Eolico in Basilicata: scatta la protesta degli ambientalisti a corrente alternata.
Eolico in Basilicata: scatta la protesta degli ambientalisti a corrente alternata. C'è un paradosso che si aggira per le montagne, le colline e le pianure della regione e, in particolare, nella città di Matera. Un paradosso, appunto, sospinto dal vento delle pale eoliche. Nessun'altra fonte di energia rinnovabile è tanto contestata da una miriade di associazioni e comitati locali, che sono, però, allo stesso tempo, animati da un forte spirito ambientalista. Insomma, quella che per Lega Ambiente, per esempio, è considerata la fonte di energia alternativa più pulita e meno inquinante, ha i suoi massimi oppositori proprio all'interno del mondo verde. I quali solo in apparenza si muovono in ordine sparso, in realtà, sono coordinati tra loro attraverso una rete di contatti, le cui proteste sono focalizzate su determinate aree strategiche (e non altre), per apparire all’opinione pubblica dei veri “ambientalisti”. Si tratta di una protesta che ha vari aspetti: lo potete notare bene dagli articoli-reportage, presenti su i quotidiani lucani, che mirano alla pura e semplice difesa del paesaggio, come nel caso dei monti che circondano i 'sassi' materani (patrimonio UNESCO). Ma voglio ricordare agli smemori ambientalisti che c'è la vicenda del Monte Carmine di Avigliano, dove, nel 1999, dopo petizioni popolari, ricorsi e contro ricorsi infruttuosi, nasce il primo parco eolico in Basilicata. A distanza di 14 anni, stanno proliferando sul Monte Carmine, Monte sant’Angelo e nei dintorni di Avigliano, Potenza e Pietragalla, una miriade di torri eoliche, in forza delle leggi che, purtroppo, lo consentono. Ma qui degli ambientalisti dell’ultima ora non c’è traccia. Evidentemente è una piazza che non da la giusta visibilità per questi personaggi. È qui che si innesta la logica del processo virtuoso: a fronte di un surplus nella produzione di energia, dove a farne le spese sono i comuni che riescono a portare in cassa solo poco migliaia di euro, a fronte di ingenti guadagni per chi realizza i parchi eolici. Comitati e associazioni che intervengono solo in taluni casi, comuni che regalano ampie fette del loro territorio senza batter ciglio, richieste a pioggia per la creazione di nuovi parchi eolici da parte di aziende il cui assetto societario è alquanto “nebuloso”, sono tutti indizi (ben 3, quindi una prova) che portano alla seguente conclusione: la presenza di una forma molto spinta di speculazione dietro il grande business dell'energia verde, e il mio convincimento che la politica e i comitati d’assalto siano tutti coinvolti. Il sociologo Davide Bennato ha scritto che "qualunque giudizio tranchant è riduttivo", sia in positivo che in negativo. Per questo, lancio una provocazione agli ambientalisti e, in particolare, a Pio Abiusi di “Ambiente e Libertà”: “Non credete che ci siano troppe croci e statue gigantesche del Cristo e della Madonna che, come le pale eoliche, contribuiscono a deturpare il paesaggio della Basilicata?” Per queste cose, gli ambientalisti non conoscono “protesta”, forse, per paura di essere scomunicati dalla santa Chiesa.
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08/07/2013 - autore: Enzo Claps |
fonte: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA |