SOLDI DEL SESSO PAGATI CON POSTEPAY

Ecco come funzionava il giro di prostituzione con una decina di «donne» a Potenza

POTENZA - Ha ricostruito quel giro di case «allegre» prese in fitto e concesse a prostitute per esercitare la loro attività e i passaggi di denaro successivi per ricompensare chi aveva dato un mano. Al processo sul giro di prostituzione messo in piedi a Potenza tra il 2008 e il 2010 ieri è stato sentito l’ispettore di Polizia Angelo Milite, che, all’e poca, seguì le indagini e firmò l’informativa conclusiva. Nel suo racconto in aula ha ripercorso gli accertamenti fatti su quel giro di donne italiane, sudamericane e dell’Est Europa che periodicamente venivano a Potenza per procurarsi «clienti del piacere». Un giro che è costato il processo a sei persone, quattro delle quali accusate di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, ossia Lucia Tenore, 50 anni, di Brescia (difesa dall’avvocato Luigi Corvaglia), Stefania Nardo, 57 anni, di Genova (avv. Giuseppe Nadalini e Margherita Gallotta), Giancarlo De Novellis, 55 anni, di Potenza (avv. Federico Rufino e Francesco Comuniello), e Michele De Stefano, 74 anni, di Abriola (avvocato Domenico Stigliani), mentre ad altri due è contestato il solo favoreggiamento in relazione al fitto di un appartamento, ossia a Domenico Palermo, 55 anni, di Potenza (avv. Nicola Spera e Maurizio Spera), e Salvatore Pagnotta, 46 anni, di Avigliano (avv. Domenico Stigliani). Dal racconto delle indagini fatto ieri in aula dall’i spettore Milite, emerge il ruolo centrale della Bresciana Lucia Tenore. Lei, ha spiegato ieri l’esponen - te della Polizia, era colei che si preoccupava di trovare gli appartamenti in fitto, lei, ancora, si occupava di pubblicizzare la presenza e le prestazioni delle «ragazze» (alcune delle quali, in verità, abbastanza attempate visto che si andava dai 28 ai 57 anni). E, ancora, a lei sarebbero finiti parte dei soldi che a margine degli incontri sessuali le donne ricevevano dai propri clienti. L’ispettore ha parlato di centinaia di euro che le ragazze dicevano di consegnare giornalmente alla Tenore. La donna, tuttavia, non era stabilmente a Potenza, e per questo, stando alle accuse, i movimenti di denaro avvenivano con versamenti su una carta di credito prepagata «postepay». E le indagini hanno consentito di evidenziare quei movimenti di denaro che, per l’accusa, non avrebbero altra spiegazione non riconducibile ad una attività di intermediazione e sfruttamento del sesso a pagamento.
03/10/2015 - autore: g.riv
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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