Il caso Macchia Romana
L’indagine non è chiusa. E quella del suicidio resta ancora un’ipotesi. La morte del 65enne di Avigliano, avvenuta tre giorni fa in una galleria all’altezza della stazione ferroviaria Fai di Macchia Romana, a Potenza, è al centro di un giallo che coinvolge i macchinisti dei treni transitati in quella zona. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, l’uomo è stato travolto e ucciso alle 12 di lunedì scorso proprio da un convoglio. Gli inquirenti non si spiegano come mai fino alle 18 i treni abbiano continuato a viaggiare e nessuno si sia accorto di nulla. Anche i familiari della vittima non si danno pace e chiedono spiegazioni: come mai una piccola motrice delle Fai, appena ripartita dalla stazione, non ha sentito un tonfo, non ha avvertito un colpo impattando sul corpo del pensionato? Possibile che nessuno ha visto nelle ore successive quel corpo in mezzo ai binari? Alcuni testimoni raccontano che il treno delle 16.20, quindi dopo che il 65enne era già stato investito, si è fermato in galleria e avrebbe fatto anche una piccola retromarcia. Il macchinista sarebbe sceso dal convoglio per poi risalire e ripartire nel giro di pochi minuti. Dopo tre quarti d’ora lungo quei binari è passato anche un altro treno. Niente. Nessun segno. Nessun sussulto. Nessuno ha visto il corpo senza vita e straziato del 65enne. Il sospetto che turba i familiari dell’uomo: può darsi che qualcuno lo abbia visto e ha tirato dritto. Infierendo.
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25/09/2014 - autore: Massimo Brancati |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |