. La sua intuizione a proposito della composizione del “tempo” e come fuggirne il suo corso. Molto più semplicemente, mi sono trovato la. Rovistando tra cose che non toccavo più da anni, ho rivenuto questo acquarello, eseguito con marcature a grassello di carbone, che condivido volentieri con quanti si sentono come me, portati ad essere sedotti dalla bellezza. Era contenuto – stranamente protetto da due fogli di carta velina -, sordo ed al buio, in una cartella, insieme ad altro materiale cartaceo, ma di minore valenza. Rivederlo, ridargli luce, confesso, mi ha emozionato, e non poco. Da allora, sono scorsi un miliardo ed ancora, di fotogrammi. Ricordo, però, con precisione impressionante, di quando lo fece mio fratello Vincenzo: l'unico, il solo artista di casa. Si era nel suo studio, quello in Via A. Garibaldi, che proiettava nella sua verticale la vecchia e gloriosa sede della locale U.N.L.A., dove una moltitudine di ragazze gioiose venivano, richiamate chissà da cosa o da chi. Un mistero vero, che neppure il tempo ha dipanato! Era il sabato di una mattina soleggiata di marzo, di quelle offerteci per avvertici della imminente primavera. Lelio Luttazzi annunciava alla radio la classifica Hit-parade, e, "Il mio canto libero", di quel genio che è l'immenso Lucio Battisti, imperversava. Di fuori dal balcone i suoni della forgia di nonno Vincenzo; della strada, di quando c'era mercato; in cielo le prime rondini a garrire: tracciavano voli che, intrecciandosi all'inverosimile, non ferivano affatto lo sfondo di quel magnifico panorama, che non sapevo di godere. In quello scorcio tutto appariva adagiato. I monti Alburni, erano là. Parlavano di un confine, ma solo formale. Sembravano aspettare le nostre colline, ora boscate, ora erbate. Ruoti, Baragiano, Murolucano, spiccavano di bianco, baciati che erano da lame di luce. La gola del Platano stagliava le mille sfumature di verde, quasi volesse confondermi con le sue fresche ombre. Confusioni. Coll'odore della trementina, dell'incenso, dei colori. Protagonisti sinceri, ideali, di questo bell'incontro e, spero, conversazione seppure postuma. Ricordo che Vincenzo, era aduso ascoltare musica - un mangianastri, regalatogli dallo Zio Donato, alternava le sue funzioni con la Radio, e che, quel giorno, ma l'avrei saputo solo anni addietro, avrei ascoltato la Toccata e fuga in re minore di Bach -, dopo averlo realizzato, con impressionante velocità esecutiva, come era solito operare, me lo porse, ingiungendomi di riporlo sul vecchio, maestoso, camino. Eseguii...
21/09/2015 - autore: Donato Claps
categoria: CURIOSITÀ
 
     

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