UN CAMEO IN UNO SCRIGNO

Gemellaggio Tolve-Torrepaduli, risalta il video di Benaglia ispirato alla Taranta.

TOLVE - Tra le iniziative svolte dal sodalizio di Tolve e Torrepaduli nell’ambito dei festeggiamenti di San Rocco, ne risalta una in particolare, come un cameo in uno scrigno: il video di “Danzano nell’aria leggera”, con le immagini tratte dalle opere artistiche di Enrico Benaglia ispirate alla danza della Taranta. Si tratta di un evento straordinario, in anteprima nazionale a Tolve. Il progetto, nato da un’idea di Alessandro Turco e che annovera la regia di Pietro Micucci, propone, per la prima volta, l’interazione tra la musica popolare e l’arte pittorica: le figure di carta del maestro Enrico Benaglia si animano e ballano la pizzica. Il progetto, articolato in modo creativo e complesso – e che si avvale della partecipazione delle ballerine di Tarantarte di Maristella Martella, e delle musiche degli “Officina Zoè” - lascia intravvedere grandi sorprese per la fase finale. Un’incredibile idea che incuriosisce e che ha in serbo curiosità e stupore per la creatività e l’armonia che collega i vari tipi di espressione artistica. Abbiamo incontrato il maestro Enrico Benaglia - conosciuto e importante esponente del panorama internazionale dell’arte - nel suo studio a Roma e parla con entusiasmo del progetto. Il suo talento artistico è supportato da umanità e umiltà, doti riscontrabili solo in grandi artisti. Il maestro è molto legato alla Basilicata. Conosce la regione per aver partecipato nel 2003 a Trivigno all’inaugurazione della mostra “I colori della musica”, curata da Carlo Andriuoli, dove erano esposti alcuni suoi lavori. Inoltre, una rassegna delle sue opere, allestita nel 2004 nel Museo Provinciale di Potenza, era collegata alla presentazione del libro “Il pianista del cuore”. Alcune delle opere in vetrina erano state realizzate espressamente per il libro citato. Nel 2006, presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma ha presentato il calendario- catalogo d’arte “Favole per un anno”, anch’esso a cura di Andriuoli, per la Regione Basilicata, tredici pastelli inediti con una significativa antologia di poeti lucani. Una lunga amicizia lo lega al giornalista e scrittore Mario Trufelli.

Come nasce quest’interazione tra pittura e musica popolare?

Ho conosciuto ad una manifestazione a Roma due esponenti del mondo della taranta. Da allora ho cominciato a interessarmi di questi movimenti un po’ sensuali, un po’ misteriosi. Quando Alessandro Turco mi ha parlato della sua idea mi sono messo subito al lavoro. Ho lavorato per sette, otto mesi, studiando foto e video. Ho dovuto rendere queste immagini “Benagliane” prima di imprimerle sulla tela, preparando la scenografia delle opere da dipingere prima con i disegni, poi con le figure in carta, un lungo lavoro per rappresentare ogni movenza di questa singolare danza, non semplicemente dipingendole, bensì trasformandole secondo il mio stile artistico. Quando s’incontrano due persone che hanno dei punti di riferimento comune - per ciò che riguarda le emozioni, l’arte e le cose fatte bene - lo stimolo viene sempre reciproco. Alessandro mi ha mandato molto materiale, filmati, fotografie, emozioni. E’ nato in me il desiderio, aderendo a questo progetto, di collegarmi a un mondo letterario e artistico che non conosco completamente. Sono contento di aver reso visibile il movimento della “pizzica” e di aver creato emozioni per gli altri. Vedo che il mio messaggio è arrivato e questo mi soddisfa molto. Ho lavorato egoisticamente per me, ma nello stesso tempo pensando a una realtà importante come il ballo, la taranta, la liberta, la sensualità, il sogno, la vitalità. Tutto questo mi ha caricato molto, e mi fa vivere meglio: cerco sempre di lavorare così, le emozioni che prendo da fuori le porto dentro e nel restituirle vorrei che gli altri le comprendessero. Questa è la più grande gratificazione che io possa avere oggi: fare una cosa che gli altri percepiscono. Ed è il contatto umano con i sentimenti, con i sogni di tutti, della poesia, della letteratura, dell’alta pittura, della musica, che mi fa stare bene. Tutto questo lo ripeto continuamente, le emozioni mi fanno vivere! Un artista è appagato quando riesce a partorire qualcosa che ha dentro, soprattutto quando riesce comunicarlo. Spesso il fuoco interiore della creatività non è facile da esprimere, non tutti hanno i mezzi per esprimere i propri sogni. E’ un dono e non bisogna sprecarlo, ma metterlo al servizio degli altri. Il mio interesse attuale è quello di mettere in collegamento l’arte della pittura, con la musica, la scienza, la poesia, per creare insieme ad altri artisti emozioni collettive fruibili da tutti indistintamente.

Conta di tornare in Basilicata?

Certamente, sono grato alla Basilicata per aver presentato in anteprima questo progetto. A breve mi recherò anche nel Salento.

Progetti futuri in cantiere?

A novembre, presso l’Osservatorio Internazionale di Monteporzio Catone, prenderà il via una grande mostra dedicata allo spazio, con la partecipazione anche di scienziati e studiosi. Per dirla con Gorky: “Il cuore dell’uomo è l’arte, mentre la scienza è l’intelligenza”. Perché se non c’è il cuore, non esiste emozione, e allora anche la vita scientifica non avrebbe senso. Enrico Benaglia è un creatore di emozioni. Ispirandosi ai sentimenti e le passioni che albergano nel cuore dell’uomo, le riconsegna alla collettività arricchite dalla sua sensibilità umana e artistica. Di lui Pierpaolo De Giorgi, etnomusicologo, scrive: “Benaglia è stato avvinto dal fascino della pizzica, osservando le sue opere godiamo di quella delicata e misteriosa bellezza, persino più che ad un concerto dal vivo”.

24/08/2016 - autore: Lucia Santoro
fonte: LA NUOVA DEL SUD

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