Ragazzine lucane nella trappola di Facebook. Un caso a Rionero
Minori adescate in rete col miraggio di concorsi di bellezza e finite stritolate nei sogni e nella dignità da ignobili ricatti e violenze virtuali annichilenti e devastanti quanto quelle fisiche. Ragazzine avvolte dalla paura, in cui una componente essenziale è l’anonimato dietro cui si celano questi cybercriminali, schiacciate spesso dalla vergogna e travolte da vicende molto più grandi di loro, che metterebbero a dura prova anche un adulto. Eppure c’è chi ha la forza di parlare e, spalleggiato dai genitori, di reagire e denunciare. A raccontare l’incubo che l’intera famiglia sta vivendo da mesi è, alla trasmissione «Chi l’ha visto», la mamma di una quindicenne di Rionero in Vulture, assistita dall’avvocato di fiducia della famiglia, il penalista barese Antonio La Scala, presidente nazionale dell’Associazione Penelope. «La ragazzina – racconta alla Gazzetta il legale – riceve su messenger, circa un anno e mezzo fa, un invito per partecipare ad un concorso di bellezza, in cui le vengono chiesti dati e foto, che la giovane invia». Scatta immediatamente, a quel punto, quella che, dietro la sedicente competizione, si rivela una vera e propria trappola che, col passare dei giorni, si trasforma in incubo quotidiano. «Partono – continua La Scala – delle pressanti richieste di invio di altre tipologie di foto, da immagini in bikini a quelle senza reggiseno e di nudo integrale. L’adolescente, disturbata dalle assurde richieste, interrompe bruscamente ogni contatto. Prendono il via, a questo punto, i ricatti: non essendo riusciti nell’intento con le buone, gli adescatori passano alle maniere forti, con la minaccia di inviare in giro foto, ottenute tramite fotomontaggi, della ragazzina nuda». «Spaventata – racconta l’avvocato – la giovane si rivolge ai genitori e gli episodi vengono denunciati alla Polizia postale di Potenza, tutt’ora titolare dell’inchiesta. L’espo - sto, tuttavia, non ferma i malintenzionati che, a quel punto, aprono ben 3 profili fasulli della ragazza ed iniziano a far girare foto svestite, create con maestria tramite collage con fotoshop, con il suo volto e a scrivere frasi ammiccanti e scabrose, imputabili alla ragazza, con espliciti inviti pedopornografici. Nel frattempo continuano le minacce nei confronti della giovane e della mamma». «Grazie alla denuncia depositata dalla famiglia – chiarisce il penalista – e attraverso le indagini per risalire all’account da cui sono stati creati i falsi profili facebook, gli inquirenti stanno lavorando per trovare i responsabili, accusati di reati molto gravi quali la diffamazione e la diffusione di materiale pedopornografico, oltreché di minacce». «L’episodio – spiega La Scala, che con l’Associazione Penelope da anni gira gratuitamente per le scuole per mettere in guardia gli studenti sui pericoli della rete e fare prevenzione – non è isolato. Ci sono altre vittime accertate, sempre nella stessa zona, e potrebbero essercene molte altre, non ancora emerse». «Il mio invito – continua il legale del foro barese - è a denunciare. Voglio ricordare che è garantita la massima riservatezza e c’è l’assoluto anonimato. Il cerchio attorno ai responsabili si sta stringendo, grazie anche all’ottimo lavoro fatto dagli inquirenti e qualunque ulteriore informazione può essere utile per assegnare in tempi brevi nelle mani della giustizia i responsabili di crimini così ignobili nel confronti di indifesi minori». «Un ultimo appello ai ragazzi – conclude La Scala. Fidatevi sempre degli adulti che vi circondano, dai genitori agli insegnanti, e condividete con loro cosa vi accade. Nessuno vi dice di spegnere i vostri sogni o velleità, ma di farvi aiutare a filtrare, con l’esperienza e la maturità, il reale dal subdolo, tutelando voi stessi, la vostra tranquillità e il vostro futuro».
