RISPOSTA AL GIORNALISTA DELLA GAZZETTA DI BASILICATA

Avigliano - procurato allarme o esiste il pericolo di crollo?

Palazzo di via Roma 179 – pericolo di crollo o è solo fatiscente e abbisogna di manutenzione e qualche intervento di adeguamento strutturale? Ho letto l’articolo in prima pagina della Gazzetta di Basilicata del 1° aprile (e non è un pesce d’aprile) a firma di F, Amendolara che titola: “Avigliano - sette famiglie vivono in case fragili come castelli di sabbia” e sottotitola “il caso - il condominio di via Roma avvolto da crepe. Due anni fa l’ordinanza di sgombero, ma loro non se ne vanno - la paura di restare senza tetto è più forte del timore di crollo” continua il sottotitolo “sulla vicenda gli echi della tragedia di vico Piave. Serve una nuova sistemazione logistica”. Questo si legge sulla prima pagina. All’interno del giornale troviamo l’articolo con titoloni ancora più altisonanti: “ Il palazzo cede, ma loro non lasciano”, “ordinanza di sgombero non rispettata, interviene la Procura. Indagano i carabinieri” continuano i sotto titoli: “condizioni precarie – i tecnici le hanno definite “condizioni statiche precarie”. Ma nessuno sembra preoccuparsi più di tanto”. E ci mette del suo oltre al sottotitolo anche le dichiarazioni del comandante della locale polizia comunale: “Purtroppo con questa storia combattiamo da molto tempo” vuoi vedere che senza sapere il comandante ci ha “azzeccato”? Ma il titolo che mi ha lasciato interdetto ed esterrefatto è questo: “ quella zona del centro storico messa in pericolo da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico – il problema è stato segnalato sulle pagine della “Gazzetta” da tempo. Ancora nessun intervento” (il seguito lo leggete nel PS). Dopo aver letto anche il contenuto dell’articolo concatenato alle varie dichiarazioni, direbbe Lubrano, la domanda multipla nasce spontanea: Ci troviamo di fronte a un crollo del fabbricato che sta per avvenire visto che si afferma “case fragili come castelli di sabbia” o ci troviamo di fronte alla possibilità di “crolli imponderabili”? Se è la prima ipotesi, dall’emissione dell’ordinanza di sgombero n. 4043 del 20 giugno 2012 ma soprattutto dal terremoto del 1981, 1990 e 1995 il fabbricato è li e non ha dato alcun segno di cedimento strutturale verticale tangibile se non lo scollamento di intonaci fatiscenti e mai mano tenuti, e di tompagni, murature e tramezzature con evidenti lesioni di distaccamento tra loro per mancanza di malta e più volti sollecitati per saggi e il posizionamento di micro spie di misurazione degli spostamenti. Mentre se ci troviamo di fronte alla seconda ipotesi allora a rischio crollo sono tutti i fabbricati della zona ( ricordo al giornalista che non si tratta del centro storico di Avigliano ma è la zona nuova che ha 60 anni di vita) perché a dire di qualche tecnico è “in pericolo da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico”. Io la zona la conosco bene perché ci sono nato 56 anni fa e da imprenditore ho realizzato a seguito del terremoto del 1980 la demolizione e la ricostruzione su pali di un fabbricato della zona e dei muri di contenimento a monte e a valle sempre con fondazioni su pali tanto che posso affermare che, grazie alla natura del terreno, i danni ad Avigliano furono limitati al massimo perché il terreno assorbì quasi del tutto il moto sussultorio del sisma tale da attenuare anche quello ondulatorio. Mi risulta che l’amministrazione comunale ha focalizzato ogni attenzione senza tralasciare nulla al “caso” monitorando in questi due anni il fabbricato con rilievi visivi che non hanno evidenziato accelerazioni evidenti dell’inclinazione dell’intero fabbricato rispetto alla sua verticale tale da mettere eccessive preoccupazioni per la staticità dell’intero stabile e di quelli confinanti. Va aggiunto che da tempo ha chiesto ai legittimi proprietari di provvedere al riattamento dello stabile in esecuzione alla perizia di parte ammessa a contributo della 219/81 e non finanziata per mancanza di fonti. Inoltre, con lettera datata 28 febbraio 2014 ha richiesto un ulteriore intervento della Struttura Speciale della Basilicata affinché di concerto anche con l’UNIBAS si affronti la situazione emergenziale, effettuando nuove indagini sull’edificio e sulla zona. Senza polemica, per il futuro ovviamente senza mai omettere la verità è opportuno prestare un po’ più d’attenzione tanto da evitare il diffondersi del cosi detto procurato allarmee onde evitare che gli organi di informazione si facciano cassa di risonanza di tale procurato allarme.

PS
Come ho detto sopra, una risposta a parte e più circostanziata meritano questi titoli del giornale: “quella zona del centro storico messa in pericolo da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico – il problema è stato segnalato sulle pagine della “Gazzetta” da tempo. Ancora nessun intervento”. Si ricorda al giornalista che in riguardo al “Ancora nessun intervento” invece tanto si è fatto e con i decreti n. 517 del 28 novembre 2013 n. 19 del 16 gennaio 2014 il Commissario Straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico per la regione Basilicata (D.P.G.M. 21 gennaio 2011) a seguito dell’accordo di Programma del 14 dicembre 2010 tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Basilicata, finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. Lavori di
“Sistemazione idrogeologica zona a valle della villa comunale e viale della Vittoria (ora viale Verrastro)” ha individuato come area prioritaria quella a ridosso di via G. Fortunato e non quella di viale Verrastro a ridosso del fabbricato incriminato e ha appaltato i lavori per un importo complessivo di €300.000, appalto che si è aggiudicato la ditta “Arcasensa Agostino sas” con un ribasso del 33,456%.


Link articolo Gazzetta del Mezzogiorno - Fabio Amendolara del 01/04/2014 IL PALAZZO CEDE, MA LORO NON LASCIANO





03/04/2014 - autore: Enzo Claps
fonte: AVIGLIANONLINE.EU

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