UN PITTORE DIMENTICATO

Fra i personaggi illustri di Avigliano non viene annoverato Vincenzo Claps. Ad innescare la polemica una dispensa prodotta dall'associazione culturale Amici di Ypslon

Nei giorni scorsi, precedenti la sagra del Baccalà, è stata distribuita una dispensa propagandistica ideata e scritta dell’associazione culturale amici di Ypslon:, la cui pubblicazione è stata finanziata dal comune di Avigliano. Dopo il riuscito evento, che ancora una volta ha acceso i riflettori sulla città di Avigliano, dove il voto 10 va all’amministrazione comunale che ha saputo mantenere gli impegni presi con l’estate aviglianese e la lode all’associazione APS Terra che all’interno della sagra ha rappresentato “ la vita e la morte” con pochi fondi in modo magistrale, devo però muovere un appunto,alla ricostruzione fatta da Lello Colangelo e riportata nell’opuscolo “Voglia di baccalà – dai fiordi alla terra di Avigliano”. Ovvero un foglio illustrativo monco. Sicuramente rivivere periodi e tradizioni importanti e citare uomini illustri della storia di Avigliano attraverso la sintesi non è cosa facile. Per questo, agli autori e al coordinatore dell’opuscolo va riconosciuto il merito. Però caro Lello la parte finale dove ricordi i grandi uomini di Avigliano, quando scrivi sempre a mo di fumetto: “ (…) Ora facciamo leggere la storia a Ypsilon… (…) Ragazzi complimenti! Avete fatto un bel lavoro. Tanto di cappello al “signor baccalà” , ma vi suggerisco di ricordare brevemente le “storie” scritte nel corso dei secoli da tanti aviglianesi, famosi e non e così evitiamo che Avigliano sia conosciuto solo come il paese del baccalà. (…)” Tanto di Cappello: Il tuo elenco di “uomini illustri e non” che hanno fatto la storia di Avigliano è manchevole di quei personaggi che usando il pennello come penna, cito Vincenzo Claps e Remigio Claps (con stile diverso) hanno raccontato la storia di Avigliano attraverso la pittura mettendo in risalto spaccati di vita quotidiana del vissuto della nostra cittadina. Caro Lello, mio zio Vincenzo che tu non fai rientrare fra i personaggi più o meno illustri, ha raccontato con la sua pittura la storia di Avigliano (a dirlo non sono io). Non è stato solo uno stimato insegnante di disegno presso l’Istituto Magistrale di Potenza, morto prematuramente nel 1975, ma è stato uno “scrittore che dipingeva, un pittore che scriveva”: le opere di mio zio si ispirano prevalentemente al mondo contadino e successivamente al racconto del mondo artigiano. Il pittore si astiene da ogni suo particolare sentimentalismo e descrive minuziosamente il mondo reale che lo circonda. Appunto il Realismo come risposta alla necessità di "vero" e "quotidiano". Avverte il bisogno di riprodurre il mondo reale nella maniera più distaccata possibile. La ricerca diventa quasi analitica: grazie alla particolare attenzione dimostrata per le tematiche sociali è stato definito un precursore della pittura leviana. tra i suoi dipinti va ricordato la tela “Manzolillo” ( il ragazzo della bottega) dipinto intriso di forte realismo, raffigura un giovane minorato psichico assunto dal padre dell’artista come garzone di bottega. La rappresentazione è metafisica nei colori grigi e blu, ma rileva la realtà di una forza umanamente descritta La studiata articolazione della figura chiusa nella morbida delicatezza del panneggio della misera divisa, la preziosità dello sfondo in cui si nota uno specchio che riflette la schiena di Manzolillo e un berretto da collegiale in alto a sinistra appeso al muro, mettono lo spettatore nelle condizioni di una visione tridimensionale del soggetto. La povertà è soffusa da una luce languida, spettrale: gli occhi di Mazzolillo trasmettono sofferenza e pare chiedano aiuto a chi guarda. Il dipinto è anticipatore delle