Vi ricordate l'esibizione di Roberto Benigni?
Vi ricordate l'esibizione di Roberto Benigni? Ovunque, in Italia, aveva registrato 40-50 mila presenze anche con costi tra i 70 e i 90 euro a biglietto. A Potenza non è riuscito ad andare oltre i 3.400 spettatori. Attenzione, però, a facili conclusioni. Verrebbe da dire: la solita storia di Potenza città apatica, poco ricettiva sul fronte culturale. In realtà è semplicemente questa la nostra potenzialità in termini matematici. Con questi numeri, senza un sostegno forte delle istituzioni, è praticamente impossibile promuovere un grande nome, un grande evento di spettacolo, a meno che, com'è accaduto per Ligabue, non sia lo stesso artista a proporsi sapendo benissimo il contesto in cui va ad esibirsi. Anzi, la sua tournée è stata pensata proprio per le piccole realtà periferiche, quelle tagliate fuori dalle rotte dei big della musica. Certo, se non fosse stato ancora pronto il PalaBasento oggi il capoluogo sarebbe ancora una volta saltato a pie pari, dal momento che al chiuso non c'è un'altra soluzione ottimale soprattutto per capienza. E qui si apre un altro discorso. II palazzetto di Lavangone, pensato trent'anni fa quando sport come pallacanestro e pallavolo gravitavano nell'orbita dei campionati più importanti, ha solo una chance per sopravvivere: quella di replicare a Potenza la «vocazione artistica» di grandi palestre come il PalaSele di Eboli, tanto per non allontanarsi troppo. Il PalaBasento è assolutamente sovradimensionato rispetto alle esigenze di ciò che resta del basket e del volley cittadino. Ecco perché gli spettacoli diventano l'ancora di salvataggio. Ecco perché, tornando alla premessa, il suo destino è nelle mani del Liga. Della buona riuscita del concerto di mercoledì. L'impianto dovrà dimostrare di essere in grado di assorbire l'evento in sé e il prevedibile assalto dei fan. La città di essere pronta a manifestazioni di grande richiamo. E qui non manca già qualche nota dolente: l'abbiamo visto ieri con l'arrivo dei fan più temerari, quelli che pur di non rischiare di perdersi il concerto preferiscono dormire all'addiaccio davanti al palazzetto. C'è chi, giunto alla stazione centrale, ha perso completamente la bussola non sapendo come raggiungere Lavangone. Non un'indicazione. Non un cartello. Non una navetta. Chi, invece, è arrivato alla stazione Fal di Avigliano scalo ha potuto toccare con mano uno dei nostri tanti paradossi nei collegamenti: lo scalo è a un tiro di schioppo dal palazzetto, ma la «meta» è raggiungibile solo dopo un giro di qualche chilometro addentrandosi in strade interpoderali. Capitolo sicurezza. Pur criticando la scelta di concentrare in un unico giorno la vendita dei biglietti, costringendo i fan, come scrivevo tre giorni fa, ad una «domenica bestiale», ritengo opportuna la decisione di non stazionare con il truck in piazza Prefettura. È vero, la permanenza del «Ligavillage» a ridosso di via Pretoria avrebbe potuto portare ossigeno ai commercianti e vivacità ad un centro storico anestetizzato dai problemi. Lo aveva suggerito il promoter del concerto, Dino Quaratino. Ma credo che la sua idea, certamente buona nelle intenzioni, avrebbe cozzato contro una realtà logistica inadeguata. Sarebbe stato il caos. E il coniine tra caos e problemi di ordine pubblico è davvero molto flebile. |
13/04/2014 - autore: Massimo Brancati |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |