la rappresentazione dei quadri plastici sbarca nella città d'orazio
La Pro loco di Avigliano con il gruppo “ Basso La Terra”, vincitori dell’edizione 2013 dei quadri plastici aviglianesi, sbarcano a Venosa. Nell’ambito delle manifestazioni gesualdiane, domenica 15 settembre 2013, dalle ore 19.30, nel cortile del Castello Aragonese, saranno i protagonisti della rappresentazione vivente de “Il perdono di Gesualdo”, dipinto di Giovanni Balducci, custodito nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Gesualdo. L’invito a partecipare, da parte degli organizzatori della manifestazione venosina, è il giusto riconoscimento per l’attivismo che finora ha caratterizzato la Pro loco di Avigliano, ed è la coronazione dei quadri plastici quale espressione artistica dal forte valore evocativo e memoria di una tradizione del passato che si proietta nel presente della gente lucana. Ho fatto un viaggio informativo per comprendere meglio chi fosse Carlo Gesualdo da Venosa: il “principe assassino”, “personaggio irrequieto”, “polifonista insigne”, “creatore innovativo”, testimone dalla sua musica innanzitutto. Cerniera tra Rinascimento e Barocco, secondo alcuni, è paragonabile per grandezza a Monteverdi. E’ il sogno e la promessa negata, la bellezza e i suoi rischi, il desiderio e la privazione, l' eros e i suoi tranelli e le sue vendette. Chiamato anche “il principe del "madrigale", è il compositore di 120 madrigali (canti pastorali) oltre a numerosi testi sacri. “Se il musicista è in paradiso, l'uomo brucia all' inferno”. Tante sono le leggende sulla storia lacunosa e cruenta del “principe musico”. Quella più nota racconta che Gesualdo era un sadico con le donne e masochista con gli uomini, tormentato dall'ansia d'espiazione. Il principe, infatti, non esitò a vendicarsi di una moglie (descritta, nelle fonti dell'epoca, di straordinaria bellezza), macchiandosi del duplice omicidio, nell’ottobre del 1590, massacrandola insieme all' amante, Fabrizio Carafa. Essendo un nobile feudatario, gli fu risparmiata la vita, privilegiato del “mero et mixto imperio, cum potestate gladio”, venne sottratto dalle mani del boia. Questa è la parabola contraddittoria e straordinaria di Carlo Gesualdo, la quale non smette di farsi celebrare nella grandiosa tela (m. 4.81 cm. X m. 3.10 cm.) del Balducci. In essa si può vedere il dolore, il rimorso e il tormento portato dentro di sé, per tutta la vita, dal principe Carlo Gesualdo, tanto da influenzarne fortemente anche le sue capacità musicali. I ragazzi di “Basso La Terra”, con le scenografie e i costumi realizzati da artigiani aviglianesi e la direzione artistica di Rocco Lacerenza, nonostante l’enorme difficoltà del dipinto, sapranno come sempre ben rappresentare i soggetti della “Pala del Perdono”. La città di Venosa e gli spettatori non saranno delusi dell’opera degli aviglianesi.
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11/09/2013 - autore: Enzo Claps |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |