Dietro quanto successo al malcapitato cercatore ci sarebbe la pretesa di «esclusiva» su alcune zone buone
Per un pugno di tartufi. A spasso per i boschi alla ricerca del prelibato tubero si trova a subire prima le minacce e poi a prendere atto che la sua auto è stata oggetto di un incendio. C’è qualcosa di inquetante in quella denuncia depositata da un cittadino di Avigliano alla stazione dei Carabinieri di Forenza. Perchè mostra che quella che doveva essere un’attività quasi ricreativa alal ricerca di un dono della terra che da qualche decennio si è scoperto esistere in basilicata, in buona quantità e con ottime qualità, può essere al centro anche di contese talmente dure da sfociare nella violenza. Una premessa: parliamo di un mercato economicamente significativo. Un chilo di tartufi frutta centinaia di euro, anche migliaia a seconda della qualità, e ci sono alcune specie che tranquillamente superano i mille euro al chilo di quotazione. Un giro di affari che giustifica gli sforzi, l’acquisto di attrezzatura dedicata e di cani addestrati a caro prezzo e, evidentemente, anche atti che vanno contro la legalità E qui siamo a quanto sarebbe successo al cercatore aviglianese in trasferta in quell’area nota come il Bosco di Acerenza. Lo scorso 2 luglio, ha raccontato ai carabinieri di quell’episodio che lo aveva lasciato a piedi lontano da casa. Quel pomeriggio era arrivato in contrada Canzirro di acerenza per mettere a frutto quella licenza di ricerca di tartufi di cui è in possesso. La zona è conosciuta come «zona buona» dai cercatori e qualche decina di chilometri di distanza sono giustificati. Il cercatore così, parcheggia l’auto ai margini della zona boschiva e si inoltra tra gli alberi. Tre ore di camminata e di raccolta e, al ritorno, la sorpresa: l’auto si trovava spostata rispetto al luogo in cui l’aveva lasciata ed era totalmente avvolta dalle fiamme. Una brutta storia, ma non l’unica: perché se quelle fiamme nascondono il sospetto che qualcuno non voglia lasciar spazio ad altri cercatori, ancor più in questo senso depone un altro episodio che lo stesso uomo ha pure riferito ai carabinieri: qualche tempo fa, in una zona totalmente diversa da quella di ora (che frequentava da appena qualche mese), mentre era a «caccia» di tartufi più vicino a casa sua, a Contrada Bosco Grande (tra Potenza, Ruoti e Avigliano) è stato avvicinato da un fuoristrada con a bordo due persone, uno più giovane, sui 30/35 anni, ed uno più anziano, intorno ai 50 e il primo, dopo aver abbassato il finestrino, gli ha detto senza mezzi termini: «Qua non devi venire perché è zona nostra». Quei tuberi, insomma, fanno gola. Parlare di racket sarebbe eccessivo, ma l’illegalità e la violenza iniziano a farsi avanti.
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07/07/2016 - autore: Redazione |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |