Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei
Regione Basilicata: “Rimborsopoli uno” e “Rimborsopoli due”. Partiamo da un principio sacrosanto: Il comma 2 dell'art. 27 della costituzione recita che “l’imputato non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna.”. Ciò significa che il soggetto condannato in primo grado, o in grado di appello, ma non con una sentenza definitiva, non è considerato colpevole. Ma, secondo me, ritengo che questo non significa che se non è colpevole bisogna considerarlo innocente. Passiamo ai fatti:“Rimborsopoli uno”. Correva l’anno 2013, era il 22 maggio quando il consigliere di minoranza Gianni Rosa (non toccato dalle accuse) dichiarava alla stampa e lo ribadiva in consiglio regionale:” Rimborsopoli, concluse le indagini: 42 indagati alla Regione Basilicata. Gianni Rosa (FDI): elezioni subito, De Filippo ha solo certificato fallimento Sistema Basilicata.”. Continuava il 22 agosto 2013 su basilicatanet – “Leggo sui giornali che per alcuni esponenti politici di lungo corso, che siedono al tavolo delle primarie del centrosinistra, la questione è solo ‘l'incandidabilità per rimborsopoli’. (…) “Lo sanno anche i bambini – continua Rosa - che la rimborsopoli lucana è solo la punta di un sistema marcio che da decenni affligge la Basilicata.(…) Uomini attaccati alla poltrona, che per la poltrona hanno distrutto la Basilicata e che, oggi, pensano di lavarsi la coscienza nascondendosi dietro i rimborsi gonfiati dei consiglieri regionali indagati. Non hanno messo in conto che la Basilicata non ha bisogno di coscienze ‘riciclate’ e, soprattutto, che i cittadini lucani sono stanchi di accontentarsi- (…)”. Che dire a rileggere oggi queste dichiarazioni o meglio queste sentenze trancianti: la talpa dà del “cecato” al pipistrello, o meglio ancora, prendendo in prestito le parole di Gesù,: “Non giudicate per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate, sarete giudicati” (Mt 7,1-2). Nei Giorni recenti ritorna nel palazzo di regione “Rimborsopoli due” È l’anno 2015 il giorno 14 maggio - nuova “rosetta” d’indagine, si legge su tutti i quotidiani online: “ Rimborsi percepiti illecitamente in Regione, contestato un danno erariale da 540 mila euro. L'illecito è stato segnalato alla Procura regionale della Basilicata della Corte dei Conti dalla Guardia di Finanza che ha individuato, «per presunte responsabilità patrimoniali», 32 tra assessori e consiglieri regionali lucani in carica nella nona legislatura”. Tra le trentadue caselle riempite di nome e cognome troviamo anche l’adamantino consigliere Gianni Rosa. “Che figura…”. Ora, dopo aver riletto e riproposto alla vostra lettura, quanto dichiarato illo tempore dall’esimio consigliere Rosa, quantomeno mi aspetto che applichi la regola di giudizio che assicuri con le sue dimissioni (come richiesto da lui in tempi non sospetti ad altri), il rispetto autentico nel processo della presunzione di innocenza. Ma come sempre troverà una buona scusa per non rassegnarle. Magari si appellerà alla sentenza dei giudici del tribunale della Valle d’Aosta che ha assolto per “ignoranza” tutti i consiglieri che hanno usufruito dei rimborsi regionali non dovuti. A me leggendola ha fatto venire il mal di pancia e credo a più d’uno, per la sua motivazione, che cancella un vecchio principio, rispettato anche fuori delle aule di giustizia, e cioè che “la legge non ammette ignoranza”. Una considerazione cui generalmente ai più dotti ne suscita un’altra, “dura lex sed lex”. Insomma, il fatto di non sapere che rubare è un reato, non ti assolve dal reato medesimo. E se a questo ci aggiungiamo che i consiglieri regionali sono anche legislatori, che purtroppo non conoscono le leggi anche quelle che vengono da loro approvate in consiglio e, poverini, non sanno distinguere il lecito dall’illecito, allora la misura è colma. Mi sa che siamo messi proprio male. Consigliere Rosa, potrai dire anche che sei innocente e assolto da prescrizione evangelica, perché non sapevi quel che stavano facendo alle tue spalle i tuoi collaboratori. La scusa suggerita è buona. Comunque colgo l’occasione per chiederti scusa per le accuse riguardanti il tuo processo penale n 1306/2011 la cui prossima udienza si terrà il 26 ottobre prossimo. Ti ho accusato del reato di concorso in truffa, invece i capi d’imputazione, tutti del Codice Penale, riguardano gli articoli 110, 81, 644 e 648 (io che sono un “filippino” ignorante non sono in grado di valutarne la portata, ma chi studia legge lo sa bene). Non temere anche qui sei innocente fino a prova contraria, del resto la regola probatoria stabilisce, come è ripartito nel processo penale l’onere della prova (chi ha sulle spalle il peso di provare una certa circostanza). Se il cittadino è presunto innocente, non è lui che deve dimostrare di esserlo, ma lo deve provare il pubblico ministero, l’accusa. E chiudiamo per adesso con questa massima: fare il consigliere in Basilicata è un sogno, come dice il filosofo Flavio Briatore. Non svegliateli. E tutti coloro che si dovessero indignare dopo aver letto il mio scritto, li invito a cliccare sul link che apre il video qui di seguito.
|
17/05/2015 - autore: Enzo Claps |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |