IL CANTO E LE PAROLE DI MICHELE PARRELLA

L’ultima fatica letteraria dello scrittore Giovanni Caserta, “Michele Parrella – il rapsòdo che cantò la storia al suono del cupo cupo.”

Michele Parrella (1929-1996): poeta di Laurenzana (Pz), poeta della terra, ma anche poeta giramondo. Fu interprete del rapsòdo che cantò la storia al suono del cupo cupo, strumento, come è noto, appartenente alla musica popolare, e col suo "fondo" suono, esprime l'anima più vera della civiltà contadina lucana, ma forse di tutti i popoli in cerca della terra promessa. La poesia di Parrella pervade un senso di amarezza e disinganno, la sensazione che nulla possa cambiare e che tutto si riduca a promesse mancate. Un sentimento che attraversa, lungo tutti gli anni ’60, la poesia di altri personaggi illustri come Mario Trufelli e Giulio Stolfi, fino a diventare rabbiosa contestazione nel ‘68 che cambia ma non cambia Parrella. Nelle sue poesie, Parrella, descrive la Lucania come una terra da sanare, le cui piaghe difficilmente possono essere nascoste:“..Ti hanno avvolta in un manto nero / ma le tue piaghe non si possono nascondere. / Non ci sono veli né bende / per coprire i tuoi fianchi di ginestra / e il grembo scavato dalle frane…”. Ma la determinazione e la personalità del rapsòdo Parrella è capace di farsi riconoscere dal proprio lettore attraverso espressioni e disegni tipici e ricorrenti con le quali rappacifica le diverse parti dei suoi racconti, che non appartenevano soltanto a lui ma a tutto il popolo lucano. Leggendo la poesia “A Laurenzana… A Franco” (pag 163) ispirata da un aereo e dagli aquiloni che evocano sogni che lui stesso disegna (pag 162) “Michele Parrella – il rapsòdo che cantò la storia al suono del cupo cupo.”, ti accorgi che l’autore in una sorta di controtendenza, urla il suo proposito che conferma una sensazione parcheggiata nel suo animo, quello di ritornare nella sua Laurenzana. Le prime due strofe della poesia non ammettono dubbi: la rivincita di Parrella e dell’intero popolo lucano è di fare ritorno nei paesi natii: " Qui sono nato. / Qui ritornerò. / Ma come un aquilone/ho attraversato il Serrapotamo, / la Camastra, il Basento". Per gli amanti del sapere: Michele Parrella spesso accompagnato dall’anarchico e comunista, per questo confinato in “Lucania”, il livornese Ezio Taddei, insieme al poeta Elio Morlino, al pittore Vincenzo Claps (mio zio), allo scultore Aristide Tancredi, alla fine degli anni 50 e 60 si riunivano di sera nella libreria Marchesiello, dove si animava la vita culturale di Potenza. Le poesie di Michele Parrella, al suono sordo, ritmato e monotono tra tristezza e gioia del "Cupo cupo", saranno recitate dalla poetessa Anna Maria Bassi il 25 settembre alle ore 18 nella Biblioteca Nazionale, e lo storico e critico letterario, Giovanni Caserta, autore del libro “Parrella – il rapsòdo che cantò la storia al suono del cupo cupo.”, insieme all’editore Franco Villani, a Franco Sabia, Teresa Fiordaliso, Nicola Pavese e Roberto Zito, raccoglieranno intorno a loro tutti gli spettatori per raccontare la vita del poeta giramondo con gli accadimenti che lo hanno segnato: "Al paese non ci sono violini / e chitarre appese al muro. / C'è solo il tuono / e il bastone del mendicante alla porta…I fanciulli gridano alle feste. / Non sanno perché le vecchie ballano. / Presto le porterà via il fulmine sul dorso dell'asino ". La manifestazione culturale sarà coordinata da Oreste Lopomo. Scrive in proposito Giuliano Ferrara amico del poeta: "Però la mescolanza dei generi è sempre in agguato. Sorprendente e scherzosa, nella scrittura di Michele Parrella, imprevedibile come il suo talento, si affaccia d'improvviso, facile facile, la trama di un lirismo assoluto, melodico, da ballata 'lorquesque'”: “'Aveva semi d'ulivo in testa / e noci fresche nell'inguine' ”.
21/09/2015 - autore: Enzo Claps
fonte: AVIGLIANONLINE.EU

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