Oltre 2500 presenze in Puglia per la 19esima edizione della nota rassegna
POTENZA - Si è conclusa con “La canzone napoletana… Prima della canzone napoletana” - le cantate, le arie e le villanelle nella Napoli del 600, a San Vito dei Normanni la XIX edizione del Festival Barocco Leonardo Leo. La rassegna internazionale di musica antica si è riconfermata uno straordinario appuntamento per musicisti, studiosi, professionisti del settore e amanti della musica barocca, convenuti in Puglia per il festival, considerato a tutto merito come uno dei migliori del sud Italia. L’iniziativa, organizzata dal Centro Studi e Documentazione Leonardo Leo, ha registrato lusinghieri e unanimi consensi per le notevoli e svariate peculiarità che la caratterizzano. Abbiamo incontrato il direttore artistico del festival, maestro Cosimo Prontera, del Conservatorio Di Musica “Carlo Gesualdo Da Venosa” di Potenza, titolare della cattedra di Organo e Composizione Organistica e docente di pratica del basso continuo e organo antico nel biennio di Musica Antica, che nella narrazione dello svolgimento della singolare rassegna, sottolinea le corrispondenze che uniscono la regione Puglia alla Basilicata. All’epoca di Orazio Flacco, il poeta latino, la Puglia cominciava subito dopo aver lasciato Benevento e ciò continuò fino all’800, infatti lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius nel suo “Passeggiate in Campania e en Puglia” faceva iniziare il viaggio nelle Puglie appena lasciata Benevento. La Venosa di Orazio fino a tempi recenti era considerata pugliese, così anche Oppido lucano. Una cartina in rame del 1595 raffigura un’improbabile Puglia dove il solo Salento era definito Puglia ed il confine settentrionale era dato dalla Terra di Bari, mentre ad ovest da Matera cominciava la Calabria. I cartografi Joan en Cornelis Blaeu nel 1640 inseriscono nell’attuale perimetro della Puglia e precisamente nella Terra d’Otranto la città Matera. Sono molto labili i confini storici in cui il Sud si muoveva: eravamo tutti “napolitani” o regnicoli nel periodo in cui Napoli era capitale di un regno non politico o economico ma culturale. Tutte le differenze cadevano difronte all’attrattività culturale della capitale. Impressioni “a caldo” su questa XIX° edizione del festival, riferite anche alle presenze, alle opportunità di sviluppo culturali e di incremento turistico? Otto appuntamenti, 38 musicisti impegnati, più di 100 brani ascoltati, 4 città toccate con location storiche sbalorditive, sito internet cliccato circa 20000 volte, idem per la pagina facebook, 2500 presenze di pubblico, con l’assidua presenza di uno dei più illuminati e raffinati intellettuali che il nostro sud abbia partorito, il prof. Biagio De Giovanni che, altresì, ha “conversato” con il pubblico in una delle serate sul ruolo culturale che Napoli assunse tra il XVII e XVIII sec. Un trampolino sicuro ce lo offre il titolare del Barocco Festival, Leonardo Leo (1694 - 1744), compositore nato a S. Vito dei Normanni, nell’entroterra brindisino, e che trasferitosi nella Napoli settecentesca diventa una “star” del periodo. Ed ecco l’obiettivo del festival: riproporre la letteratura leana e dei suoi coevi napoletani. Molte le soddisfazioni musicali ma la più grande è quella di far godere questo repertorio, costruito sulle esecuzioni storicamente informate e fino a poco tempo fa giudicato elitario, ad un pubblico numerosissimo e di ogni provenienza. Le ricadute sotto l’aspetto turistico sono solo positive: oltre ad un 60 % di pubblico stanziale, il restante, non autoctono, sceglie di fare le vacanze facendole coincidere col festival diventando così, una volta rientrati nelle proprie terre, indiretti ambasciatori dei tesori del nostro Sud. Organizzare un evento di così largo respiro comporta un lavoro che dura per mesi. Pur nella sua organizzazione capillare e certosina, si possono incontrare problemi e difficoltà non previste? Si comincia con la programmazione ad Ottobre per realizzarla undici mesi dopo. Ovviamente non sono solo nell’organizzazione. Ho una squadra di cui andare veramente fiero di cui in tanti ci invidiano e i problemi organizzativi che si presentano in progress - e vi assicuro sono tanti - si risolvono. La vera difficoltà che registro è l’incertezza degli aiuti economici. Conosciamo tutti il quadro in cui viviamo e il cosiddetto aiuto pubblico per questi appuntamenti va sempre più assottigliandosi. Quali sorprese riserva la XX° edizione del Festival? Si può sperare in una tappa a Potenza in collaborazione con il Conservatorio Gesualdo da Venosa? Spero, lo spero vivamente e ci sono molti elementi che concorrono a questo, di poter realizzare il dramma sacro “Dalla morte alla vita di Santa Maria Maddalena”. Si tratta di un’opera sacra di Leonardo Leo che il festival, con una petizione e soprattutto col forte e indispensabile aiuto di un’imprenditrice brindisina la dott.ssa Stefania Baldassarre, che ha acquistato un’opera di 200 carte, ritenuta dispersa da tutti i dizionari di musica, da noi recuperata da un antiquario parigino al costo di 15.000 euro. Ne siamo fieri e penso di recuperare anche il pensiero della Dott.ssa Baldassarre: abbiamo cambiato un rigo della storia della musica del mondo con un’operazione di mero mecenatismo culturale. Ora, la stessa imprenditrice vuole portare a termine l’operazione facendola eseguire. In merito al censimento in corso degli organi storici in Basilicata, si può sperare in un festival organistico itinerante in Basilicata? Il numero degli organi storici in Basilicata è rilevante ma anche la fattura della costruzione e rilevante. Anche qui siamo legati alla “Capitale”. I costruttori hanno lavorato su un modello napoletano o meridionale producendo un numero consistente di strumenti. Con un gruppo di studio che fa capo al CeRM (Centro Ricerche Musicali L’organo di Trivigno) e il Conservatorio Gesualdo da Venosa, abbiamo cominciato il censimento degli strumenti storici e, una volta censita la diocesi di Tursi-Lagonegro ad opera dei maestri Samuele Di Filippo e Adolfo Cuccaro, siamo passati alla diocesi di Acerenza. Il territorio lucano presenta un alto numero di paesi con innumerevoli chiese a volte non agevolmente raggiungibili. Penso che si possa certamente pensare ad un festival organistico Lucano anzi, lo rivelo, ci stiamo già lavorando. In attesa di questi importanti appuntamenti che presto riguarderanno la Basilicata, il prossimo 15 settembre, alle 20,30, presso l’Auditorium del Conservatorio “R. Duni” di Matera - in occasione del Congresso Internazionale di Reumatologia sulla malattia di Behçet, presieduto dal prof. Ignazio Olivieri, presidente “incoming” per il biennio 2014- 2016 della Società Italiana di Reumatologia - l’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici” diretta da Cosimo Prontera, con uno dei più importanti violinisti barocchi d’Europa, Stefano Montanari, eseguirà Le Stagioni di Antonio Vivaldi. |
13/09/2016 - autore: Lucia Santoro |
fonte: LA NUOVA DEL SUD |