Caro Massimo De Carlo, potremmo aggiungere anche il tuo ai fermenti elettorali in corso
Caro Massimo De Carlo, potremmo aggiungere anche il tuo ai fermenti elettorali in corso. Niente di scandaloso in fondo. Finalmente si discute di qualcosa che non sia il calcio o altre amenità simili. Cerchiamo però di non sconfinare nel qualunquismo. La mia risposta al Dr. Lorusso voleva essere una risposta nel merito rispetto a delle questioni da lui poste. Così come rispondo volentieri anche riguardo al Polivalente. Il Polivalente o spazio polifunzionale ha avuto, come si sa, una storia travagliata e certo non si può addebitare alle ultime amministrazioni anche la colpa per averlo aperto. Ogni amministrazione, infatti, ha aggiunto, nel corso degli anni, a quella struttura, un pezzo mancante, trovando i soldi lì dove poteva, facendo i conti con delle risorse decurtate anno dopo anno da parte del governo centrale. Come si ricorderà, la struttura era in stato di abbandono. Non aveva sedie, presentava problemi di infiltrazione. Che si doveva fare? Lasciarla marcire? La continuità delle amministrazioni di centrosinistra succedutesi negli anni ha, quindi, consentito in questo caso di migliorare la struttura continuamente, ridandole una funzione, facendola diventare una delle strutture a disposizione della comunità. Ovviamente presenta tutti i difetti di una struttura concepita in una epoca diversa, e non ha, quindi, le caratteristiche che si richiederebbero ad una struttura di avanguardia. Ma viene usata. e sempre di più. E questo è un dato incontrovertibile. Recuperare il Polivalente, quindi, è, quello sì, un modo per rispettare dei soldi già spesi. Mi chiedo: sarebbe stato meglio continuare a fare le manifestazione nelle palestre delle scuole? Quelle con una sola uscita e con l’odore del pavimento di gomma? Sarebbe stato meglio attaccare i fari ai canestri? Oscurare le finestre con il cartoncino nero? Sarebbe stato più dignitoso? Certo si poteva concepire una nuova struttura. Ma con quali soldi? Magari quelli dei FAS (700 milioni) che sarebbero serviti anche a questo, ma che l’ex ministro Tremonti di fatto sequestrò alle regioni meridionali con un colpo di mano? Il politico, caro De Carlo, non deve essere imprenditore. L’imprenditore sceglie e rischia il suo, il politico o l’amministratore media, decidendo su fondi che sono di tutti. Deve decidere, specie attualmente, su fondi scarsi a condizioni date e cercando di scegliere la soluzione migliore a vantaggio della comunità, anche a costo di prendersi le critiche come quando si asfalta nel mese delle elezioni. Frequento molto spesso l’Inghilterra, e mi immagino le risate che si farebbero nell’apprendere di una polemica di questo tipo. Lì asfaltare una strada non l’associerebbero mai all’attività di questo o quel politico. Questo perchè per loro la soluzione di un problema non è, nè deve essere, un atto discrezionale. E’ semplicemente un fatto ordinario. E, sempre per loro, posticipare la soluzione di un problema per evitare strumentalizzazioni sarebbe come ammettere a se stessi di essere vulnerabili e permeabili a “tranelli” così smaccatamente plateali. Detto in altri termini, se trovo i soldi e rifaccio l’asfalto, non posso pormi il problema del calendario, perchè se lo facessi, offenderei l’intelligenza mia e dei miei concittadini. Anche se questo accade nel mese delle elezioni. Pensiamoci bene quindi. Il qualunquismo, a volte, non fa che aumentare il circolo vizioso. Se, infine, il politico deve smettere di parlare in politichese e su questo sono d’accordo, bisogna anche smettere però di parlare in “qualunquese”, senza cioè argomentare e addossando a chi amministra o ha amministrato la colpa di tutto. La democrazia, è confronto tra idee contrapposte. Le stesse cinque liste ad Avigliano sono un arricchimento. Ben vengano quindi proposte, alternative e soluzioni. Apriamo nuovi spazi di confronto. Attenzione però: è facile prendere un argomento e sparare a zero su qualcuno. Riflettiamo, invece, sulle scelte che si fanno o che si sono fatte, sul fatto ad esempio che questa comunità ha affrontato, come tutte, una crisi mondiale devastante. Lancio dei temi: chi discute del mutamento sociale in atto e, quindi, dell’erosione di fatto del ceto medio impiegatizio, della crisi della città capoluogo, della rinascita di un ceto operaio? Cosa accade al piccolo commercio con il mutamento dei modelli di consumo? Cosa comporta questo a livello delle comunità locali? Cosa cambia, in una epoca di contrazione continua dei trasferimenti da parte del governo, riguardo al livello dei servizi offerto localmente? Quali scelte compiere? Privilegiare l’aiuto alle famiglie o aumentare le spese “visibili” ? O, ancora: in che modo restituiamo alla comunità una rete di associazioni che continui ad essere presidio e contrasto alle devianze? Come connettiamo questa comunità ad una crescita europea? Come, cioè, facciamo in modo che i progetti finanziati con i fondi intercettati si leghino ai fermenti in atto in europa e producano conoscenze capaci di esaltare la nostra identità territoriale? L’esempio del museo narrante di Lagopesole è significativo ed è riconosciuto a livello nazionale. Ma vi chiedo: quanti ne hanno capito il potenziale? E poi: come proseguiamo su questa strada? Quale alternativa costruiamo affinchè non cediamo alle lusinghe della trivellazioni petrolifere e alla droga dei fondi conseguenti? Ecco, il “qualunquese” è una barriera ad una discussione davvero seria. Soprattutto se si parte dall’assunto che chi ci amministra non ha altro interesse che quello di perseguire un fine personale. Questo sì che è un alibi, perchè gli amministratori (che scegliamo noi), devono dare delle risposte a delle domande. Ma queste domande siamo noi che dobbiamo formularle. Il qualunquismo getta sempre il bambino insieme all’acqua sporca. Se devo scegliere tra una piccola palestra maleodorante, in una scuola elementare con una unica uscita e un auditorium non perfetto e da progettare diversamente, ma con uscite di sicurezza e grande abbastanza per far stare tutti seduti, io scelgo la seconda soluzione. Anche perchè la prima marciva dimenticata da tutti. Attenti quindi a parlare in “qualunquese” di amici, amici degli amici, o fette di torta da spartire. Perchè si ottiene una sola cosa, si allontanano i cittadini dalla discussione e i giovani dall’impegno. Prendiamoci invece il tempo necessario per discutere, argomentare, proporre. Lo so che costa fatica, ma la politica è una attività appassionante per questo.
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26/05/2015 - autore: Luciano Donato Marino |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |