AVIGLIANO E CALVELLO TERRE DI CONFINO

La cacciata politica nel periodo fascista tra discriminazione, esilio e contatto di culture. La narrazione di Filippo Calabrese come spunto di studio

Ci sono luoghi cui la natura, la volontà degli uomini e la storia affidano un particolare destino: quello di essere luoghi di esilio. Le piccole cittadine dell’entroterra appenninico sono un esempio peculiare di quel particolare momento storico e Calvello ed Avigliano non si sono sottratte a tale sorte diventando luoghi ideali di segregazione, individuati, durante il periodo fascista, come terra di confino politico. Fu infatti a Calvello e ad Avigliano che venne confinato il medico siciliano Filippo Calabrese. Siamo un popolo dalla memoria assai corta, che dimentica facilmente gli errori e i sacrifici compiuti dalle generazioni che ci hanno preceduto, così è accaduto che nell’immaginario collettivo, il Preside Franco Villani (di Calvello) e il poliedrico Donato Imprenda (di Avigliano) a due mani, rovistando tra i libri e documenti di quel polveroso ed oscuro passato, con il libro titolato “Filippo Calabrese – il confinato dell’Appennino” hanno riportato alla ribalta della cronaca un confinato illustre, medico e giornalista, uomo che ha fatto studi classici e di grande cultura. Conosceva il latino, la letteratura italiana, la filosofia, la musica. un uomo di mondo di matrice fascista. Ora la domanda è d’obbligo come mai sotto il regime fascista proprio un fascista viene confinato? La risposta più verosimile la troviamo nella parte terza del libro, “postfazione” curata dallo storico Giovanni Caserta, autore della “Storia della Letteratura Lucana”. Filippo Calabrese era un “omosessuale”. La repressione nei confronti dei “diversamente sessuali” sotto il fascismo era attiva: senza bisogno di processi, a propria discrezione la polizia poteva intimidire, picchiare, ammonire, diffidare o mandare al confino persone che presumibilmente turbavano la moralità, come se il confino rimettesse a posto e nell’ordine giusto la morale comune. Calvello e Avigliano, ma anche altri luoghi della Basilicata, grazie ai diari e ai documenti ritrovati, da luoghi di umiliazione si trasformarono in luoghi di testimonianza e di riscatto anche per Filippo Calabrese che opponendosi alla violenza e alla sopraffazione decise di non mollare e difendere con dignità le proprie idee e di raccontare una Lucania diversa da come la descrisse il confinato più illustre: Carlo Levi. Nel prendere in mano, per leggere, questo libro di storia pensando che anche Gesù è nato in esilio bisogna tener presente del vissuto più o meno illustre di un confinato. E allora - oltre al godimento intellettuale suscitato da scrittura affascinante e documentazione corposa - ci si renderà conto che le pagine del libro parlano di un personaggio con tutte le peculiarità del nostro vivere attuale. Anche se si chiama Filippo Calabrese. A spiegarci meglio e ad evidenziare i punti determinanti del libro "Filippo Calabrese – il confinato dell’Appennino", lo faranno gli stessi autori e lo faranno insieme allo storico Giovanni Caserta e al sindaco di Avigliano Vito Summa, lunedì 24 agosto alle ore 19,30 nel chiostro del Palazzo di Città a coordinare la presentazione del libro sarà il pubblico numeroso.
22/08/2015 - autore: Enzo Claps
fonte: AVIGLIANONLINE.EU

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