CHE FINE HA FATTO L'AREA METROPOLITANA?

Dalla firma dell'intesa sono cambiati obiettivi e amministrazioni. Dak''hinterland: «L'idea è buona, ma serve una struttura dedicata»

POTENZA - Quando alcuni anni fa si ritrovarono attorno a un tavolo i dieci sindaci dell’area, la ratifica del docu­mento di sintesi mise nero su bianco un passaggio di innovazione. «Per la prima volta - racconta Vito Summa, sindaco di Avigliano - si ragionava davvero in termini di comprensorio, attorno al capoluogo, ma con equili­brio tra i territori». Solo che di tempo ne è passato un bel po’ e tra battute d’arresto politiche e intoppi burocratici, il Piano struttu­rale metropolitano è fermo da troppo. Quella volta - era apri­le 2007 - i dieci sindaci firmarono una conven­zione che racchiudeva un’idea e un progetto. Gli amministratori san­no che non potranno certo smettere di pensa­re (e ripensare) alcuni servizi con prospettiva comprensoriale, ma for­se il piano che metteva insieme Potenza e nove Comuni dell'hinterland oggi va ridisegnato. L’idea (l’impegno) del Psm è quella di costrui­re una programmazio­ne del territorio che ten­ga conto delle specifici­tà di ogni area e che non duplichi i servizi. Dalle infrastrutture alle strutture sportive o cul­turali, il piano struttu­rale metropolitano pre­vede che i servizi siano messi in comune per ri­sparmiare risorse e ot­tenere servizi più effi­cienti.
Nel frattempo sono cambiate molte cose: as­setto sociale, ammini­strazioni, equilibri poli­tici. E la normativa di ri­ferimento ha modifica­to anche la geografia istituzionale, tra Titolo V in piena riforma e nuove modalità di pro­spettiva comprensoriale come le unioni dei comuni. «Altro che rinunciare, bisogna inve­ce rilanciare l’indirizzo». A Tito l’am­ministrazione ne è talmente convinta da aver già chiesto un incontro al sin­daco di Potenza, Dario De Luca. Gra­ziano Scavone, sindaco di Tito, aveva persino inserito la programmazione di area metropolitana nel programma elettorale con cui ha vinto le elezioni dello scorso maggio. «Ma ci sono alcu­ni punti da tenere in conto». Il primo spiega, è quello logistico e di qualità. «Dobbiamo essere onesti e dirci che una programmazione di area vasta così importante ha bisogno di struttu­re tecniche specializzate, e spesso nei nostri Comuni non ci sono le giuste professionalità, né le risorse necessa­rie. È un tema così importante che la Regione dovrebbe supportare e mette­re i Comuni in condizione di non per­dere questa opportunità». A viale Verrastro la struttura c’è: è da lì che dovrebbe arrivare un affiancamento tec­nico.
C’è poi un punto tutto politico legato ai cambiamenti che stanno toccando le città interessate dal Psm e, in gene­rale, gran parte del territorio lucano. «Andare avanti a localismi non porta da nessuna parte, è evidente che solo
la programmazione congiunta può por­tare risultati». Il punto: come? «Tito mette sul tavolo una specificità che è quella dell’area industriale: va governa­ta nella sua trasformazione in ottica comprensoriale». Lì, in zona, gran par­te della attività di tipo industriale si stanno trasformando: la nuova vocazio­ne è di tipo commerciale. «Se ha senso dirottare in questa area la realizzazione di alcune strutture come quelle sporti­ve, bisogna poi spingere sui servizi ne­cessari al loro utilizzo, a partire dai collegamenti».
Lo spirito del Psm dovrebbe restare in­tatto, dice: evitare doppioni in area urba­na, ma progettare con buonsenso. «Siamo disposti a perdere un po’ di diritto pianificatorio a vantaggio del compren­sorio - conclude Scavone -, purché lo si affronti supportando la rete di servizi e strutture già esistenti». Per dirla con le parole del sindaco di Pietragalla, Nicola Sabina «siamo troppo piccoli per pensare di program­mare ciascuno per se». Ma la sopravvi­venza è cosa ben diversa dallo sviluppo. «Siamo interessati se il Psm significa farci crescere». Sono in attesa, così, dei prossimi tavoli di discussione. «Sul Piano strutturale metropolitano - dice Summa - è stato fatto uno sforzo programmatico importante, che ha coinvolto tutti i sindaci dell'area». Quel ragionamento partiva dalla prospettiva urbanistica, toccava le politiche sociali, arrivava ai rifiuti. «L'attesa della legge regionale, cambiamenti di amministrazione, alcune battute d’arresto hanno inevitabilmente rallentato il processo ma la cornice in cui intervenire resta in piedi. Sono sicuro con De Luca (Dario, sindaco di Potenza, ndr) si potrà presto ripartire, e magari recuperare il lavoro già fatto». Uno dei problemi, spiega Summa, è stata proprio l’assenza di un riconoscimento giuridico dello stru­mento. C’è però una interessante intui­zione: è stata coltivata e ora va rilancia­ta, con un ruolo di centralità per il capoluogo».
17/08/2014 - autore: Sara Lorusso
fonte: IL QUOTIDIANO DEL SUD - EDIZIONE BASILICATA

Back