La figlia del direttore sanitario della sede potentina replica sull’assunzione finita nel mirino dei pm. Sulle «specifiche competenze» contestate: «Ho due lauree ed esperienze nel settore»
POTENZA - «A proposito delle notizie di stampa che mi riguardano apparse in questi giorni sugli organi d’nformazione, sento il bisogno di esprimere il mio pensiero correggendo alcune inesattezze che sono state riportate». E’ quanto afferma la dottoressa Francesca Mori, educatrice dell’ospedale Don Uva di Potenza, citata negli atti dell’inchiesta sul crack della Divina Provvidenza tra i presunti raccomandati assunti nonostante le condizioni di bilancio disastrate dell’ente e la mancanza «di specifiche competenze». In forza di clientele e parentele con personaggi ai vertici della congregazione. «In primo luogo - spiega in una nota pubblicata sulla pagina facebook del Quotidiano - contesto l’affermazione di non possedere “specifiche competenze” in quanto la sottoscritta è in possesso di Laurea Magistrale in Lettere Moderne conseguita nel 2007, di Laurea triennale in Scienze dell’Educazione conseguita nel Giugno 2011, attestato di Servizio Civile (2005), Master di Formazione in Cinematografia e Sceneggiatura (2008), di Diploma di Tecnico di Ludoteca(2009), nonché di un curriculum che riporta la mia esperienza sul campo ludico-educazionale svolta con bambini e con anziani; i suddetti documenti sono presenti nel mio fascicolo personale del Don Uva, sia della sede di Potenza che di Bisceglie». Mori, figlia di Vincenzo che è il direttore della sede potentina dell’ente, aggiunge «in merito allo stipendio da me percepito preciso che è quello contrattualmente previsto per la mia categoria professionale e si aggira sui 1.300 euro mensili netti per un compenso annuo di 20.000 euro lordi circa, ben lontano dagli importi riportati dalla stampa che parlano di 40.000 euro netti l’anno». «Per quanto riguarda la mia assunzione - prosegue - non ritengo di aver goduto di alcun particolare privilegio né di aver avuto corsie preferenziali, in quanto mi risulta di aver sostituito personale con quella qualifica che nel frattempo era venuto meno, come tanti altri lavoratori ho fatto domanda al direttore generale dell’epoca, che valutata la richiesta, l’ha ritenuta congrua, dal momento che non esiste altro modo per essere assunti, mi riferisco a concorsi o altre forme di selezione». «Esprimo tutto il mio rammarico - conclude - per aver visto il mio nome accomunato a persone accusate di gravi reati mentre ritengo al contrario di svolgere il mio lavoro con diligenza, passione e professionalità. Avrei gradito che prima di propagare informazioni inesatte fossi stata interpellata per evitare questo spiacevole equivoco che mi ha ferito, inoltre sono stupita che tra tutte le assunzioni che ci sono state in quel periodo solo la mai abbia ricevuto “tanta attenzione”. A questo punto mi auguro alla luce di ciò che ho riportato e della documentazione che potete vedere e ripeto facilmente reperibile nel mio fascicolo, che almeno qualcuno si renda conto di quanto sia palesemente ingiusto il “trattamento” riservatomi». Assieme alla dichiarazione la dottoressa ha postato anche le immagini dei titoli di studio e del cud del 2014 da cui si evince il reddito di 20mila euro annui.
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16/06/2015 - autore: l.amato@luedi.it |
fonte: IL QUOTIDIANO DEL SUD - EDIZIONE BASILICATA |