Se vogliamo una comunità, una città e, in fondo, una società migliore, dobbiamo guardarla, pensarla e progettarla con gli occhi dei bambini.
Potenza: una città da cambiare. Si può. Meglio, si deve. Ma la domanda che va posta è “in quale modo”. Ogni cambiamento, trasformazione o mutamento dell’ambiente esterno, del mondo circostante, della città in cui viviamo, è un processo che inizia dentro di noi, dalla volontà di un nuovo approccio verso la realtà e di rinnovate relazioni con gli altri. “Perché un pensiero cambi il mondo – scriveva Albert Camus – bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime”. E ciò, che necessita di un “cambiamento di verso”, è il rapporto tra cittadino e politica, tra elettore ed eletto. Una relazione finora malsana, che si è caratterizzata, da parte del cittadino, in una “delega in bianco”, acritica e passiva, verso l’operato del politico e, dall’altro lato, in un atteggiamento improntato all’autoreferenzialità e al “culto della personalità”. E’ importante ed urgente una “politica umile”, dell’incontro e del dialogo. Bisogna far emergere nuovi politici, capaci di prossimità e di confronto con la gente, in grado di interpretarne speranze e timori. Al contempo, ogni cittadino non deve rinunciare al suo diritto di partecipazione attiva, di consultazione e, soprattutto, di essere informato. Un rapporto, leale e trasparente, rappresenta la “chiave di lettura” della moderna relazione tra utente-cittadino ed amministratore. Ed è proprio dalla dimensione locale che si può cominciare a costruire questa alternativa di governo. Potenza, da subito, deve affrontare tre priorità, come la raccolta dei rifiuti urbani con il metodo “porta a porta”, così da eliminare sprechi e scempi che danneggiano l’immagine della città stessa, o la viabilità cittadina, promuovendo l’utilizzo del trasporto urbano integrato. Ma la più importante è la terza, ossia, pensare ad una città migliore per tutti. In quest’ultimo ventennio, Potenza ha rinunciato ad essere luogo di incontro e di scambio, per rispondere, in maniera quasi esclusiva, alle esigenze di una sola tipologia di cittadino: adulto, maschio, lavoratore. Basta osservare il potere che, nella città, ha l’automobile di questo utente: le piazze e i cortili sono diventati parcheggi, e le strade servono, quasi esclusivamente, per il traffico delle “quattro ruote”. Una città è viva, se è inclusiva: accessi facili anche per le persone con disabilità; piste ciclabili per gli “amatori della domenica” e non solo; verde pubblico per gli anziani; parchi divertimento per i bambini. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), da più di dieci anni, sta coordinando delle indagini e proponendo, ai sindaci, di cambiare il parametro di riferimento, quando si parla di pianificazione urbanistica: non più l’uomo-adulto-lavoratore, bensì il bambino. Quindi, una città a misura di bambino. Una città per i bambini. Vuol dire, ad esempio, intervenire sul trasporto urbano, rendendolo più efficiente ed efficace, in modo tale che i genitori possano alternare la vita lavorativa a quella familiare. Significa, anche, prevedere forme di incentivi per la realizzazione di asili nido all’interno delle aziende. In generale, significa progettare la città, con le sue strade e palazzi, spazi verdi e camminamenti, in base alle esigenze dei bambini, eliminando ogni forma di impedimento o barriera architettonica. Il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer scrisse che “il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”. Se vogliamo una comunità, una città e, in fondo, una società migliore, dobbiamo guardarla, pensarla e progettarla con gli occhi dei bambini. Marilena Beneventi Rocco Saraceno Candidati alla carica di consigliere comunale di Potenza Lista Socialisti e Democratici per Luigi Petrone sindaco |
06/05/2014 - autore: i Candidati |
fonte: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA - AVIGLIANONLINE.EU |