Mostra su sei pittori scomparsi, oragnizata dall'unitre
Ricordato solo come il paese dei giuristi o di politici, Avigliano può vantare anche un’antica e raffinata tradizione artigianale ed artistica, semmai poco conosciuta. La mostra sui pittori scomparsi organizzata dall’Unitre, originale iniziativa per evidenziare questo ambito culturale,ha presentato l’opera di artisti, importanti o minori, che hanno intrecciato la loro vena cromatica alla storia ed alla radici profonde della natia comunità. Risalta l’astrattismo di Vincenzo Gianturco(1895-1976), ingegnere rinomato, suo un piano regolatore di Napoli, ove ha studiato e vissuto, oppure i paesaggi urbani o rurali di Domenico Pisani(1946-2005), artista poliedrico con la sua attività scultorea in legno, ceramica e creta, oltre che musicale, per oltre 40 anni mandolinista e prima mandola dell’orchestra a plettro di Avigliano, tra le poche esistenti in Italia. Rappresentanti di una scuola artigianale di altissimo livello che affondava la maestria nella scuola di disegno ed arti applicate della fiorentina Itala Marchiò, che si tenevano nel Regio orfanotrofio provinciale. Qui si formarono Vito Salvatore(1909-1980), raffinato artigiano, scultore allievo del Filippini e pittore, detto “Lu Poeta”, suo anche l’affresco nella Trinità, e Francesco De Carlo(1020-1986), quasi macchiaiolo nei suoi ritratti di civiltà contadina, valente falegname e intagliatore, mestiere appreso nella bottega del maestro Rocco Rosiello. Poi i due grandi, Vincenzo Claps ( 1913- 1975) e Remigio Claps( 1911-1985) ambedue allievi alla accademia delle belle arti di Firenze, allora centro della cultura artistica italiana, che assieme a Maria Padula (1015-1987) pittrice e scrittrice di Montemurro sono grandi rappresentanti del neorealismo pittorico. Lo storico dell’arte Vincenzo Claps, relatore all’inaugurazione della mostra, ha definito le terna artistica lucana come pittori di valore artistico, che con il loro verismo che hanno raccontato la Lucania, con una denuncia sociale anticipando Carlo Levi e con uno stile personale, di autentica ispirazione italiana, senza contaminazioni francesi in voga all’epoca negli ambienti piemontesi e milanesi. Tre maestri , che hanno semmai avuto il limite di essere artisti in una piccola e lontana regione, rispetto ai salotti culturali dell’epoca, ma che nella tecnica e nella capacità dell’artista di “ fermare il tempo, raccontare il presente, anticipando il futuro”, non hanno avuto nulla in meno di altri nomi di fama internazionale.
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12/01/2010 - autore: Leonardo Pisani |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |