Il falò organizzato dalla Pro Loco nello largo della S.S. Annunziata
La tradizione è antichissima, risale nella notte dei tempi, un rito ancestrale per proziarsi i favori della Natura e chiedere bel tempo e fortuna per le messi ed i raccolti. Il rito risale all'antico popolo dei Liguri, in occasione dell'equinozio di primavera periodo per eccellenza consacrato, con processioni rituali e fuochi di purificazione alla celebrazione della rinascita della natura., poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda. Ad Avigliano prende il nome di “frustulutata”, pire formate da fascine, legne e ginestre che venivano poi arse in due occasioni, durante la festività di San Giuseppe in tutti i quartieri e poi uno più grande il 25 Marzo, in occasione della festività dell’Annunziata, proprio nel cortile della omonima chiesa. Era una occasione di incontri nei vari quartieri, prima andando a raccogliere le ginestre,sopratutto nella collina del calvario e preparare la festa rionale cercando di riuscire a fare il falò più bello e spettacolare rispetto agli altri rioni, poi trascorrere una serata mangiando la tradizionale “cucia”, una mistura di ceci, mais e grano lessati e conditi con il sale, mentre i ragazzi mostravano il coraggio saltando il piccolo rogo, incuranti delle fiamme e del fuoco. La Proloco di Avigliano ha mantenuto viva la tradizionale “frustulata” nel giorno dell’Annunziata, occasione che diventa una piccola festa cittadina, un momento di incontro tra le veccie generazioni che vivevano questa tradizione come un’occasione per festeggiare e riunire le famiglie e le nuove generazioni che si spera un giorno continueranno a mantenere vivo il “fuoco propiziatorio”.
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29/03/2010 - autore: Leonardo Pisani |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |