L'INFINITO, A VOLTE. VIAGGIO TRA FENOMENI INSOLITI CON IL LIBRO DI GHINO MORI

Il volume sarà presentato nel castello di lagopesole il 31 dicembre in presenza dell'autore

Difficile definire cosa sia il libro "L'infinito,a volte" scritto dalla psicologo e psicoterapeuta lucano Ghino Mori; è un volume che spazia dalla autobiografia a dissertazioni complesse e profonde su filosofia, scienza, psicoanalisi, religioni. Si legge a tratti scorrevolmente, tutto di un fiato; poi all’improvviso si è costretti a fermarsi ed a riflettere, a pensare, spesso chiudendo il libro assorti da dubbi e domande. Ma è così? Possibile? Non è vero, però forse ci credo. Ed via dallo scetticismo alla curiosità. Proprio così il volume tratta argomenti delicati, argomenti su cui l’uomo si interroga da sempre; dalle coincidenze cosi forti da sembrare cvhe tutto sia scritto o che si sia un disegno sconosciuto, ai fenomeni così detti paranormali: Premonizioni, chiaroveggenza,materializzazioni visioni,sogni ed esperienze medianiche come a telescrittura e delle "trance medianiche". Di certo è un libro autobiografico dove Mori parla della sua esperienza con questi fenomeni assieme alla coprotagonista “Lucemme” compagna di studi universitari e di esperienze insolite. Un racconto di un viaggio decennale percorso tra la parapsicologia e riflessioni personali che l’autore riesce a condividere con il lettore, lasciando poi non tanto il dubbio ma quanto interrogativi su cui riflettere senza steccati ideologici o filosofici; non un libro per fare proselitismo ma un libro per condividere esperienze insolite e non quotidiane ma che forse qualche volta è capitato ad ognuno di noi. Casi? Suggestioni? Fenomeni reali? La possibilità di discuterne con Ghino Mori avverrà alla presentazione del libro presso la sala convegni del castello di Lagopesole, sabato 31 gennaio alle ore 17,30. Più che una normale presentazione sarà un dialogo tra Mori e due interlocutori che porteranno due visioni e letture differenti del volume: il consigliere regionale Vito Santarsiero e la scrittrice Anna Rivelli, oltre alla possibilità di intervenire dal pubblico; la serata sarà moderata dal giornalista Leonardo Pisani; previsti i saluti del sindaco di Avigliano Vito Summa e dell’assessore alla cultura Anna D’Andrea. Ricordiamo che Mori è originario di Brindisi di Montagna, dopo gli studi a Potenza ha lavorato e studiato in diverse città italiane; a Roma dove ha svolto attività sindacale e giornalistica, poi a Milano, impiegato delle poste, iscrivendosi a Medicina e frequentando gli ambienti della psicoanalisi e della parapsicologia. Proprio all’università incontrerà una compagna di studi con insolite facoltà paranormali; iniziando ricerche nel settore che rivoluzioneranno radicalmente la sua visione della vita; infatti poi si trasferisce nella “Città magica” di Torino dove si laurea in psicologia, sempre a Milano si specializza in psicoterapia ad indirizzo psicodinamico. Attualmente Mori vive in Brianza, a pochi chilometri da Milano. Abbiamo rivolto alcune domande a Ghino Mori sul suo libro e la sua esperienza di ricercatore.

1) Dotto. Mori, il suo è un libro molto complesso; è una autobiografia ma può anche essere letto come un romanzo, parla di esperienze di vita vissuta ma anche divagazioni filosofiche e storiche, si parla di scienza ma soprattutto di paranormale. Come è nata l’idea di scriverlo.
Giacché parliamo di fenomeni paranormali, devo dire che racconto nel libro dei curiosi riferimenti alla mia propensione a scrivere, fatti sotto forma di flash chiaroveggenti o precognitivi dalla protagonista Lucemme. Fin dal primo capitolo, i due studenti di medicina - insomma, Lucemme ed io -, che sono appena usciti da una lezione e che si sono appena conosciuti, si avviano verso la fermata del tram e progettano di preparare insieme il prossimo esame. D’improvviso Lucemme, salendo sul tram, con una modalità appunto improvvisa e che non c’entrava nulla coi discorsi di un istante prima, mi domanda:”Tu scrivi?”: cogliendo così in pieno e, devo sottolinearlo, senza ancora conoscermi, una delle mie caratteristiche più salienti: cioè quella di essere un accanito grafomane - come lo sono del resto gli stessi giornalisti che fanno le domande. Già questo piccolo episodio somiglia molto a ciò che i parapsicologi spiegherebbero come un fenomeno di chiaroveggenza… oppure di telepatia, ammesso che in quel momento io stessi pensando ad un qualcosa da scrivere tornando a casa. Ma nei giorni successivi, quando la nostra reciproca conoscenza si può dire non era ancora iniziata, la mia compagna di università espresse un parere sul mio futuro molto somigliante a ciò che i parapsicologi definirebbero una premonizione. Io allora lavoravo nelle ferrovie a Milano ed ero uno studente di medicina, quindi pensavo al mio futuro in questi termini, e mai avrei immaginato quello che sarebbe avvenuto qualche anno dopo. Insomma, Lucemme mi disse che nella vita avrei fatto lo scrittore, cosa che io allora presi come un cavolo a merenda rispetto a ciò di cui mi interessavo, cioè come una colossale scemenza frutto dell’ inventiva della mia amica. Ed infatti, nonostante io avessi considerato quella sorta di premonizione una scemenza, che qualche giorno dopo avevo già dimenticato... di lì a qualche anno ho lasciato le ferrovie, ho lasciato la facoltà di medicina, mi sono laureato in psicologia, ho scritto un libro e fra qualche giorno lo presenterò a Lagopesole. Ma l’ho presa forse un po’ alla larga e non ho ancora risposto alla sua domanda. Perché si scrive? Come nasce l’idea di scrivere un libro? Come è nata in me? Ciò dipende probabilmente dalla struttura mentale delle persone e, da psicologo, per giudicare qualunque cosa, io ho sempre presente la personalità degli individui. Dando per scontato che già si sappia scrivere, le persone più narcisiste scrivono per una sorta di egocentrismo, per apparire, per far conoscere la propria vita, per essere insomma guardate e al centro dell’attenzione. Poi vi sono persone che oltre ad amare se stesse (un po’ di amor proprio non guasta mai, in quanto una bassa autostima, così come un’autostima esagerata, sono un problema per sé e per gli altri), nutrono una vera e propria passione per gli argomenti e le materie di cui trattano - e il narcisismo personale in questa passione viene alquanto contenuto e stemperato. Queste persone scrivono, come dico nella premessa del libro, per un certo bisogno di raccontare cose che ritengono interessanti anche per gli altri, per chiarire delle problematiche, per partecipare allo sviluppo della conoscenza, e invogliare chi legge a partecipare alle proprie esperienze. Come dice una parabola evangelica, non si accende una lampada per poi metterla sotto il moggio. Ora, in quale percentuale, in quale dosaggio, siano presenti in me queste due componenti su indicate, che costituiscono due motori importanti perché si renda pubblico il proprio pensiero, il lettore lo potrà appurare leggendosi il libro.

2) Dott Mori lei è uno psicologo e psicoterapeuta, una formazione scientifica poi l’incontro con fenomeni psichici, e nel libro ne descrive tantissimi. La domanda sorge spontanea: come si concilia la scienza con qualcosa di non scientifico e non provato.
Quando si afferma che qualcosa non è scientifico e non è provato, che cosa si intende dire: che certi fenomeni non esistono, o che la scienza non riesce a venirne a capo? Quindi il problema si divide in due: l’esistenza o meno dei fatti, e la validazione che la scienza dovrebbe fornire circa la loro natura e le cause che vi sono dietro e a monte. E allora io potrei cominciare a rispondere così: come si concilia questa domanda con una ricerca, la ricerca appunto sui fenomeni psichici, la cui esistenza è provata non solo da fatti reali che avvengono quotidianamente nella vita delle persone (le persone ovviamente che se ne accorgono: ed ho citato un paio di episodi già nel rispondere alla prima domanda), ma la cui presenza nel mondo e nella storia umana risulta in tutta la letteratura religiosa mondiale, nonché in un mare di libri scritti in tempi moderni e a noi contemporanei? Quando ci si approccia a dei fenomeni non per fede o con atteggiamento dogmatico, ma facendo ricerca, si è con un piede in una dimensione che è già scientifica. La ricerca, qualunque siano i risultati che produce, è già scienza! E la parapsicologia - che il francese Charles Richet, premio Nobel per la medicina (cioè… uno scienziato!) chiamò nel 1905 metapsichica -, fu dagli inglesi e dagli americani denominata fin dal 1882, appunto, ricerca psichica. Ma giacché parliamo di scienza, vediamo qual è il procedimento pratico della scienza e i suoi postulati teorici. C’è un soggetto che osserva un fatto, un fenomeno, un organo, una cellula, un atomo, una relazione umana o un avvenimento sociale; e vi è un oggetto di studio che viene, appunto, osservato. Sulla base di questa osservazione, il ricercatore formula delle ipotesi. Queste ipotesi vengono testate e verificate attraverso diversi metodi, a seconda che si tratti di scienze fisiche e biologiche, oppure di scienze che riguardano i comportamenti umani. Nel primo caso il metodo è quello sperimentale e da laboratorio; nel secondo, e a seconda della materia, si parla di metodo clinico, metodo naturalistico, metodo storico, ecc. Il metodo che lei mi pare avere in mente nella sua domanda è soltanto quello da laboratorio delle scienze fisiche, che prevede la ripetibilità e la riproducibilità dell’esperimento, con oggetti di studio che appartengono al mondo della fisica, chimica, biologia, oggetti meno complessi del comportamento animale ed umano. Proviamo allora, se ci si riesce, a portare in laboratorio e a rendere ripetibili esperienze come le emozioni umane, i momenti di creatività (anche quella scientifica), i sogni, la poesia, l’arte, il pensiero filosofico, le rivoluzioni della storia, i sommovimenti politici, ecc.! Si tratta quasi sempre di esperienze uniche e irripetibili, così come sono irripetibili molti fenomeni paranormali. E solo per questo motivo non bisogna sforzarsi di investigarli, studiarli e comprenderli? Quindi, un’esperienza umana che non si presta alla ripetibilità da laboratorio, non per questo è da considerarsi non meritevole di studio, non scientifica, o addirittura non esistente. Perché, così facendo, noi dovremmo chiudere le facoltà di storia, di letteratura, di filosofia, di psicologia, di sociologia, di antropologia, e via dicendo: insomma, tutto ciò che è umano! Ma vediamo un altro tipo di rapporto che la ricerca (para)psichica ha con le premesse teoriche della scienza. La scienza postula tre principi: primo, tutto il processo conoscitivo passa attraverso i cinque sensi; secondo, la causa precede sempre il suo effetto; terzo, un oggetto o qualunque elemento materiale può essere attivato, messo in moto o arrestato solo da forze fisiche conosciute. Ebbene, i fenomeni parapsichici si comportano in un modo del tutto diverso, come io stesso ho potuto appurare nella mia esperienza. Vi sono infatti persone particolarmente dotate che conoscono il pensiero altrui o avvenimenti lontani (telepatia,chiaroveggenza), senza che questa conoscenza passi attraverso la vista o l’udito o il tatto, sconvolgendo così il primo principio. Vi sono ancora persone che percepiscono un fatto prima che questo accada (premonizione), e ciò non rispetta il secondo principio, in quanto il fatto (che è la causa della conoscenza) arriva dopo rispetto al suo effetto.Ed ancora, esistono fenomeni, come ad esempio il poltergeist, testimoniato già da autori e cronache dell’antichità, in cui si vedono spostamenti di mobili, quadri, suppellettili, ecc., che sconvolgono per diverso tempo un ambiente, senza che si riesca ad individuare una causa fisica conosciuta: e ciò non rispetta il terzo principio. Allora, per concludere, prima di dire che queste cose non esistono o non sono scientifiche, proviamo a vedere se non è per caso la stessa scienza a non essere ancora attrezzata, sia nei suoi postulati teorici, sia nelle metodologie pratiche e sperimentali, ad osservare e investigare certi avvenimenti. Personalmente credo che sia la scienza a non essere ancora attrezzata.Per definire meglio il discorso della scientificità, occorrerebbe ancora parlare della diversità di struttura caratteriale fra le persone che si accorgono di certi fatti insoliti, e quelle invece che non ci fanno caso o li negano. Ma verrebbe una risposta troppo lunga alla sua domanda.
3. In altri Paesi la parapsicologia è materia di studi scientifici e accademici?
Purtroppo sì. Io me ne rallegro, ma dico “purtroppo” perché penso all’Italia dove è molto presente un’atmosfera culturale di stampo dogmatico e fideistico, che ha sempre cercato di ostacolare certi studi. E dove c’è dogmatismo non c’è investigazione. E viceversa. I due concetti sono inconciliabili. Anche se pure da noi esistono associazioni e centri che portano avanti questo tipo di ricerca. C’è ad esempio l’AISM di Milano, l’ Associazione italiana scientifica di metapsichica (e ne parlo anche nel libro), con la quale ho collaborato per molti anni: metapsichica era la denominazione che il medico francese Charles Richet, Nobel per la medicina, diede a questo tipo di studi nel 1905. Poi ci sono i vari Centri di parapsicologia di Bologna, Roma e Napoli - termine, questo di parapsicologia, che fu coniato dal medico e filosofo tedesco Max Dessoir, professore universitario a Berlino, a cui fu impedito l’insegnamento durante il nazismo. Lo stesso termine fu adoperato anche dall’americano Rhine, psicologo e botanico, professore universitario ad Harvard e Duke, che propose questa denominazione al congresso internazionale di parapsicologia di Utrecht in Olanda nel 1953. Le varie Società di ricerca inglesi e americane preferivano invece, già dal 1882, il termine di ricerca psichica, che in effetti, essendo psicologo, preferisco anch’io, soprattutto perché pone l’accento sulla ricerca… e ciò che è ricerca - ribadisco - è già scienza, qualunque siano poi i risultati finali di questa ricerca per conferire a ciò che si studia un linguaggio e una veste di scientificità!Un Centro di studi parapsicologici esiste anche a Friburgo, in Germania. Mentre ad Edimburgo, in Scozia, c’è una cattedra di parapsicologia, retta per molti anni dallo psicologo e scienziato Robert Morris. Insomma, già seguendo le varie peripezie del nome - ricerca psichica, metapsichica, parapsicologia -, si può constatare in quali e quanti Paesi vengono effettuati questi studi, e come gli studiosi non siano stati e non siano a tutt’oggi proprio dei ragazzotti che si divertono a far muovere i tavolini, o cartomanti improvvisate che spillano soldi a persone sempliciotte e credulone. Si è trattato e si tratta del fior fiore di scienziati, psicologi, medici, psichiatri, professori universitari, nonché diversi premi Nobel, come il medico Richet, il fisico William Crookes e il fisico Pauli.
4. Ci faccia qualche esempio, qualche esperimento riuscito e dove.
Di esperimenti ce ne sono stati tanti in tutto il mondo, in verità pochi con buoni risultati, sia perché si sono scoperti sperimentatori inclini a frodare, sia per qualche vizio metodologico nelle procedure sperimentali. Basti pensare a Rhine in America, che all’inizio raccolse il plauso di circa l’80% degli psicologi americani, e poi, a causa di frodi ed errori dei suoi collaboratori, questo consenso diminuì di molto; o ad esperimenti sulla cosiddetta “visione a distanza” effettuati da Puthoff e Targ in diverse università americane, che il governo degli Stati Uniti giudicò abbastanza interessanti, e li finanziò, incaricando per la valutazione degli esperti che li trovarono sufficientemente significativi; oppure alle valutazioni di due altri scienziati, Bem e Honorton, i quali giudicarono particolarmente interessanti a favore dell’ESP esperimenti effettuati in condizioni “Ganzfeld”, metodica che in questa sede sarebbe troppo lungo spiegare; o anche ai lavori sperimentali su precognizione e psicocinesi di Helmut Schmidt relativi al decadimento radioattivo di particelle subatomiche, ottenendo dei risultati che superavano, sia pure di poco, la soglia della casualità. Ovviamente, di tutti gli esperimenti si è detto che non erano replicabili, che vi erano frodi, che contenevano errori procedurali.Ma voglio dirle ancora una cosa. Io sono uno psicologo e non un parapsicologo, e sono assolutamente certo dei fenomeni di cui sono stato testimone, e la sperimentazione nei laboratori della scienza mi lascia del tutto indifferente. Ci sono persone che “vedono”, “sentono” e “vivono” certi fenomeni - come lo è stato ed è per il sottoscritto - che non hanno alcuna simpatia per la investigazione cosiddetta scientifica, perché ritengono che negli ingranaggi della sperimentazione non trovino posto numerosissime variabili che, a livello di fenomeno spontaneo, rendono possibile l’avvenimento. Le faccio un esempio. E’ stato costatato che molti eventi Psi-cognitivi e Psi-cinetici si manifestano, non in laboratorio ma nella quotidianità, quanto più fra le persone coinvolte vi siano legami profondi di familiarità, parentela, affetto, amicizia, fra una madre e un figlio, tra fratelli e sorelle, tra fidanzati, fra maestro ed allievo, ed anche fra terapeuta e paziente - e a tal proposito potrei fare numerosi esempi. Questa rete calorosa e colorata di legami, in un laboratorio diventa un grigio rapporto fra sperimentatore e soggetto che si sottopone alla ricerca, e mancando il pathos della vita reale viene meno anche la benzina che fa muovere il fenomeno e lo slatentizza. Tutta la situazione diventa come un quadro impressionista a cui è stato tolto il colore: non resta niente! E non mi meraviglio quindi che di tutta la sperimentazione parapsicologica lunga un secolo, non sia rimasto praticamente quasi nulla.
5. Lei è uno studioso della mente: l’Esp è alla portata di tutti, oppure bisogna avere doti particolari?
Tutti i talenti umani si comportano allo stesso modo: brillano “in una parte più e meno altrove”! Io posso anche strimpellare con la chitarra di mio figlio, ma Mozart è un’altra cosa.
Rhine ha cercato di dimostrare che la paranormalità è appannaggio di tutti gli uomini: non so quanto vi sia riuscito, ma credo che la cosa sia vera. I fenomeni paranormali, infatti, fanno parte del cosmo e della vita, e interessano anche piante, animali ed esseri umani. Vi è una discreta letteratura di etologi e antropologi che descrivono quanto siano frequenti e diffusi questi eventi fra animali e comunità primitive. Pare comunque, da un punto di vista psicologico, che con lo sviluppo della coscienza e dell’Io, essi tendano a scomparire. E non perché siano cose “primitive” rispetto ad una mente moderna, ma perché l’Io, per costruirsi e definire se stesso - funzione indispensabile dell’evoluzione umana -, ha bisogno di tracciare intorno a sé dei confini, che lo separano così dal mondo e che distruggono quella rete di rapporti calorosi e colorati di cui parlavo prima. Il concetto di rete di rapporti, di insieme di rapporti, mi offre l’opportunità di completare il discorso abbozzato nelle precedenti risposte. Una rete di rapporti è una dimensione ben più ampia del singolo individuo, sia esso un sensitivo o uno scienziato. Questa è un’altra caratteristica dei fenomeni ESP, quella di essere una rete che abbraccia e trascende più soggetti. Ed è per questo che non è in potere di un singolo individuo di uscirne fuori e ingabbiarla in un protocollo sperimentale. Bisogna viverla dal di dentro, facendone parte, e non controllarla dall’esterno. E’ solo dall’interno che la si può toccare, sentire e conoscere. Ecco perché fra personalità portate al controllo del mondo (e che non riescono a scorgere la rete degli eventi sottili); e personalità che son capaci di far parte di un insieme più vasto che li trascende (e scorgono le sottili manifestazioni della vita), è un dialogo tra sordi. Bisogna accettare di essere parte, come gli organi del corpo sono parte di un organismo più grande. Il parapsicologo sperimentale si comporta come se il fegato volesse stabilire da sé come e quando funzionare, e un polmone come e quando respirare. E’ l’organismo intero che dirige l’orchestra, non il singolo organo.

6.) Mi lasci una battuta; lei presenterà il suo libro nel castello normanno-svevo di Lagopesole, dove c’è la leggenda del fantasma di Manfredi che nelle notti di luna piena cerca la sua amata Elena Ducas, che è presente nel maniero ma non si incontrano mai. Lei parla di sedute medianiche e di scrittura automatica; con riscontri reale poi da parte di queste entità. La sua teoria quale è? Si parla con anime di defunti, oppure si attinge a fenomeni di veggenza oppure è solo suggestione?
Io parto sempre dalle persone e dalla loro struttura mentale. Le persone suggestionabili son portate a suggestionarsi e a credere a parecchi autoinganni a seconda dei propri desideri. Le persone più realiste e gli studiosi più seri, danno di questi fenomeni una duplice interpretazione: demarcazione che già esisteva presso i filosofi greci, ad esempio fra Platone che li interpretava in senso spiritualistico, e Aristotele che li leggeva con un significato naturalistico. E’ il famoso dialogo fra sordi di cui parlavo prima.
Modernamente, questi due angoli visuali son diventati ipotesi spiritica e ipotesi psicobiodinamica. La prima postula l’intervento di entità disincarnate, la seconda attribuisce ai fenomeni PSI una causa che già esiste nella natura e nella mente umana. La solita divisione indotta da un Io che traccia confini.Per la mia esperienza, i fenomeni paranormali possono essere il frutto dell’inconscio psichico dell’essere umano, o dell’intervento di qualche dimensione al di là di quella terrena, oppure la combinazione di entrambe le cose, come si constata in gruppi dove umani in carne ed ossa ed esseri di altre dimensioni collaborano insieme a programmi di lavoro comune.Ultima cosa: come dico nel mio libro, io ho vissuto certe esperienze e credo, a differenza di quelli che cercano di convincere e di fare proselitismo, che certe conoscenze o le si accetta per fede (come avviene in personalità portate a una certa dipendenza dal mondo), oppure ci si incammina lungo la strada della ricerca. A chi interessa, ovviamente!

L’infinito, a volte è scaricabile gratuitamente come E-Book al seguente link: http://www.ebookservice.net/scheda_ebook.php?ideb=1312#sthash.2YvEAFaI.dpbs

28/01/2015 - autore: Leonardo Pisani
fonte: GIORNALELUCANO.COM

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