EXPORT DA RECORD, CON FCA SI VOLA

Lo stabilimento Fca di S. Nicola di Melfi

Quando a parlare è la logica razionale dei numeri, il disfattismo di chi dice che va sempre tutto male smette di trovare la sua concreta espressione nella logica dell’evidenza. Raccontare la rinascita o comunque la ripresa di un territorio negli anni della grande crisi economica, sembrerebbe un esercizio di retorica o l’espressione di una speranza più che una concreta visione dello stato dei fatti. Forse per questo accolgo con entusiasmo i dati Istat sull’andamento delle esportazioni regionali del primo trimestre, che forse per la prima volta da tempo immemore, collocano la Basilicata, con una crescita tendenziale del 118,9%, tra le regioni che sono in grado di fornire impatti più rilevanti per la definizione dei trend del mercato di export. Inutile, negare che il dato è indissolubilmente legato alla presenza sul territorio regionale dello stabilimento Fca di S. Nicola di Melfi, che rappresenta se non la totalità, ma un’altissima percentuale di quel movimento di export da record di cui tutto il paese pare accorgersi in questi giorni. La media nazionale delle esportazioni nel settore automobilistico registra, un calo dello 0,4%, ed è appesantita dalla performance negativa delle regioni del Nord, in particolare il Piemonte, che offre il contributo negativo maggiore tra tutte le regioni. Sembra quasi che la storia dell’automotive stia invertendo il suo corso, e che sia finalmente pronta a restituire dignità a quella parte dell’Italia che in tempi passati, ha fatto la storia della fabbrica in Italia, dovendo però lasciare la propria terra poco generosa di occasioni, per ”emigrare” verso quel nord non sempre accogliente e comunque lontano dalle radici. Il rilancio dello stabilimento di S. Nicola di Melfi, che molti vedevano già destinato alla chiusura molto tempo fa, ci restituisce una lezione che non dovremmo dimenticare se vogliamo provare a riscattarci da quello stereotipo di meridionalismo becero ed arretrato raccontato in alcuni film della Wertmuller. Il lavoro, la ricerca di un livello di specializzazione sempre crescente, la messa in campo di una visione a lungo termine, la decisione di fare scelte poco popolari ma meditate in un’ottica di conservazione dell’occupazione, hanno consentito di contribuire a questa piccola impresa meridionale. Ma proprio in virtù di questo momento di grazia occorre comprendere che un nuovo corso degli eventi é possibile, ma solo se tutte le parti in causa sono pronte all’azione. Occorre l’impegno dei lavoratori, che continuino ogni giorno a fare il proprio lavoro, con rinnovato vigore ed entusiasmo ad un progetto che nell’immediato consente di portare il pane a casa, ma contemporaneamente lascia aperte le porte del futuro. È necessario che i sindacati, agiscano per il bene del lavoro e dei lavoratori, mettendo da parte divisioni e divergenze di opinioni per costruire un comune progetto di crescita. È necessario che la politica, si assuma delle responsabilità concrete, e non usi il buon momento di Fca come un vessillo di successi di cui non è responsabile, ma che parta da Melfi per costruire una rete di buone pratiche, infrastrutturali, occupazionali, mediatiche, culturali e turistiche che ci portino fuori dal torpore. Melfi a marchio Jeep. Questo per ora rimane il nostro sogno, anche se oggi, citando Walt Disney, posso quasi pensare che possa trasformarsi in un progetto, con una data di realizzazione non più così lontana. L’America, la terra promessa, non sono solo una metafora del pensare in grande, sono oggi il mercato verso cui la mia Basilicata esporta le auto che produce, trascinando il paese verso nuovi record.
18/06/2016 - autore: Carmine Vaccaro
Segretario generale Uil Basilicata
Marco Lomio
Segretario regionale Uilm
fonte: LA NUOVA DEL SUD

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