Questo anno vince il Palio il feudo di Montermarcone
giochi di fuoco, tra danze tzigane di Giulia Colucci, nel buio del campo sportivo di Lagopesole, che per una notte diventa campo feudale.Risuonano le trombe, entra Federico II di Hohenstaufen con il suo cavallo Dragone, scortato dalla guardia saracena comandata da Giovanni Moro da Lucera. Cavalca anche l’amata Bianca Lancia col piccolo Manfredi, il normanno di Venosa, figlio prediletto e successore. Ambientato nell'agosto del 1242, prima visita documentata dell’imperatore al maniero di lacus pensilis, quando il vasto territorio era diviso in tre feudi: Lagopesole, Agromonte e Montemarcone, informazioni derivanti dal Catalogus Baronum del 1154 -1169. La Pro Loco partendo dal saggio di Angelo Bozza “Il Vulture” del 1889 in cui si legge “Vasto è ancora il bosco di Lagopesole, e nella parte di esso più prossima al castello, osservasi una grande spianata di figura ellittica, quasi tutta circondata di alberi secolari, la quale probabilmente adoperatasi agli armeggiamenti ed alle giostre, ha ideato questa Ricostruzione di un torneo di cavalleria, per vincere il palio bandito dallo stupor mundi e mostrare le abilità marziali dei cavallieri e guerrieri del proprio feudo. Entra Tancredi di San Fele di Agromonte con lo stemma giallo e nero, Gilberto di Montemarcone con lo stemma Bianco e rosso ed infine Riccardo da Lagopesole con lo stendardo dai colori blu e verde. Inizia il torneo, tre gare di abilità equestre con il lancio del giavellotto e la giostra degli anelli e uno di combattimento con armi con spada, pugnale e scudo. Mentre rullavano i tamburi, i cavalieri di Bianca Lancia – associazione di Lagopesole- si esibiscono nel colpire un bersaglio con le lance, rari i colpi a vuoti, perizia nella prova di afferrare con una lancia tre anelli di metallo. Destrezza e forza per gli scontri all’arma bianca, con armi spuntate, simili alle originali nel metallo e nel peso. Entrano i guerrieri con i colori del feudo, uno spicca per le insegne reali degli Hohenstaufen: l’aquila nera su campo bianco. Duello cortese, diretto dal Magister Militum Ugo di Bassavilla, principe di Rutigliano, ossia Stefano Latorre, laurea in lettere con tesi sulle arme medioevali e maestro armaiolo. “ Si tratta di archeologia sperimentale, per organizzare un gruppo per le rievocazioni storiche si parte dalla ricerca di documenti, fonti, studio delle armi” spiega Latorre “ sono costruite tecnica moderna, ma su modelli originari, lo stesso è per gli elmi, le galotte,maglie di ferro”. Sul banco si notano elmi normanni, teutoni e templari, spade sveve ed angioine, un esemplare di spada bastarda con presa a due mani, persino un’ascia con barba del XI secolo. Non potevano mancare gli archi bizantini, in uso nel sud normanno a breve gittata ma di grande potenza. “I duelli con armi spuntate sono reali” conclude Latorre “ alla base c’è lo studio della scherma del tempo che ci è tramandata da testi come quello di Fiore de Liberi”. Per la cronaca il quarto Palio è stato vinto dal Feudo di Montemarcone.
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19/08/2010 - autore: Leonardo Pisani |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |