CARMEN LUCIA SULLA SILLOGE «VIVERE» OGGI A POTENZA

Incontro stasera nella biblioteca nazionale

Si terrà oggi, alle 18, nella Sala conferenze della Biblioteca Nazionale di Potenza, una conversazione sulla silloge «Vivere» della poetessa aviglianese Carmen Lucia. Dopo i saluti di Franco Sabia, direttore della Biblioteca, e del sindaco di Avigliano Vito Summa, introdurrà nel delicato clima lirico Angela Maria Salvatore. Interverranno Santino Bonsera, presidente del circolo Spaventa Filippi e Francesco Saverio Lioi, vicepresidente del medesimo circolo culturale. Anna Maria Basso, dirigente dell’Istituto Comprensivo Giacomo Leopardi leggerà dei versi della Lucia. «Vivere, la mia seconda raccolta di poesie – spiega l’autrice - accoglie testi scritti tra il 2004 ed il 2009. Il titolo, nato spontaneamente dalla lettura della poesia di Eugenio Montale posta ad apertura del libro, allude al mio desiderio di celebrare la vita, il bene più grande e prezioso che ho». «Sono circa venticinque anni – continua - che mi dedico all’attività letteraria e le sono debitrice poiché essa mi ha aiutato a riflettere ed accettare gli imprevisti della vita, a cercare di dare loro un senso. Non ho trovato risposte, ma domande, non ho trovato certezze, ma incontrato dubbi. In fondo, come diceva anche un altro poeta, Davide Rondoni, conosciuto in occasione di una conversazione sulla poesia ad Avigliano, la letteratura non dà risposte, ma ci invita a cercarle dentro di noi». «Negli anni – spiega Carmen Lucia - ho compreso che senza il fattivo e proficuo contributo della cultura letteraria la mia vita sarebbe stata più povera e più dura ». Cosa la spinge a scrivere? «Senza la letteratura – afferma - anche il mondo sarebbe più brutto, più duro, più povero. Io scrivo per bisogno, come rilevava Francesco De Sanctis, per lo stesso bisogno per cui si mangia, e scrivo per dovere morale verso l’umanità, come diceva di Verga un altro critico letterario, Trombatore. La letteratura ha saputo darmi le risposte che la fede non mi ha dato. I miei versi non sono solo ripiegati a dar voce al mio dolore ed alla mia sofferenza (ho nel cassetto una raccolta di racconti in versi, Eden, dove si narrano storie di animali maltrattati), ma che partono da essi e si pongono in ascolto del dolore del mondo. Un dolore che offende, indigna, sconcerta e rispetto al quale non si può e non si deve restare indifferenti». «La scrittura – conclude - è la mia arma, la mia forma di attivismo, il mio strumento di denuncia, la mia strada per urlare il mio “non ci sto” ad accettare, tacere, assecondane orrori e brutture; è il mio modo per contribuire al cambiamento di questo mondo in cui ho scoperto che elemento di disturbo ed offesa alla bellezza e bontà è proprio la crudeltà dell’uomo».
15/04/2016 - autore: Sandra Guglielmi
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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