RISPOSTA ALL’ARTICOLO DI LEO AMATO DEL 15 AGOSTO PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA

Niente di più facile, niente di più difficile confondere le verità. La notizia e la “verità giornalistica”

Niente di più facile, niente di più difficile confondere le verità. La notizia e la “verità giornalistica”, dal libro di Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini: “Una notizia, per quanto fedele, non è mai la riproduzione della realtà, ma un aspetto di essa, una interpretazione angolata in un certo modo”. Ho letto il tuo articolo a pagina 8 de Il quotidiano della Basilicata del 15 agosto. Premetto che non entro in questioni giudiziarie (anche se interessano la mia città) perché compete alla magistratura inquirente indagare per accertare la verità del diritto dei fatti, ma sulla questione del campo sportivo di Lagopesole che tu riporti in modo confuso per niente documentato e poco neutrale. Secondo la definizione di Di Giovanni e Lucchini, “La notizia è il rapporto di un avvenimento destinato a un pubblico: come dire, che originariamente tra realtà, verità e notizia giornalistica esiste un diaframma, una frattura, nella quale accadono molte cose”. L’articolo discute di questa costellazione teorica e si domanda se un diritto senza verità possa sostenersi senza una sua propria verità non solo descrittiva, ma anche infine nuovamente normativa. Ho avuto modo di scrivere sulla questione campo sportivo di Lagopesole in due articoli ben documentati che si possono leggere su aviglianonline. Qui riporto alcuni passaggi salienti: “ (…) Il progetto relativo al campo sportivo (…) A progetto ultimato, la micro-piazza, i piccoli giardini e i campi da gioco qualificheranno e caratterizzeranno fortemente tutta l’area e daranno la possibilità di organizzare incontri e iniziative che coinvolgeranno l’intera collettività.(…) il campo sportivo catastalmente identificato al foglio 36 particella 109, è ancora intestato alla defunta principessa Doria Pamphily Orietta, (…) Gli “oppositori”, memori di un atto notarile di oltre 60 anni fa (12. 4.1961 n. 6543) con il quale la principessa Orietta Doria donava al comune di Avigliano l’area suddetta, a condizione che mantenesse la destinazione d’uso, in caso contrario, di rivendicare alla proprietà il terreno donato, hanno contattato i principi ereditari (Gesine e Jonathan) affinché esercitassero l’opzione sulla donazione, in quanto l’amministrazione comunale stava violando la volontà della donatrice. Dopo una sequela di missive tra l’avvocato dei principi e l’amministrazione, lenito ogni dubbio che ha convinto i principi della bontà della riqualificazione dell’area, l’opera ha preso il via per la sua realizzazione. (…) la donazione fatta dalla principessa Orietta Doria e il vincolo del mantenimento della destinazione d’uso a “campo sportivo”. (…) con la riqualificazione del campo sportivo di Lagopesole per nulla viene violata la volontà della donatrice, per il semplice fatto che il significato letterale (da wikipedia-l’enciclopedia libera al dizionario della lingua italiana cartaceo Devoto – Oli) di “campo sportivo”, scritto in diversi modi ma con lo stesso significato, è il seguente : “area o zona adibita a particolari attività o servizi: campo sportivo; campo da, di tennis; campo di lavoro; campo giochi, spazio urbano attrezzato per i giochi dei bambini”; (…) non ha nulla a che fare con il “campo di calcio”. (…). Fin qui la sintesi. E visto che nel tuo articolo richiami “gli eredi degli antichi signori del paese”, hai dimenticato di citare i “due fratelli Pace sempre in guerra” (tu uno lo conosci bene) che sono andati a piangere dagli eredi Doria. Per questo ti omaggio di un breve saggio di storia aviglianese che come la moda ritorna sempre attuale: nei cruciali anni compresi tra il 1945 e il 1948 anche nelle contrade dell’aviglianese si sviluppò il movimento di lotta per la terra. Nel novembre 1947 più di 200 contadini di Scalera, Cappelluccia, S. Giorgio, S. Angelo cominciarono a dissodare, dopo averli occupati, i terreni del principe Doria. Questo episodio durante quegli anni non fu che il primo assalto al latifondo. Del resto già 100 anni prima ( nel 1848) il feudo Doria aveva suscitato gli appetiti dei contadini dell’aviglianese. Quelle occupazioni del dopoguerra erano troppo per il principe. Il clima politico del resto non lasciava trasparire niente di buono. Si temeva per la proprietà privata. Invece la vittoria della DC, il 18 aprile del ’48, riposizionò i rapporti di forza tra contadini e principe. Se ne accorsero ben presto alcuni cittadini di Filiano che tentarono un aggancio con Vito Reale che fu contento di essere agganciato che, a sua volta, agganciò l’augusto Principe. Con quale scopo? Presto detto. Angelo Raffaele Pace (oggi sono i fratelli Donato e Antonio Pace), il leader dell’autonomia filianese, espose il suo piano: andare via da Avigliano. Reale ne parlò al principe a cui non parve vero quella bellissima idea, ossia, la secessione per tenere al riparo le sue proprietà dai contadini aviglianesi,dai socialisti e ora dai comunisti. Il vecchio notabile nittiano espose a Pace le precondizioni giuridiche. Occorrevano non meno di tre mila abitanti e una distanza di almeno 10 Km, e infine era necessario il parere favorevole della maggioranza dei contribuenti. Doria fu felice di firmare la petizione e di dichiararsi come uno dei più forti contribuenti finanziari e fiscali. Fu così che, nel 1952, nacque una principesca autonomia. E oggi? Esiste almeno un quarto di quella nobiltà o tutto è un giochetto per ottenere visibilità e minacciare candidature? E se decidessero di andar via per davvero?
17/08/2013 - autore: Enzo Claps
fonte: AVIGLIANONLINE.EU

Back