Dante e l’Umanesimo: relazioni che investono la filosofia e la teologia. Lectio Magistralis di Massimo Cacciari al Liceo classico “Quinto Orazio Flacco”
POTENZA - Dante è collegato all’Umanesimo per l’idea di lingua e di latino. Le argomentazioni addotte da Massimo Cacciari, durante una Lectio Magistralis nell’Aula Magna del Liceo Classico Quinto Orazio Flacco di Potenza sul tema “Dante e l’Umanesimo”, non solo risultano convincenti ma delineano una fitta e logica trama di relazioni che investe tanto la filosofia del linguaggio quanto la teologia fino ad approdare all’etica. Dietro l’uso del volgare da parte di uno padri della lingua italiana, c’è l’elaborazione di un pensiero logico intriso del bisogno di rivendicare il sapere umano attraverso l’uguaglian - za e la parità di tutti i cittadini. Quale strumento è in grado di garantire l’equità e la libertà che da ciò consegue? La ricerca del volgare illustre che illumina e chiarisce. «Il latino è l’esempio attivo da cui partire - spiega Cacciari - non una pura imitazione. La lingua madre deve essere plasmata sul modello del latino, rifuggendo però qualsiasi intento accademico ed erudito. Per Dante il volgare deve apparire strutturato e inalterabile come la lingua di Orazio, in modo che anche quanti non conoscano il latino riescano ad acquisire potere nelle corti e nei tribunali. La lingua diventa così un fattore di civiltà e di emancipazione». Lungo questa linea si inserisce il Convivio dantesco: la prima opera di filosofia scritta in lingua volgare affinché tutti «possano cibarsi di questo sapere». «In Dante, tuttavia, la filosofia è il nome dell’umiltà - continua Cacciari - è una conoscenza che avvicina alla teologia ma è autonoma ». L’intelletto svincolato dal primato della teologia, è alla costante ricerca di un fine determinato. Una volta raggiunto lo scopo, è naturale la tensione dell’anima verso un altro porto. Il graduale cammino verso la perfezione è felice in quanto il limite non è inteso come imperfezione, ma solo solo come bisogno di una perfezione maggiore. L’approdo è il fondamento di un’ ulteriore ricerca. Sono questi i concetti rivoluzionari alla base della moderna ricerca scientifica, e della visione dell’uomo come “pellegrino” che procede e deve procedere da perfezione a perfezione. La Divina Commedia non è altro che il racconto dell’itinerario che compie l’Essere. «L’Essere si trascende non mira alla trascendenza - continua Cacciari - l’essenziale è comprendere che l’uomo è un’infinita possibilità, è l’autore del possibile. Dio è l’ultimo desiderabile, una scala di perfezione a cui mirare solo con l’intervento della Grazia cooperante. Da soli non è possibile!». Qual è il sommo bene che proviene da Dio? «La libertà - conclude - l’unica virtù che non è mediata dai cieli ma è un dono divino. Grazie ad essa riesco a parlare, non ripetendo ma assumendo le forme rigorose e coerenti che il latino mi ha insegnato ». Libertà significa apparire secondo la propria singolarità riconoscendo allo stesso tempo la libertà dell’altro. Comprendere l’altro è il primo passo per non diventare nemici di ciò che si ignora: sono questi insegnamenti da tenere sempre presenti.
|
04/06/2015 - autore: Angela Salvatore |
fonte: IL QUOTIDIANO DEL SUD - EDIZIONE BASILICATA |