Intervento del Vicesindaco di Avigliano Antonio Bochicchio membro direzione nazionale del Partito Socialista Italiano
Da tempo, se si parla della struttura di un partito la si definisce: liquida, solida, o eventualmente ad uno stadio intermedio della materia. Di contro, io, preferisco un partito vero, fatto di persone in carne ed ossa e di sezioni ramificate sul territorio, dove la centralità dei valori è essenziale, e per quanto ci riguarda quelli che fanno riferimento al socialismo riformista, deve essere assoluta. E’ nelle sezioni che si deve svolgere il confronto delle idee e delle proposte. E’ qui che si deve selezionare la classe politica, attraverso i processi meritocratici. Ogni sezione deve rappresentare un piccolo mondo in cui si realizza e trova concretezza la democrazia sociale, che deriva dalla Costituzione e che ne è diretta espressione. Sono convinto, e vengo all’argomento che vedrà confrontarsi a breve i nostri ospiti, che bisogna ripartire dall’idea di Costituzione materiale, risalente al 1945, quando in piena fase costituente, la politica era realmente convinta che è il popolo il vero autore di una Costituzione e, che al popolo và assegnata la sovranità. Mortati, nel formulare la teoria di Costituzione materiale, non si è limitato ad evidenziare una realtà sociologica, ma ha definito i rapporti reali che devono instaurarsi fra la norma e la società, esaltando al contempo i contenuti dei precetti costituzionali. Ed è a questi principi che anche noi dobbiamo ispiraci. Tutte le idee di autonomia, tutte le riforme, tutte le scelte politiche devono necessariamente far riferimento alle comunità che dovranno viverle, altrimenti per quanto innovative e indispensabili non riusciranno a produrre gli effetti desiderati. Il compito dei partiti è proprio questo: capire i segnali che vengono dalle comunità in cui operano e trasferirli a chi ha il compito di attualizzarle in principi normativi. Oggi, purtroppo, le nostre comunità pagano il prezzo dei personalismi sterili che non portano altro che alle divisioni che investono anche i partiti. E tutto ciò, fa perdere di vista una situazione socio-economica del nostro paese e soprattutto della Basilicata che è, a dir poco grave! Che fare? I socialisti, nel solco della loro cultura politica di stampo riformista, devono essere l’antidoto a questa degenerazione. Dovremmo ripartire da quei valori, nati dalle lotte di classe, dalle lotte per i diritti dell’uomo, dovremmo ripartire dai principi dei padri fondatori del socialismo. E’ nostro dovere puntare su idee innovative. Idee che siano in grado di incidere, modificare il mondo che ci circonda. Ma non possiamo limitarci ad enunciarle in cenacoli o poco più. Vanno diffuse, veicolate mediante le nuove forme di comunicazioni, ma anche riscoprendo il contatto diretto con le persone. Queste idee non possiamo aspettare che siano gli altri a praticarle, ma dobbiamo incominciare noi, che toccando con mano la realtà ogni giorno dobbiamo essere in grado di attualizzarle per apportare benefici alle comunità in cui viviamo. Noi socialisti siamo stati troppo tempo nella naftalina, troppo tempo a piangerci addosso, a criticare il lavoro degli altri come se noi fossimo i migliori. Ora, compagni, è il tempo di impegnarsi attivamente. Uscire dalle proprie case e andare in piazza tra la gente. E qui, ascoltare, con le nostre orecchie, i drammi che la gente vive. Partito o non partito, non è più il tempo del mitico boom economico degli anni ’60 o dello sviluppo degli anni ’80. Stiamo attraversando una crisi epocale. E i socialisti non possono, non devono restare in panchina. E’ una battaglia alla quale non devono sottrarsi. Una battaglia questa, che sarà vinta solo grazie alle nostre idee di rinnovamento, di libertà e di quella giustizia sociale che Sandro Pertini definiva “vana, perché un uomo non è veramente libero quando ha fame, quando è nella miseria, quando non ha lavoro, ed è umiliato perché non sa come mantenere i figli e come educarli. Questo - diceva Pertini - non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”.
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06/10/2014 - autore: Antonio Bochicchio |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |