incontro con la docente, psicoterapeuta e scrittrice
All’Unitre di Avigliano dalle 19 alle 20.30, Antonella Amodio, docente, psicoterapeuta e scrittrice ha presentato la sua fiaba «La lunga notte del tempo», editrice Universosud. Con lei l’illustratrice, l’architetto Gabriella Bulfaro e Mario Coviello,dirigente scolastico emerito e animatore culturale. Le sezioni dell’U n i t re svolgono una funzione culturale e di aggregazione unica. Ad Avigliano l’Unitre che conta più ed è diretta da riesce ad organizzare corsi, eventi, viaggi culturali, incontri con autori , fotografi e musicisti ogni sera. La sede, il vecchio municipio dismesso dopo il terremoto del 1980 che si inerpica per una scalinata ripida e la sala degli incontri che si trova al terzo piano dello stabile richiedono fiato ai sempre giovani che la frequentano. Ma lo sforzo è ripagato da un’atmosfera calda, da coriandoli di foto che raccontano la vita di questo luogo di cultura. Donato Sabia, responsabile dei corsi ci accoglie con il suo sorriso intelligente e l’illustra - trice dispone con cura i suoi tesori alle pareti della sala. Ha portato con sé le tavole illustrate che raccontano la storia di Assan, il principe felice che il mago Kirion affascina e «prende» con sé, rubando tutto il suo tempo. La sala si riempie. Donato Sabia racconta il suo rapporto antico con il preside Coviello, la sua personale esperienza con alunni dislessici, il campo di studio della Amodio. La scrittrice invita i suoi attenti ospiti a riconoscere le differenze come ricchezza, a non farsi rubare il tempo da una società che chiede solo di produrre e di non emozionarsi. L’illustratrice confessa che il volto di Assan è quello di sua figlia e che , a causa del lavoro si è accorta con sofferenza di aver trascurato a volte la figlia. Il pubblico interviene riflettendo sulla necessità di recuperare i cortili e gli spazi verdi per portare a giocare i nipoti. Il mago Kirion che ruba il nostro tempo è la ludopatia e la dipendenza da internet. «La favola - raccomanda Antonella Amodio - ci invita a recuperare i nostri spazi reali e virtuali,che ingoiano sempre più un tempo che non ci basta. Abbiamo bisogno del fuoco del cammino intorno a cui riunirci, di costruire una società che non giudica. Chi è consapevole di non poter fare a meno delle maledette macchinette che troneggiano nei nostri bar, di non poter vivere senza rimanere connesso ad internet, non continui a vergognarsi, a nascondersi ma di comincia a a dirlo. «Non vergo gnar ti… dillo». Al termine della serata , con il libro in mano da acquistare, molti si sono avvicinati alla scrittrice per una dedica. E il libro da portare a casa, da leggere ai nipoti, prende vita e diventa tesoro per continuare a credere nella necessità del racconto, delle emozioni.
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11/04/2016 - autore: Mario Coviello |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |