COSÌ TRASFORMA IL LEGNO IN GIOIELLI... MUSICALI

La storia di Donato Lovallo, autodidatta e apprezzato costruttore di violini

Costruisce violini ma non vuole lo si chiami liutaio perché «è un titolo troppo importante da assegnare ad un autodidatta». Modella, scalpella, assembla pezzi di legno e li trasforma in piccoli gioielli sonori. E si commuove. Si commuove ogni volta che un violino nato dalle sue mani ma soprattutto dal suo cuore emette, vibranti nell’aria, i primi melodiosi «vagiti». Donato Lovallo, classe ‘59, si è accostato piccolissimo all’arte di lavorare il legno. «All’età di 7 anni – racconta – iniziai a frequentare insieme ai miei fratelli maggiori, Tommaso e Antonio, la bottega del maestro Pietro Pace, sorta di scuola artigiana di intaglio del legno ». «Dopo le medie – continua – ho frequentato una scuola di restauro in una piccola Galleria d’arte a Potenza. Poi ho lavorato in un mobilificio dove costruivo cucine su misura passando per la realizzazione di porte, infissi e mobili. Ad un certo punto, tuttavia, sono tornato sulla strada del restauro ed ho iniziato a lavorare con mio fratello Tommaso, che non aveva mai abbandonato la nostra giovanile passione, trasformandola in un lavoro». E i violini? «Poco più di un anno fa, navigando su internet sono incappato casualmente in un video in cui veniva mostrata la costruzione di un violino e ne sono rimasto letteralmente stregato. Da lì è nata la mia sfida. Ho iniziato a documentarmi, a studiare, a provare. Mi sono fabbricato da solo l’attrezza - tura necessaria e tra mille difficoltà ed una indescrivibile emozione ho costruito il mio primo violino. Non ero sicuro suonasse e pensavo tra me e me che l’avrei tenuto così, come un soprammobile. Quando tuttavia l’archetto ha cominciato a sfiorare le corde e ne è uscita una melodia, mi sono emozionato. Ho pianto di gioia. Da autodidatta, e senza conoscere la musica, avevo costruito il più piccolo strumento della famiglia degli archi. A quel punto lo feci provare ad un amico violinista che rimase profondamente colpito dal bel suono emesso dalla cassa armonica. Quell’inaspettato successo mi ha spinto ad andare avanti, alla ricerca continua di perfezionare i miei violini». L’acero marezzato dei Balcani e l’abete della Val di Fiemme sono diventati i legni con cui in questi mesi ha familiarizzato maggiormente, alla ricerca del difficile e perfetto equilibrio tra il rispetto delle misure, del peso e degli spessori. «Ho fatto – ci rivela – anche qualche spinta sperimentazione sui materiali, ottenendo però sempre risultati più che apprezzabili ed elogi dagli esperti». 1 mese di lavoro, circa 200/220 ore e l’utilizzo di materiali pregiati. Maestria e cuore. Passione e un pizzico di follia. Questo il segreto degli affascinanti violini del Lovallo, l’inedito liutaio che, pur non conoscendo la musica, è capace, con quasi magica perizia, di creare da materie prime grezze e con arnesi rudimentalmente riadattati, il piccolo strumento reso celebre da Paganini e Stradivari, capace di diffondere nell’aria emozioni di vibranti e pizzicate melodie.
09/04/2017 - autore: Sandra Guglielmi
fonte: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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