STALKER VIOLENTÒ LA EX MOGLIE. CONDANNATO A 3 ANNI E 8 MESI

Coviello: «Nel matrimonio non c’è diritto al rapporto sessuale»

AVIGLIANO. La chiamava tutti i giorni, almeno una ventina di volte. In un anno i contatti telefonici accertati dagli investigatori sono stati oltre 8mila. Vito Sileo, 53 anni di Avigliano, non si èmai rassegnato alla fine della relazione - «violenta » - con sua moglie. E lei, la vittima, è stata costretta a cambiare le abitudini di vita. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza ha condannato Vito Sileo (difeso dall’avvocato Gaetano Basile) a tre anni e otto mesi di carcere. Il pubblico ministero Maria Alessandra Pinto aveva chiesto quattro anni. Il gup Amerigo Palma ha condannato l’impu - tato al minimo della pena. La ex moglie di Sileo si è costituita parte civile (rappresentata dall’avvocato Cristiana Coviello). Secondo l’accusa Sileo la seguiva quando usciva di casa per andare a lavoro e le lasciava messaggi «dal contenuto farneticante e minaccioso» sul parabrezza dell’auto o nelle vicinanze dell’abitazione. E non si è fermato neanche quando ha appreso di essere finito sotto inchiesta. Era accusato di violenza in famiglia e di aver fatto lo scalpo a sua figlia. E per questo era finito agli arresti domiciliari (in un’indagine condotta dagli investigatori della Squadra mobile della polizia di Stato). Aveva anche ottenuto il permesso di andare a lavorare. Ma i carabinieri hanno scoperto che l’attività lavorativa era solo «una copertura». E l’hanno arrestato. Sileo è accusato di violenza sessuale e stalking. Ed è indagato per «minaccia, atti persecutori, violenza privata e inosservanza degli obblighi imposti dal Tribunale di Potenza» in un ulteriore procedimento. «Un dato comunque emerge già in maniera netta - sostiene il difensore di Sileo, l’av vo c at o Gaetano Basile - il mite trattamento sanzionatorio. Il giudice è partito dal minimo della pena. Ciò denota sicuramente equilibrio e a mio sommesso parere l’implicito riconoscimento della grande problematicità della prova della violenza sessuale, su cui la difesa a lungo si è soffermata». Il difensore di parte civile Cristiana Coviello ha precisato: «La condanna anche per violenza sessuale afferma ancora una volta il principio, ampiamente ribadito anche dalla Cassazione, secondo il quale all’interno del rapporto matrimoniale non esiste un diritto al rapporto sessuale soprattutto se il contesto, come in questo caso, è di maltrattamenti ».
11/10/2014 - autore: Fabio Amendolara
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Back