tematiche sociali, nel soggetto “provocatorio” che raffigura. Questa tela, ottiene il massimo riconoscimento con il premio Hollander a Firenze nel 1933, dal pittore Ottone Rosai, che fu tra i suoi primi estimatori. Di uguale potenza espressiva, ottenuta grazie a uno scarno uso della materia pittorica e basse tonalità di colore, sono le tele: ritratto di Carmela Manfredi - Colloquio con la figlia morta (1938), Colazione frugale (1938) e Ragazzo dell’elementare (1948), una giornata di festa (1956), ritratto di un contadino che legge (databile agli anni 40 – 50), contadino che riposa (1943). Vincenzo Claps come ho detto non è stato solo Pittore con i pennelli ma anche Poeta con la penna. Dal suo libro di raccolta di poesie “Mamma se Cristo mi vuole”, nel ricordo della sorella morta prematuramente, deve far riflettere questa frase: “la vita è un bene; la morte ne porta uno maggiore.”. Continua con i versi in prosa la sua attenzione ai luoghi e ai personaggi umili, marginali, mostrando particolare sensibilità al dramma sociale della sua gente. I luoghi dell’infanzia le sorgenti e i monti con i personaggi a lui noti sono stati come detto oggetto dei suoi dipinti (pensate all’incompiuta a piè del Carmine) e tra i versi rievocanti cari della sua vita. Nella miseria di quel tempo dove la colazione consisteva in una cipolla o in un peperone arrostito e il pranzo nel “pane di granone” accompagnato con la verdura basta leggere la poesia: “Strada di Seritella” luogo natio: “strada di tutte le mie età, strada di ieri e di oggi,strada mia di domani (…) strade dei miei pensieri e dei sogni, qui ancora mi vedi, (…) t’amerò, te ne sarò grato; strada di campagna,nascosta per un sollievo cercata in tutte le mie età”. Oggi Vincenzo Claps è citato nel volume Storia della Letteratura Lucana di Giovanni Caserta, e il saggio di Fioralba Magno “la pittura di Vincenzo Claps” ha vinto il Premio Speciale Letterario nella seconda edizione del Premio Letterario “la Città dei Sassi”. Scorrendo il catalogo realizzato dalla Magno, emerge con chiarezza il percorso tracciato da Claps fra gli anni Trenta e gli anni Settanta, perseguendo una costante ricerca di rinnovamento linguistico e tematico (…)”, paradossalmente viene dimenticato dalla sua città e dalla stessa regione pensate che non è citato nemmeno nel sito istituzionale del Comune di Avigliano nella sezione Umanisti e Letterati. Se la città di Avigliano è stata prodiga di cultori e maestri del giuristi, nondimeno lo fu anche di umanisti, letterati e artisti. diceva Breton nel primo manifesto surrealista “Cara immaginazione , ciò che amo in te soprattutto è che tu non perdoni” descritta da Vincenzo Claps come un dialogo senza tempo tra pittura e poesia, avviato, secoli prima, proprio dai pittori arcimboldeschi. Il minimo che può fare l’amministrazione comunale, e qui mi rivolgo al Sindaco Summa e all’assessore alla cultura Anna D’Andrea, è quello di intitolare la “strada di Seritelle” a questo grande artista che è stato Vincenzo Claps e provvedere a citarlo nel sito ufficiale tra i grandi personaggi del secolo scorso che hanno dato lustro ad Avigliano. Mi piace chiudere con due aforisma dell’Artista incisi sulla Sua lapide e su quella dei genitori mamma Carmela e papà Giacomo: “Il ricordo dei vivi è la vita dei morti”, “che giustizia si osservi e si promuova: questo e null’altro ai vivi chiedono i morti pel la loro pace”. Caro Lello “non abbiamo bisogno di pensare nello stesso modo per amare nello stesso modo” ma la verità sui personaggi più o meno noti come tu stesso ricordi nell’opuscolo va raccontata e ricordata ai tanti giovani che ti hanno accompagnato in questo lavoro.
03/10/2012 - autore: Enzo Claps
fonte: LA NUOVA DEL SUD

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