«RESPONSABILI DEL BENE COMUNE»

Tra laboratori, dibattiti e incontri: ecco come si risveglia una città apatica

POTENZA - Una giornata intera dedicata ad attività sportive, culturali e sociali per sentirsi parte integrante della città e contribuire alla crescita del territorio: è lo spirito che ha animato il fitto e versatile programma di eventi “AttivaMenteCivica” promosso dal movimento We Love Potenza nel Parco di Montereale. Unirsi, fare rete, aprirsi al confronto con amministratori e cittadini è la strada da percorrere per diven-tare parte attiva della propria comunità. Il caldo non ha scoraggiato la partecipazione di giovani e non. Quando la città coinvolge con iniziative del genere rispondenti ai più svariati interessi, le persone ci sono, si muovono, si sentono stimolate. «I laboratori che abbiamo organizzato hanno riscosso un grande successo - ha spiegato Teresa Lettieri portavoce del movimento We Love Potenza - i bambini si sono divertiti molto praticando sport di nicchia come lo scherma, il rugby e le arti marziali. Il movimento We Love Poten-za è nato con lo scopo di riqualificare i beni urbani in disuso. Il punto di partenza è stato il cinema Ariston ma puntiamo alla riorganizzazione di via Mazzini e all’apertura della Villa del Prefetto. Il sindaco De Luca ci sta offrendo una mano per il disbrigo degli adempimenti burocratici, viste e considerate le difficoltà economiche dell’amministrazione, per il resto intendiamo muoverci autonomamente con la creazione di una zona franca utile a coinvolgere i proprietari dei locali e quanti, invece, vogliano supporto per l’avvio di una nuova attività. Il bilancio positivo di AttivaMenteCivica ci ha spinti alla creazione di un vero e proprio format replicabile lungo Far co dell’anno». «Riappropriarsi della città non significa solo concentrare l’attenzione sui beni materiali ma anche su quelli immateriali come la lingua - ha detto Enzo Fierro di We Love Potenza ad apertura della “Chiacchierata sova a Dengua Putenzese” - il dialetto è l’anima di un popolo perciò deve essere preservato. Al dibattito hanno preso parte Dino e Melina Bavusi, fedeli interpreti del vernacolo potentino, Vincenzo Perretti, stu-dioso e appassionato del dialetto di Potenza, Lorenza Colicigno, giornalista e scrittrice, Santino Bonsera, Presidente del Circolo Spaventa Filippi e Michele Condelli della parrocchia di San Giovanni Bosco al cui interno è nata una compagnia teatrale per rappresentazioni in vernacolo. «La lingua è un organismo vivente - ha affermato Santino Bonsera - il dialetto sta arretrando sempre di più a causa dell’erronea convinzione che dialetto e lingua siano in contrapposizione. Sono, invece, strettamente connessi dal momento che l’uno alimenta l’altra. Il dialetto è espressione di una lingua, pertanto, non deve essere dimenticato o relegato a una posizione di inferiorità». Il dialetto non è morto - ha ribadito Lorenza Colicigno - solo che nella società della cultura scritta ha as-sunto una posizione marginale. Il dialetto è nato come strumento di comunicazione orale e tale deve continuare a essere perché in ciò risiede la sua reale essenza». «Ho iniziato a studiare il dialetto in tarda età - ha detto Vincenzo Perretti - uno dei miei maestri è stato lo storico Tommaso Pedio. La perdita dei caratteri essenziali del nostro dialetto è iniziata nel 1800, le cause sono da ricercare nella perdita di ceppi “potenzesi.” Ho riscontrato dai trenta ai trentacinque ceppi che si possono definire “potenzesi’' tutti gli altri, invece, hanno un’altra origine». A chiudere la manifestazione un dibattito su petrolio e ambiente, dove si è tentato un approccio al tema «non ideologico».
19/07/2015 - autore: Angela Salvatore
fonte: IL QUOTIDIANO DEL SUD - EDIZIONE BASILICATA

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