La mia Università è stata Avigliano, così afferma l'amica di Leonardo Sinisgalli, Umberto Eco e Gabriel Garcai Marquez
Insomma i cusci avigilanesi popolarono zone disabitate o quasi e con il sudore, la testardagine, l’abilità dissodarono terreni incolti così lontani dalla “Terra” – così è chiamata l’ancestrale Avigliano e non la Capitale, che è un uso folkloristico – ma mantenendo usi e costumi e spesso dialetto, quella “nazione Aviglianese” che poi trova poi la sua sintesi e la sua unione sul “Monte Carmine”, con la festa “r La Marronna” ed i suoi “cinti”. I Cusci sono stati l’Università della colta Beatrice Viggiani, che aggiungere? Per me una lezione di vita da parte di una intellettuale raffinata ed allo stesso tempo umile;una qualità difficile ad avere e lo scrivo con autocritica. Sul resto che dire? Nulla , per non cadere nella cattiva retorica lasciamo alla parola alla poetessa Viggiani con una lirica del libro 53 scritto assieme a Vito Riviello. Lontana come san Cataldo dalla storia oggi è solo la luna che schiara le notti all’altopiano e non porta fortuna. Noi siamo aviglianesi senza patria alle sorgenti che odorano di zolfo un santo ci protegge la miseria per la festa di agosto, Ogni tanto arriva un forestiero a spiegarci che il tempo è cambiato, ma un giorno il principe muore e il feudo viene espropriato. Ci fanno due lunghe strade per paesi che non conosciamo ma poi con l’asfalto ci legano al ventre della madre Avigliano. Questa è una strada che le gambe fanno col cuore, ci andiamo a comprare la vita due volte l’anno, è amore. Forse dovremmo fuggire lepri dietro a una stella per queste strade nere dove alle svolte incrociano gli asini le chiacchiere delle fattucchiere. Forse non moriremo se siamo vivi dopo mille anni gli embrici hanno sostituito il fango sui tetti dei capanni. Beatrice Viggiani articolo di Leonardo Pisani |
08/07/2015 - autore: Leonardo Pisani |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |