Premio Arco a monsignor Santarsiero
Avigliano – “In un mondo in cui dominano il relativismo e l’egocentrismo,c’è ancora qualcuno che si spende a favore degli altri, in particolare degli emarginati”. E’ la motivazione con la quale la Pro Loco di Avigliano ha assegnato a Monsignor Antonio Santarsiero il Premio Arco, riconoscimento, giunto alla sua decima edizione, attribuito a cittadini aviglianesi che si siano messi in luce con le loro opere lontano dal loro paese di origine, con il quale hanno comunque mantenuto un forte legame. Un premio peculiare ed originale, ha sottolineato il sindaco di Potenza (aviglianese di origine) e presidente dell’Anci di Basilicata Vito Santarsiero, “che fa riferimento a concetti come appartenenza ed identità uniti ad elementi di modernizzazione. Recuperare la memoria storica significa muoversi in sintonia con una serie di processi che sappiano esaltare le identità e siano di stimolo per la crescita del territorio”. Le opere (costruzione di scuole per orfani, disabili e adulti analfabeti), ma anche il contesto nel quale Monsignor Santarsiero ha realizzato queste iniziative. “Un ambito–ha rimarcato durante la cerimonia di consegna del premio il sindaco di Avigliano Domenico Tripaldi, più volte ospite del Vescovo della diocesi peruviana di Huacho, una delle più grandi ed estese del paese sudamericano, dal territorio estremamente differenziato, formata com’è da tre città costiere e tre poste ad un’altitudine di oltre 3000 metri- in cui anche i collegamenti sono difficili, nel quale Monsignor Santarsiero ha saputo operare in un vasto contesto di promozione umana, attraverso un’ampia rete di lavori, fra i quali quello indispensabile di creazione di un progetto per favorire la scolarizzazione dei giovani, che sta dando risultati importanti”.. Sollecitato da Mario Trufelli, conduttore della cerimonia, Monsignor Santarsiero ha con le sue parole, descritto in maniera semplice ma estremamente efficace la sua opera, le condizioni nelle quali questa si svolge, lo spirito che la anima. “La solidarietà –ha affermato il Vescovo di Huacho, da più di 30 anni in Perù, dove arrivò nel 1974 - deve arrivare ovunque arriva il Vangelo. La Chiesa non può rimanere insensibile nei confronti dei poveri. I poveri devono essere amati non attraverso le parole, ma con i fatti. E’ questo che, quando avevo 22 anni, mi ha convinto a partire per il Perù con un gruppo di missionari. Girando nelle Diocesi che ho amministrato –prima che di Huacho, dove opera dal 2004, Monsignor Santarsiero fu per 3 anni Vescovo di Huari- ho potuto scoprire la grande fede degli indios, che vedono nella Chiesa una forza spirituale ma anche di promozione della condizione umana. E’ l’intera America Latina ad essere un continente di speranza, con i suoi 500 milioni di cattolici. Una speranza che è anche vocazionale: c’è un numero enorme di seminaristi, oltre 100 solo quelli della mia Diocesi, dove da pochi giorni abbiamo dato inizio alla costruzione di un nuovo seminario. Nell’ ‘800, Bolivar, reso indipendente il Perù, mandò via i missionari spagnoli; il Paese rimase senza Vescovi, che furono importati dall’Europa. Oggi –ha concluso il Vescovo- noi viviamo un grande risveglio di una Chiesa locale cresciuta nella sua autonomia, e non è da escludere che, in una sorta di inversione di ruoli, possiamo esser noi a restituire quanto ci è stato dato in passato, aiutando un’Europa in cui si fa sempre più forte la crisi di vocazione”. Giancarlo Tedeschi
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30/07/2007 - autore: anonimo |
fonte: IL QUOTIDIANO DELLA BASILICATA |