Nel cimitero riservata un’area per le cellette portaurne cinerarie. In Basilicata non c’è un forno ad hoc. Iniziativa «inedita» della Società operaia di Mutuo soccorso aviglianese
Sono sempre più numerosi gli italiani che pensano alla cremazione. Una scelta in espansione che, tuttavia, confrontata con gli altri Paesi d’Europa, mostra il Belpaese fanalino di coda. Il fenomeno, inoltre, non è omogeneo nello stivale: aumenta al nord, ma non decolla al Sud, anche a causa della minore diffusione di poli crematori. La Chiesa, nonostante continui «a preferire la sepoltura dei corpi», apre, per la prima volta nero su bianco, alla pratica ed il Vaticano ha appena pubblicato l’istruzione «Ad resurgendum cum Christo», nella quale la Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal cardinale Gerhard Müller, interviene per fare chiarezza con una sorta di «legge quadro». La cremazione, dunque, non è vietata per i cattolici, ma a condizioni ben precise: le ceneri non possono essere disperse nell’ambiente né conservate in casa né tantomeno divise in famiglia o conservate in gioielli o altri oggetti, ma devono essere custodite in un luogo sacro. Ma qual è la situazione in Basilicata? La nostra regione, insieme alla Calabria, è l’unica ad essere sprovvista di un impianto per la cremazione dei defunti. «In realtà – ci spiega Pietro Imbrenda, titolare di un’azienda aviglianese di pompe funebri esperta nel settore – nel progetto del nuovo cimitero di Potenza era stato previsto un forno per la cremazione, poi non realizzato. Noi dobbiamo recarci fuori regione e negli ultimi tempi lo stiamo facendo spesso, in quanto la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Avigliano sta «promuovendo» tra i suoi soci la pratica ed ha riservato u n’area nel cimitero di Avigliano esclusivamente alle cellette portaurne cinerarie ». «Il Consiglio direttivo della Soms – spiega il Presidente Andrea Genovese -, in considerazione della problematica molto avvertita dalle nostre comunità attinente la progressiva mancanza di spazi all’interno dei cimiteri comunali; dell’impossibilità geo-morfologica a destinare altro suolo pubblico per l’ampliamento degli stessi; dei costi elevati dei loculi per la tumulazione canonica, ha deciso di promuovere e sostenere la pratica della cremazione e, per dare un segnale concreto, ha acquistato e collocato presso la Cappella cimiteriale del Sodalizio una struttura modulare per la conservazione delle urne cinerarie, a disposizione gratuita dei Soci e dei loro familiari conviventi. Inoltre, ha deliberato l’erogazione di un contributo spese fino ad un importo di 650 euro per i soci che opteranno per la cremazione, una pratica che, in realtà, ha costi molto più ridotti già normalmente rispetto ad una tradizionale inumazione (o tumulazione) ».
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27/10/2016 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |