LA VERGINE DAL MONTE TORNA TRA LA GENTE LUCANA

Pellegrini in processione lungo la discesa dell’effige dal Santuario alla Basilica

AVIGLIANO - Come sempre la discesa della Madonna venerata dal popolo aviglianese, è seguita da una folla di fedeli, che la scortano fino alla chiesa Madre di Avigliano dopo due mesi di permanenza sul Monte Carmine. Rimarrà ancora una settimana in mezzo ai fedeli, poi riprenderà il suo posto sul trono dell’altare maggiore della Basilica. Una devozione che non conosce limiti e che interessa non solo la comunità aviglianese, ma anche tutti i comuni del circondario, fino al Vulture-Melfese e oltre. Tutto avviene da oltre tre secoli nella seconda domenica di settembre. Il ritorno è preceduto, nel pomeriggio della vigilia, dalla “vestizione” della statua, accompagnata da canti mariani, seguita dalla recita del Santo Rosario e dalle messe serali. Dalle 22 in poi la veglia notturna. Ieri mattina di buon’ora la processione verso Avigliano, con la Madonna portata a spalla per tutto il tragitto dai portatori della confraternita – dopo la messa mattutina - come di consueto ha raggiunto la Villa del Monastero, dove ha avuto luogo la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Agostino Superbo. Al suo rientro nella Chiesa Madre, l’icona viene riposta e lasciata alla venerazione dei fedeli per giorni. Come per la salita al monte, anche la discesa rappresenta una festa e un motivo d’incontro e comunione fraterna. Gioia e preghiera caratterizzano questa ricorrenza che non è solo una tradizione radicata in persone adulte, ma trova sempre più corrispondenza nei giovani, che continuano a venerare la Madonna, così come hanno fatto i loro genitori, i loro nonni e i loro avi. La storia di questa devozione ha origini antiche e vale la pena di visitare il sito ufficiale “www.madonnadelcarmineavigliano. it” per conoscere la storia nel dettaglio, impossibile da riassumere in poche righe Quest’anno, l’eco di questa venerazione ha raggiunto i canali nazionali: il settimanale Famiglia Cristiana si è interessato a questa tradizione, mentre Credere, edizioni San Paolo, nel numero del 12 luglio 2015 ha dedicato ben 6 pagine al culto della nostra Madonna. Arrivando sul monte, ad un palmo dal cielo, si ha la sensazione di essere avvolti da un velo invisibile che traspira serenità. Il tramonto decora l’orizzonte con una linea dorata. La santità si respira nell’aria. In chiesa gli antichi canti, composti e tramandati da secoli, si fondono con quelli più recenti, e, alternati alle preghiere, rendono l’atmosfera irreale. La preghiera delle mamme per la Grande Madre Celeste si innalza da ogni cuore. Impossibile descrivere in parole la dolce sensazione di dolcezza, mista a serenità, impregnata di fede che aleggia nel santuario: bisogna esserci per poterla provare. I fedeli circondano con devozione l’icona sfavillante. L’oro ricopre interamente la Madonna e il Bambino Gesù, che teneramente accarezza la madre sul mento, sollevandole il volto. Ogni monile è una grazia richiesta o ricevuta, perché grande è la riconoscenza di chi si pone sotto la sua protezione. Quest’anno c’è un gioiello nuovo che adorna l’icona e riluce più di oro e diamanti: sono le lacrime di commozione di Lorenzo, di soli 4 anni, che nell’ascoltare i canti, non riesce a trattenere calde lacrime di gioia. Una donna si sfila dal dito un anello color acquamarina e lo pone ai piedi della Madonna per chiedere l’indulgenza plenaria per la madre, scomparsa da cinque anni. E poi, ancora, c’è chi giura, nell’esprimere un silenzioso pensiero su come, a suo parere, si deve ricevere l’eucaristia (direttamente nella bocca, perché nelle mani alcune particole minuscole possono raggiungere terra) di aver visto rimbalzare sul pavimento una perla bianca che si è smaterializzata subito dopo. Alcuni fedeli preparano “i cinti”, antica tradizione di devozione, per la processione dell’indomani e raccontano di proseguire una consuetudine di venerazione iniziata con i loro bisnonni. Alcune donne sono provviste di coperte che serviranno ad attenuare il freddo dell’altura. Passeranno la notte nel santuario: “Non possiamo lasciare la Madonna da sola” esclamano con convinzione. C’è, ancora chi sente il bisogno di scrivere un pensiero sul grande quaderno riposto su di un tavolo vicino all’uscita: non è mai un pensiero individuale, ma sempre collettivo rivolto al bene dell’umanità. La devozione per la Madonna accomuna menti e cuori. Lei, serafica, sorride e protegge i suoi figli, oggi come ieri, come sempre.
14/09/2015 - autore: Lucia Santoro
fonte: LA NUOVA DEL SUD

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