ad avigliano torna la sagra più attesa dell'anno
A proposito di tradizioni, vi piace il baccalà? Se sì, allora ricordatevene nel triduo della sagra, dedicata alla degustazione di tale alimento, che si terrà i giorni 23, 24 e 25 agosto ad Avigliano grazie alle attenzioni poste dall’amministrazione comunale e alla super visione dell’assessore al ramo, il pacioccone Emilio Colangelo. È il tempo giusto per mangiare qualcosa d’eccellente. E per entrare quasi in una favola d'altri tempi. Se ai più il termine scientifico di “gadus morhua” suggerisce ben poco, espressioni di consenso e meraviglia, invece, seguono ai nomi di baccalà, stoccafisso o “pesce bastone”. E' molto raro che una specie ittica, originaria del Mar del Nord, sia indicata con molteplici appellativi. Probabilmente, tale fenomeno risiede nelle sue peculiarità: un pesce che può essere conservato in tanti modi e, soprattutto, essere l'alimento principe in numerosi primi e secondi piatti. Il suo successo, tuttavia, è da ricercare in motivazione più profonde, che vanno ben al di là del solo aspetto culinario. Un vecchio adagio recita che “il baccalà, dove lo metti, là lo trovi”. Si tratta, infatti, di un animale privo di guizzi e di spirito d’iniziativa. Una caratteristica psicologica che non piace ad alcuno, ma da apprezzare: il “baccalà” è in fondo un tipo affidabile, dal quale non ci si devono aspettare dei colpi di testa o dei voltafaccia. La tradizione orale vuole che la gente di Avigliano conosce questa delizia perché discendente dei vichinghi, abitanti della Scandinavia, che avevano trasformato questo pesce a lunga conservazione in una preziosa scorta di cibo per le traversate oceaniche. Attenendosi più prettamente alle fonti storiografiche, la fortuna mediterranea del baccalà, in realtà, inizia nel 1432, quando il nobile veneziano Piero Querini naufraga con la sua nave nelle acque norvegesi. Impressionato da quelle cascate di pesci, le decanta, di ritorno alla città lagunare, al Consiglio dei Dieci. Anche la Chiesa non è indifferente alle sue qualità: infatti, a seguito del Concilio di Trento, lo indica come cibo da mangiare durante i giorni di penitenza. Tante ricette per una varietà di pesce: con i funghi, cavolfiori, pomodorini e rime di rapa, o semplicemente fritto. Una, in particolare, è un'esplosione di profumi, sapori e “invidie”. Invidie perché non esiste una “formula” trascritta e codificata, ma il tutto è affidato alla tradizione orale che viene tramandata, come tesoro da custodire gelosamente, da madre in figlia in alcune famiglie aviglianesi. Parlo del “gaspé alla vigna”, con patate e peperone. Oggi questo piatto, che richiama la vendemmia, in una segreta iniziazione, può essere degustato, previa prenotazione del piatto tipico, presso i ristoranti da “Tuccio” o “La Strettola” presenti al grande evento. Durante le giornate della sagra: “La memoria scava dolorosamente nel più profondo dell'anima.. per poter riempire la giornata di sabato 24 di ricordi che sembravano essere sepolti da tempo” vanno in scena gli attori dell’associazione APS Terra di Renato Zaccagnino ben coadiuvato da Ersilia Carlucci e Santoro Lucia, nel vicolo storico di “Basso la terra”, attraverso aneddoti, racconti e canzoni, ricorderà il cantore per antonomasia della musica popolare aviglianese Angiolino Santarsiero, scomparso prematuramente nel 1976 all’età di 47 anni, meglio conosciuto con il nome e soprannome di “Angiulin Re’ziechin’”. Da citare tre canzoni su tutte, “ Lu scarpar” (testo della Grecia salentina da lui magistralmente riadattato e arrangiato in dialetto aviglianese), “Ai Laghi r’ Sant’ Vit’ e “L’emigrante”: filastrocche che raccontano spaccati di storia e cultura aviglianese che tutti noi, almeno una volta, abbiamo canticchiato. Per saperne di più sulla sagra delle sagre: Avigliano vi aspetta. |
22/08/2013 - autore: Enzo Claps |
fonte: LA NUOVA DEL SUD - AVIGLIANONLINE.EU |