Quelle aspiranti baby modelle attratte da un falso marchio di lingerie C’è un precedente in Basilicata di concorsi bluff pubblicati su internet. È accaduto a Matera a settembre di due anni fa. Al centro di un’inchiesta giudiziaria una finta selezione di modelle per Yamamay, noto marchio di intimo. Con questa scusa si facevano inviare foto da ragazzine in lingerie o costume da bagno. La Polizia postale alla fine è risalita al «catalizzatore» di foto, un trentenne della provincia, puntualmente denunciato. Le ragazze erano tutte contattate attraverso Facebook, con messaggi privati, da una sedicente Valentina Maran (nome di fantasia) che sul social network più diffuso si presentava come gestore «di un negozio di intimo Yamamay a Matera». Nulla di più falso, ovvio, così come, per chi accettava, era l’appunta - mento fissato nel negozio affiliato alla importante marca e che si trova nel centro della città, e assolutamente estraneo alla vicenda. Per rendere credibile l’inganno, del resto, era anche stata realizzata una mail che verosimilmente richiamava quelle ufficiali. Così come pure è stato creato ad arte il profilo Facebook dello stesso negozio materano da dove un link rimandava ad un sito «parallelo» del noto brand di moda (ora oscurati). Nel quale negozio, alla data e orario prestabiliti, sono convenute diverse ragazze minorenni accompagnate dai genitori, con la lusinga della possibilità di essere selezionate per il catalogo delle collezioni 2015/16. Si può solo immaginare come l’ignaro e onesto titolare dell’esercizio commerciale cadesse dalle nuvole per ognuna delle ragazze con genitori che si sono presentate, e viceversa. Tutto falso, tutti vittime dell’in - ganno. A parte questo aspetto, cosa altrettanto grave è stata che alle giovani contattate si chiedeva, quale condizione minima per partecipare alla selezione, quella di inviare preventivamente due foto in intimo, di fronte e di spalle, in attesa, questa era la promessa appetibile, che al provino un fotografo professionista provvedesse poi a realizzare il book di immagini e per il quale avrebbero ricevuto 30 euro a posa per un massimo di 50 scatti. L’indagine ha avuto inizio a seguito della denuncia di due ragazzine materane contattate su Facebook, altre sono di province limitrofe, oltre ad essersi aggiunto il titolare del negozio. Ma, verosimilmente, le ragazze contattate attraverso il social network potrebbero non essere soltanto del nostro territorio e zone vicine.
«Cari genitori affidatevi a chi lavora seriamente ed è esperto del settore» Moda, cinema, televisione, talent, concorsi. Sono tantissimi gli adolescenti, e non solo, attirati dal dorato mondo dello star system ed altrettanti i possibili malintenzionati senza scrupoli pronti a sfruttare, soprattutto in rete, le velleità ed i sogni di gloria che possono regalare una coroncina da reginetta, un servizio fotografico, una comparsata in tv o un ruolo al cinema o in un fiction. Un mondo ammirato e allo stesso tempo fortemente demonizzato, messo spesso sotto accusa nonostante vi lavorino tanti professionisti seri, i cui sforzi sono spesso sgretolati, agli occhi dell’opinione pubblica, dai malintenzionati che popolano soprattutto la rete e nel quale, principalmente quando si tratta di minori, è necessario muoversi con cautela. L’ap - pello dell’avvocato La Scala, che sta seguendo il caso dell’adolescente del vulture finita nel tritacarne delle minacce ed in una presunta rete di pedofili, a fidarsi degli adulti di riferimento affinché possano vagliare attentamente persone e indirizzi a cui affidare dati ed immagini far girare sul web, pone l’attenzione su quanto sia delicata la questione in quest’ambito soprattutto nella sfera di bambini ed adolescenti. E se è inutile creare un muro, provando a convincere i giovani che il rischio di incappare nel «marcio» potrebbe essere troppo alto, in quanto sarebbe fin troppo naturale il pensiero del «perché proprio a me», perdendo la battaglia in partenza, è indispensabile mettere in guardia, aprire gli occhi tramite incontri con gli esperti nelle scuole, accompagnando altresì i ragazzi nelle scelte, per aiutarli a valutare. Affidarsi a riconosciuti esperti del settore, quali casting director ed agenti seri, potrebbe essere un buon filtro per non incorrere in truffe o peggio ancora, cadere nelle mani di criminali senza scrupoli. Ne abbiamo parlato con Isabella Romano, conosciuta agente barese di baby modelli e attori, con alle spalle oltre 20 anni di esperienza maturata nella realizzazione di servizi di casting a livello nazionale ed internazionale, che ha fornito modelli per famosi brand ed attori per rinomate case di produzione, che vanta un database, in costante crescita, di circa 2000 bambini di età compresa tra 0 e 17 anni, che ne fanno la più grande del sud Italia. «E’ inutile negare – afferma la Romano – che ci muoviamo in un campo minato, in cui le attenzioni non sono mai troppe. La trasmissione di qualunque materiale fotografico, ad esempio, viene effettuata da parte nostra, e di qualunque agenzia seria, solo dopo aver valutato attentamente l’identità dei richiedenti, la valutazione della produzione, che solitamente si affida alle agenzie e non a fantomatiche richieste on line, e l’importanza del progetto». «La nostra agenzia – continua l’agente delle aspiranti baby star – sfrutta molto le conoscenze personali, maturate in tanti anni di attività ed esperienza e mette un’attenzione estrema nei confronti dei minori e delle famiglie, dalle prime fasi di selezione passando per gli indispensabili permessi presso l’ispettorato del lavoro, fino all’attenta tutela sul set, con il minore mai lasciato da solo, per una garanzia a 360°». «La posta in gioco – conclude – ossia la tutela dell’incolumità dei bambini e dei ragazzi, è troppo alta per correre il benché minimo rischio». |
17/03/2017 - autore: Sandra Guglielmi |
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO |