DATEMI MEZZO GEOMETRA E VI SOLLEVERÒ L’URBANISTICA DI AVIGLIANO

«L’urbanistica e la città», SEL insegna la politica

PRIMA PARTE

Voglio sconfinare nell’urbanistica. Mi sa tanto che all’assessore alla coesione (intrusione) sociale del comune di Avigliano, Ivan Santoro di SEL, piace l’intrusione urbanistica. Ed ecco, invece di interessarsi della sua declaratoria assessorile, spalleggiato dal consigliere regionale di SEL Giannino Romaniello e coadiuvato dal consigliere comunale Davide Bia, nonché presidente della commissione comunale permanente “Assetto del Territorio”, cosa ti organizza per la seconda volta (la prima volta nell’estate 2012 in occasione della festa del suo quartiere)? Un seminario-dibattito dal tema “Strumenti Urbanistici – Sostegno alla ripresa del nostro territorio”. Il sociologo Ralph Dahrendorf la chiamerebbe «iperanomia». Appunto, Avigliano e l’iperanomia del duo Santoro-Bia, di cui sono affetti, come è affetta la legge regionale della Basilicata n. 23/99, il regolamento attuativo (che nessuno cita perché non sanno che esiste) e tutte le leggi di modifica. “Troppe leggi, nessuna legge”, a danno dell’immagine regionale, delle due province e dei 131 comuni. Tutti colpevoli di non aver adempiuto, tutti assolti per non aver adempiuto alle loro competenze urbanistiche. Voglio ricordare all’inquisitore Ivan Santoro che punta il dito contro l’incapacità amministrativa di non aver ancora approvato il Regolamento Urbanistico, furbescamente sulla locandina si fa scrivere “ Presenta Ivan Santoro / consigliere provinciale SEL/ provincia di Potenza” e si dimentica di far scrivere anche consigliere e assessore comunale di Avigliano di questi 4 anni di legislatura (nei primi due anni anche con la carica di vicesindaco), ma soprattutto assessore del comune di Avigliano per tutti e cinque gli anni della passata legislatura presieduta dal sindaco Tripaldi. Ovvero politico meno titolato ad organizzare questo tipo di seminario. La Commissione edilizia comunale, un marchingegno dai contorni scivolosi: Caro assessore sono nove anni che fai l’amministratore e solo ora ad un anno dalla scadenza del tuo mandato ti accorgi insieme alla tua parte politica dell’inutilità della commissione edilizia tanto da chiedere pubblicamente e senza concordarlo con la coalizione di maggioranza la sua soppressione. Come si vede, tanto clamor per nulla. Ha voluto, l’assessore moralista l’eliminazione della commissione edilizia per allontanare l’influenza tecnica dal consenso politica. Nel tuo convegno nulla ho sentito a proposito del fantasma del Regolamento Urbanistico sotto le spoglie del Barone Universitario ing. Prof. Carlo Manera. Mi sa tanto che fra qualche giorno sentiremo parlare dello spirito di questo illustre docente. Credo in peggio.

Per concludere la prima parte, nulla di nuovo sotto il sole: Qui lascio la polemica per trattare l’urbanistica.


SECONDA PARTE

Avigliano: the urban planning effects of a large project. Domanda da porsi: perché abbiamo bisogno di pensare in piccolo per contrastare il mancato cambiamento urbanistico locale? Ogni movimento o partito che sia, non importa quanto grande o quanto piccolo siano, hanno le loro ortodossie ed eresie, privilegiando l’urbanistica contrattata alla geografia urbana, che alla fine non fanno altro che danneggiare i cittadini. Nel campo della politica urbanistica mettere in discussione la supremazia del centro a discapito delle periferie (frazioni) o viceversa equivale a suggerire che, dopotutto, Avigliano potrebbe anche non essere piatta o meglio città lineare, come è stato detto ed ipotizzato con articoli e convegni, non ultimo come questo organizzato da SEL (serviti solo per la passerella di personaggi noti e meno noti) in questi ultimi dieci anni, per poi rimanere nell’oblio senza nessuna reale conseguenza (l’edilizia ad Avigliano è ferma al palo da tanto e tanto da perdersi nella notte dei tempi). Perdere la periferia come il centro significa sradicamento, disidentità relazionale ed invisibilità degli spazi collettivi nella città capitalistica. Gli uomini della sinistra che governa Avigliano insieme alla democrazia cristiana da oltre un ventennio sanno bene che una città moderna, ritagliata con calcoli rigorosi, non possiede il pur che minimo contenuto sociale, non è che una superficie vuota espressa in metri quadri e cubici. In questi anni abbiamo assistito alla carenza di spazi e infrastrutture collettive in parte dovuta ad una mancata attuazione degli strumenti urbanistici e, in parte, ad un’errata maniera di concepire lo spazio urbano che ha determinato un bisogno insoddisfatto di socialità ed uno straniamento o disidentità relazionale. Si è solamente considerato l’architettura del vuoto o, meglio, il progetto delle strade mancate, delle piazze mancate e degli altri spazi pubblici mancati della città che era partita guardando alla metropoli o, come si dice da queste parti, all’hinterland potentino. Faccio notare, in tutti questi anni, l’assenza di figure e personaggi riconoscibili e significanti, capaci di dare identità al vuoto e, di conseguenza, alla collettività che lo abita. Sono prevalsi nella nostra città forze economiche che hanno configurato lo spazio urbano secondo le proprie esigenze, trascurando completamente quelle degli abitanti. Avigliano ha bisogno, ancor prima del Regolamento Urbanistico, di un vero e proprio Piano Strutturale Comunale completato dal suo Piano Operativo Urbanistico, perché si possa finalmente progettare una città moderna, declinando la sua identità formale come oggetto e che sappia sviluppare un processo vero di osmosi. Usando l’architettura come soggetto consentirebbe, invece, attraverso l’espressione formale, di costruire una rete di relazioni e riconoscere che la teoria critica della società ha, invece, per oggetto gli uomini come produttori della totalità delle loro forme storiche vitali. Allora il vuoto non sarà più elemento configurabile, ma diventerà il vero elemento di risulta delle figure dettate da volumi pieni (di contenuti). E potremmo finalmente guardare agli spazi collettivi delimitati da un fronte urbano continuo, esempio, il filo delle facciate degli edifici progettato omogeneamente sicuramente metterà in relazione visiva bidirezionale lo spazio privato con quello pubblico. Lo spazio pubblico è inviluppato da una superficie costituita dalle facciate, luogo dell’affaccio dallo spazio privato su quello pubblico e quindi di intervisibilità e auto-controllo sociale (“Urbanisme” LeCorbusier). I luoghi collettivi della città, strade e piazze, hanno bisogno di visibilità e di simmetria che si configurano come alcuni degli elementi di relazione e vanno considerati insieme alla importanza del punto di vista nella costruzione del vuoto urbano fonte di riconoscibilità ed orientamento degli abitanti di una Avigliano contemporanea. E per questo bisogna avere il coraggio di demolire i piani di recupero sostituendolo con il R.U. del centro urbano così da poter demolire per ricostruire quelle parti del centro storico che non rispondono ai canoni della vivibilità.

15/05/2014 - autore: Enzo Claps
fonte: AVIGLIANONLINE.EU

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