Sei mesi d’attesa prima di incontrare la testa del consorzio industriale, Bochicchio, che vuole le domande dell’intervista e preconfeziona le risposte Incontro deludente
POTENZA- «No, non posso, non ci sono in questo periodo… no, sto partendo devo andare all’Expo… no, ma io mi sono insediato da poco, non saprei…. Sentiamoci più in là». Ci sono voluti sei mesi per riuscire finalmente ad incontrare l’amministratore unico del Consorzio di sviluppo industriale della provincia di Potenza, Antonio Bochicchio. A differenza di quanto sperasse, noi non ci siamo arresi. Avevamo cercato un primo contatto con il dirigente Asi nel mese di aprile scorso, quando, occupandoci della fase di piena produttività della Fca di Melfi, ricevemmo precise sollecitazioni da parte dell’ad di Acm, Gianni Mulè circa le difficoltà patite nel sito di San Nicola per via delle carenze infrastrutturali e di gestione: «E’ inconcepibile che un polo logistico di riferimento in ambito europeo come quello lucano dell’automotive – aveva detto l’amministratore del consorzio che unisce le aziende dell’indotto Fiat - versi in condizioni di degrado». Come dargli torto. Tant’è che già all’epoca ci muovemmo immediatamente nell’intenzione di fare chiarezza su una questione che così come si profilava. Ma di tempo ne è trascorso - non certo per nostra volontàprima di poter giungere ad una verifica con i vertici del consorzio. Con chi altrimenti? In attesa di essere ricevuti dall’amministratore Bochicchio, non ce ne siamo stati con le mani in mano. Nel frattempo altre questioni sono venute a galla. Come Mulè, a lamentare un’analoga situazione di arretratezza dell’area industriale in cui insistevano le proprie aziende sono stati alcuni imprenditori della Val d’Agri. E in questo caso non si tratta solo di strade da asfaltare o del potenziamento dell’illuminazione sulle direttrici del sito industriale. Ritrovarsi ancora senza la fibra ottica e senza gas metano, a parere dei manager rappresenta una contraddizione in un’area industriale come quella di Viggiano e Grumento Nova, in cui è presente ed in piena attività un impianto in cui si estrae greggio. Con Eni che sovrasta la valle ed Fca fortezza in sfida al castello federiciano la percezione era che almeno in questi due invasi produttivi regnasse prosperità e decoro. Così non è. E la responsabilità pare sia tutta da attribuire al Consorzio di sviluppo industriale. Almeno è quanto ci riferiscono le aziende che rivendicano maggiore attenzione da parte dei vertici del consorzio. In realtà si sta parlando di un ente indebitato fino al collo, incapace di gestire l’ordinario, figuriamoci vederlo al lavoro nel progettare un piano di lancio e ammodernamento delle aree da esso gestite. Per ora i programmi sul tavolo sono quelli di risanamento, necessari alla sopravvivenza stessa dell’azienda. A mantenere posizionato il boccaglio dell’ossigeno è la Regione Basilicata, che da oltre sei anni siede al capezzale del Consorzio. Le terapie di cura tentate sino ad oggi, però, non hanno sortito l’effetto desiderato. Tra una delibera e l’altra, qualche determina, poste finanziarie inserite nei documenti contabili del massimo ente territoriale con le quali stanziare risorse, si cerca di avviare un processo di riforma. Nel frattempo esauriti gli strumenti legislativi a disposizione, si escogitano escamotage come quello dell’acquisto da parte della Regione dell’immobile di proprietà dell’Asi, con fondi pubblici s’intende, al fine di rimpinguare provvisoriamente le casse del consorzio a cui in seguito si attinge per pagare il canone al locatore. Intanto la riforma passa e di rivoluzione, così come annunciato, c’è ben poco. La novità è la gestione affidata ad un amministratore unico. Le speranze a questo punto sono tutte riposte in costui. Per carità il lavoro si impara sul campo, non vi è dubbio. Ma con 40 milioni di deficit (le cifre dettagliate sono riportate nelle tabelle pubblicate di seguito), aree industriali che languono e la necessità di un asset strategico di rilancio dell’azienda, che dire, la mossa attesa era quella, semmai, di un professionista alla guida dell’ente. I voti del vicinato aggiunti a quelli del partito non serviranno ad Antonio Bochicchio a svolgere al meglio il compito che gli è stato affidato e, soprattutto, ad imparare il mestiere. Anche in questo caso soldi pubblici sprecati, senza nessuna prospettiva e con il rischio dietro l’angolo del tracollo generale. Nell’attuare le ormai consolidate logiche di spartizione delle poltrone tra partiti alleati, i nostri amministratori, raramente, dimostrano di avere intuito, fiuto e lungimiranza.
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11/12/2015 - autore: Mariolina Notargiacomo |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |