RITORNEREMO PRESTO A CASA

Carmelina Genovese, originaria di Avigliano, racconta il terremoto in Abruzzo.

Avigliano - Carmelina Genovese è una lucana che, con la sua famiglia, vive e risiede all’Aquila da 16 anni, da quando il marito, Domenico, ingegnere elettronico, è stato assunto alla TechnoLabs (grande centro di ricerca e sviluppo) del capoluogo abruzzese. Quella tragica notte tra il 5 e il 6 aprile scorso, quando una scossa sismica di 5,8 gradi di magnitudo della scala Richter ha portato morte e distruzione, Carmelina si trovava, col marito e le due figlie, Antonella di 17 anni e Serena di 11, nel suo appartamento, in un palazzo di 4 piani del quartiere artigianale di Pile, situato dalla parte opposta della città rispetto all'epicentro del sisma. Signora, proviamo a ricostruire il momento in cui la terra ha tremato, lei alle 3.32 era a casa, stava dormendo? “Si, dormivamo tutti; io e mio marito eravamo andati a letto solo verso l’una perchè eravamo preoccupati, quella stessa sera c’erano state due scosse, una alle 22.50 e l’altra un’ora dopo, ma in realtà l’attività sismica era iniziata già il 30 marzo, anche se gli esperti e il vice presidente della Protezione Civile continuavano a dirci che potevamo stare tranquilli. E invece… “Invece verso le 3.30 siamo stati improvvisamente svegliati da un boato spaventoso; il movimento era velocissimo, di una violenza esagerata; la casa sembrava ricadere su se stessa; il rumore era spaventoso, simile a quello di un salvadanaio gigantesco…è stato un incubo. Noi quattro ci siamo rifugiati sotto la trave dell’ingresso di casa e abbiamo atteso lì che cessasse la scossa principale e quelle di assestamento immediatamente successive; poi, illesi, siamo scesi in strada. Era pieno di gente spaventata; la corrente elettrica era saltata; c’erano continue scosse di assestamento e tutte le strade che portano in centro erano bloccate. Nessuno di noi era al corrente di un piano di evacuazione. Abbiamo trascorso il resto della notte in macchina in un parcheggio vicino al nostro palazzo. Io ho vissuto anche il terremoto dell’80 che colpì l’Irpinia e la Basilicata; allora avevo 16 anni e mi trovavo ad Avigliano, nella mia casa d’origine. Fu terribile, ma stavolta, a mio avviso, è stato peggio. Nella mattinata di lunedì abbiamo saputo che il centro storico e' stato praticamente raso al suolo, nel nostro quartiere invece, gli edifici hanno retto”. Che danni ha riportato la sua casa? "Fortunatamente solo qualche lesione; il palazzo è stato costruito in cemento armato. Quella in cui abito è una zona nuova, con edifici di recente costruzione, una parte di questi sono stati danneggiati, ma sono ancora in piedi". Ha perso persone care, amici o conoscenti? “Sì, due persone che conoscevo bene: la farmacista del mio quartiere che abitava nel centro storico di L’Aquila ed una segretaria in pensione che aveva lavorato con mio marito alla TechnoLabs”. Ritiene che i soccorsi siano stati tempestivi? Pensa che si sia fatto un buon lavoro nel gestire l’emergenza? “Tutto sommato, sì, perlomeno per quel che riguarda strettamente la città di L’Aquila; elicotteri sorvolavano in continuazione le zone colpite dal terremoto, i mezzi della protezione civile sono arrivati subito ed erano numericamente sufficienti; probabilmente ci sono stati problemi di coordinamento, di carenza di informazione per quel che riguardava le esigenze delle frazioni di L’Aquila, delle zone periferiche colpite dal sisma. Poi, posso affermare che una maggiore concentrazione di servizi e attrezzature sono state destinate alla tendopoli di piazza D’armi – quella, per intenderci, dove sono stanziate le troupe televisive - rispetto alle altre. Per esempio nella tendopoli allestita nel cortile della TechnoLabs, dove alloggia una mia amica, i primi giorni paradossalmente hanno avuto i fornellini per cucinare ma non il cibo, e i bagni chimici messi a disposizione degli sfollati erano decisamente insufficienti”. Come ha trascorso i giorni successivi alla notte di domenica? “Lunedì notte abbiamo dormito, insieme ad altre 7 famiglie del quartiere, in una tensostruttura, vicino casa nostra, che il proprietario ha messo gentilmente a disposizione. Martedì mattina io e la mia famiglia siamo partiti per Avigliano, dove ci aspettavano i nostri parenti”. Quando ha saputo che un tecnico che lavora presso l’INFN dei Laboratori del Gran Sasso, Giampaolo Giuliani, aveva previsto il sisma e non era stato ascoltato, cosa ha pensato? “Difficile giudicare la questione col senno di poi; da un lato c’è la comunità scientifica ufficiale che afferma che i terremoti non si possono prevedere, dall’altro il lavoro e le teorie di questo tecnico che venivano via via confermate dall’attività sismica in crescita nei giorni precedenti alla grande scossa. Probabilmente hanno commesso un errore a sottovalutare l’allarme lanciato da Giuliani”. Avevate il sospetto che tantissime costruzioni, compresi edifici pubblici strategici, fossero stati costruiti senza regole di sicurezza? “Assolutamente no; la Casa dello Studente, per esempio, era stata ristrutturata meno di due anni fa e non immaginavamo che l’ospedale San Salvatore avesse un permesso di agibilità provvisorio. Per quanto riguarda poi tutti gli edifici anche privati che si sono sbriciolati, io ho avuto l’impressione che abbiano subito minori danni le singole case personali o bifamiliari, costruite sotto l’occhio vigile dei proprietari, rispetto ai palazzoni nei quali le imprese costruttrici hanno risparmiato sui materiali, evidentemente scadenti. C’è da dire poi, che negli ultimi anni il mercato immobiliare di L’Aquila e provincia è stato nettamente in crescita; si è costruito tantissimo, senza badare troppo alle regole”. Cosa si aspetta dalla ricostruzione? “ Purtroppo non credo che la ricostruzione sarà veloce. Il lavoro da fare è immane; il Governo è troppo ottimista; sarà difficile anche solo trovare lo spazio materiale per ricostruire. Un altro problema è come verranno investiti e gestiti i fondi stanziati, temo, se non proprio infiltrazioni malavitose, almeno imbrogli e raccomandazioni. Mi auguro una ricostruzione come quella avvenuta nella Regione Friuli, lì veramente le città sono state ricostruite come erano prima del terremoto”. Tornerete a vivere all’Aquila? “Sì, torneremo nella nostra città appena mio marito riprenderà a lavorare, probabilmente lunedì o matedì prossimo, ma, almeno per il momento, non andremo a dormire a casa; anche se il nostro appartamento risulta agibile, penso sia meglio non rischiare”.
18/04/2009 - autore: Valeria Giordano
fonte: LA NUOVA DEL SUD

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