Al tempo dei social network
E commiserazione fu e piagnistei. Le cazzate che scriviamo sui social network hanno per loro e nostra comodità, la memoria corta. Sarà ma è vero? Mi ha incuriosito e sono andato a controllare cosa è successo all'andamento dei mi piace, delle condivisioni e dei commenti prendendo come riferimento la piattaforma di aviglianonline.eu. Volutamente, nel rispetto di chi ha fatto una scelta, anche se estrema, evito qualsiasi commento sugli ultimi episodi aviglianesI, e mi rifaccio ad una. notizia passata – ricordo trapassato: Il 14 settembre 2013: “cade dallo scouter e lo travolge un’auto – la vittima è angelo Vito Santarsiero, di Possidente” 431 condivisioni 16 commenti e tanti mi piace (forse era meglio “non mi piace”), giorni a seguire tanti piagnistei. 14 settembre 2014 tutto dimenticato. Mi sa che il motore di ricerca si è inceppato e non ha ricordato. È proprio vero, i social network sono uno strumento sensazionale di comunicazione accorciano le distanze e hanno creato un nuovo modo di attingere alle notizie e commentarle, cioè quello mediato dai “mi piace e condivido” i piaceri e i dispiaceri, i gusti e gli interessi dei propri “amici virtuali” e del proprio essere virtuale. Tutti pronti al contatto e al conforto attraverso una pacca virtuale sulla spalla. “Mi dispiace assai”, “non ho parole”, “sono mortificato” “La politica del "fatti i cazzi tuoi" regna sovrana”. “Parlottano ma non parlano” e via discorrendo. Così, gli psicologi sono arrivati a concludere che il contatto virtuale nel momento meno adeguato, può avere conseguenze disastrose, anche quando lo interpretiamo come un gesto amichevole perché derubricato a mera curiosità di sapere, ergo, perché già sappiamo. Però tra queste discutibili teorie si annida qualcosa di vero, e che suona come un campanello d’allarme. I social network hanno infatti il difetto della memoria archiviata. Gli scrivani del web hanno difficoltà a rintracciare i post trascorsi: per loro ha rilevanza sempre e solo il guaio presente per spigolare aspettando il nuovo futuro, mentre perde di importanza e significato tutto quanto si è detto appena poche settimane prima. Succede un fatto di cronaca bisogna subito postarlo e all’istante diventano un fiume in piena delle dicerie inarrestabili da veri avvocati, medici, inquirenti e pure psicologi. Arrivano mole d’informazioni in susseguirsi che ti perdi e ti accorgi che quasi sempre sono conseguenza di frustrazioni proprie del valore e dell’attualità residua. Ne consegue un imbarbarimento generale del lessico e dei concetti stessi, dimenticando che di quanto si scrive resterà traccia. Più “cazzate” immettiamo, più preciso sarà il servizio che rendiamo alla nostra memoria. L’intrecciarsi, in continuo sviluppo,tra social networking e vita quotidiana sta rendendo queste cazzate dei grandi depositari di (quasi) tutto ciò che facciamo. Di conseguenza, così come subisce cambiamenti il nostro modo di attingere ai ricordi, cambieranno anche le modalità di fruizione. Avete già visto il film “The final cut“? “e alla fine lui ha memoria di tutto”. Cazzate comprese. Thomas Merton ebbe a dire anche: “Gli altri possono darti un nome o un numero, ma non possono mai dirti chi tu realmente sei. Quello è qualcosa che puoi scoprire solo tu stesso dal tuo interno.”
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27/09/2014 - autore: Enzo Claps |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |