Le maschere zoomorfe di cartapesta realizzate dall’alianese Nicola Toce annunciano i carnevali lucani. L’ultima fatica – l”urs di Teana
Certamente. Nicola Toce, è un'artista completo, e rappresenta per il paese di Aliano, ma anche per tutta la Basilicata, motivo di grande vanto. Una figura a cui bisogna essere grati perché attraverso la realizzazione delle “maschere cornute”, realizzate da lui rigorosamente con l’uso della carta riciclata, insieme all’utilizzo di pigmenti naturali mescolati a gesso di Bologna e colla di coniglio, con le sue maschere e la sua arte, dopo l’illustre confinato Carlo Levi, ha veicolato la cultura e le tradizioni del piccolo paese di Aliano in buona parte del mondo. Come tradizione, Nicola Toce, l’apprendista diventato maestro, è stato incaricato dalla Proloco di Teana di realizzare la maschera carnevalesca zoomorfa più famosa: “l’Urs (orso) di Teana”, presentata a Teana, il paese nel cuore della Valle del Serrapotamo, sabato 17 ottobre prima giornata del weekend della tradizione, folklore e valorizzazione delle proprie risorse culturali, si è colorato dei fasti del carnevale. La prima domanda che si è posto l’artista per dare corso alla creazione della maschera è stata: “Qual è il ruolo dell'Orso nella mascherata più famosa di Teana?”. Una figura selvaggia e feroce, a tratti inquietante, per quel volto completamente coperto di peli e quell’andatura minacciosa che deve imprimere spavento e come bene e meglio ci racconta il teanese Rosario Castronuovo nel suo libro: “Le maschere di Teana”. Naturalmente per Toce è la figura principale, la mascherata dell’orso, che con le sue caratteristiche dominanti deve ben adattarsi all’attore che la deve indossare, e per questo che il finto volto si avvicina con i tratti dell’animale a quelli umani, schiacciando il muso dell’orso quasi a diventare un grosso e carnoso naso come chi abbia ricevuto un grosso pugno in faccia. La fisionomia della maschera è abbastanza innaturale per un essere umano, per questo motivo l’artista introduce lo spazio che permette di descrivere la scelta dei colori attraverso i concetti più familiari di tinta, saturazione come la terra di Siena bruciata e la luminosità attraverso le tonalità dei rossi mischiati ai marroni e alle ocre. Il visitatore, quasi a completamento di questa visione, ammirerà sulla fronte un pendente color bronzo che simula una catena che termina nell’elemento centrale così da monitorare l’ambiente circostante e se stesso attraverso la percezione degli altri sensi. “Ursus hiemem necat sed ver praenuntiat” (Orso uccide l'inverno, ma la primavera predice) con questa frase che leggiamo sul bordo della maschera l’artista ha voluto firmare la sua opera d’arte, che con la sensibilità che è possibile ritrovare in tutte le opere che crea. Riproduce la storia della comunità di appartenenza senza la quale il carnevale non esisterebbe più. Perché i “carnevali” della Basilicata come quelli di altre terre del pianeta raccontano quel viaggio affascinante che l’uomo ha compiuto nel tempo rappresentandone la realtà attraverso la finzione legando il presente attraverso il passato. Come l’urs di Teana e gli impulsi ancestrali che trasmette, e suggerisce al visitatore che per un giorno si può vivere scherzando su tutto, ridendo degli altri e, soprattutto, di sé stessi ed anche sulla ferocia dell’Orso che corre verso il tavolo su cui il Carnevale sta per cadere, se lo scarica sulle spalle e scappa via verso i campi, a dimostrazione del definitivo legame tra l’uomo (Carnevale) e la natura (Orso). Le maschere che crea Nicola Toce non vanno spiegate ma viste per poi acquistarne almeno una da appendere su una parete di casa. Mi auguro che Angelo Summa, neo assessore alla cultura di Avigliano, si ricordi che anche la nostra cittadina ha la sua maschera carnevalesca più rappresentativa, e invece di rincorrere altre culture, magari concentrandosi solo su qualche costosa rappresentazione concertistica, prenda esempio dalla Proloco di Teana e prima che arrivi “quaremma” si prodighi a commissionare la realizzazione della maschera aviglianese all’artista Nicola Toce. Assessore, le maschere sono tradizione dei luoghi, oggetto di memoria e racconto di quel che è stato. Come serbatoi di memoria; ovvero testimonianze d’infanzia piene di valori che immutati nel tempo, vanno tenute con il loro simbolo in vita. Immortalarle per rivederle, è un dovere.
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18/10/2015 - autore: Enzo Claps |
fonte: AVIGLIANONLINE.EU |