LA PICCOLA OTTAVIA, SCOMPARSA NEL NULLA. UN MISTERO, PURTROPPO, ANCORA IRRISOLTO

De Luise all’epoca aveva solo dodici anni, quando il 12 maggio 1975 non fece più ritorno a casa. La tragica vicenda è stata rimossa dalla memoria collettiva a Montemurro, riaperta solo nel 2010

Era il 1975, il 6 gennaio ultima edizione della trasmissione televisiva Canzonissima: vincono Wess e Dori Ghezzi con la canzone “Un corpo e un’anima” l’11 febbraio in Gran Bretagna Margaret Thatcher è la nuova leader del partito conservatore inglese, a marzo in Italia con la legge 39/75 si diventa maggiorenni a diciotto anni e non più a ventuno, Il tre aprile un ragazzo di venti anni di Seattle, destinato agli studi giuridici fonda la Microsoft Corporation. Bill Gates avvia la rivoluzione informatica, cambierà il mondo, il mondo si appresta a diventare altro in quegli anni, con velocità sempre più impressionante. Settembre 1975, il tempo invece sembra essere eternamente lento in Lucania, a Montemurro, nel cuore della Val D’Agri, ogni tanto lì ci ritorna l’ingegnere Leonardo Sinisgalli, nome della cultura internazionale o la bravissima pittrice Maria Padula. Nulla sembra cambiare anche in un normale lunedì di maggio come tanti altri, quando la piccola Ottavia esce di casa e non ritornerà mai più. Svanisce nel nulla, la cercano, si prova a fare qualche indagine, poi nulla. L’oblio cala, Ottavia, l’ottava figlia di Egidio De Luise e Luisa Guacci. L'ultima persona a vedere viva la piccola Ottavia fu una signora che affermò di averla vista vicino alla parrocchia del Carmine, sulla strada per Armento, e che la piccola era diretta a una masseria del luogo. Poi sparisce, ricordiamo siamo nel 1975, Ottavia ha dodici anni, il paese è piccolo, lontano da altri centri, per chi non ha un’auto e in quegli anni, poche erano le vetture, dove mai poteva andare una scolara delle medie. Invece sparisce e poi cala il silenzio. Anzi, Ottavia viene cancellata dalla memoria collettiva, finché nel 2011, qualcuno ne riparla, un giovane giornalista, Fabio Amendolara. Il caso arriva anche in tv, da Federica Schiarelli a “Chi l'- ha visto?” e sui giornali nazionali. Ma in Lucania? Cosa successe e cosa ancora succede, ne parliamo con Fabio Amendolara, che tra altro ne parlerà a Sarconi, domenica 11 marzo, alle 18 nella biblioteca comunale, in un dibattito organizzato dall’associazione culturale Ca.Tali.Te e Libera

Amendolara – diamoci del tu, senza fingere distacco – partiamo dall’inizio, come arrivi al caso della Piccola Ottavia.
fuori l'altra scomparsa. Nell'archivio dell'Ansa c'era l'unica notizia su di lei e chi l'aveva trattata all'epoca le aveva sbagliato anche il nome. La chiamarono Ottavia Romanelli. Così quella notizia saltò fuori solo perché si cercavano novità su Claps e nella stringa di ricerca finirono le parole "scomparsa" e "Basilicata" ».

Ne abbiamo parlato spesso, e so bene che la storia ti sta ancora a cuore. Mi ricordo anche che piombarono le critiche di lesa Maestà…
«Da Viggiano si lamentarono perché Giuseppe Alberti, uno dei sospettati per la scomparsa della piccola, era detto «il viggianese». A Montemurro credo che mi abbiano addirittura odiato. Dicevano che con le mie cronache facevo fare brutta figura al paese. Preferivano tenere tutto sotto il tappeto».

Mi ha colpito anche la cancellazione di Ottavia nella memoria collettiva, anche nella stessa famiglia. Come se fosse un incidente accaduto, da cancellare.
«Ci avevano messo una pietra sopra. Non le hanno mai dedicato una giornata. Mai una fiaccolata. Non le hanno intitolato una strada o la biblioteca della scuola. È stata cancellata».

L’anno scorso, di ritorno da uno dei nostri diversi viaggi a presentare il tuo libro VelEni, a bruciapelo ti dissi «Devi ritornare sul caso di Ottavia, c’è ancora da lavorarci…” Ricordi?
Ricordo. Ci vorrebbe una novità. Proviamo a fare un appello ai cittadini di Montemurro, ai testimoni e anche agli investigatori».

Arriviamo a una domanda generale, forse doveva essere la prima. Ma perché ritornare a indagare , a scrivere su episodi ormai lontani nel tempo, spesso sotterrati. E’ ricerca della verità oppure una nostra vana gloria, sul serio me lo chiedo sempre.
«Questi casi non portano gloria né popolarità. Sono la cronaca di serie B. La grande stampa li snobba. E a quanto vedo accade lo stesso anche con la stampa locale. E invece la memoria è importante. Molti di questi casi, inoltre, insegnano che se i riflettori si tengono accesi, poi, qualche risultato inaspettato prima o poi arriva».

Amendolara, la Lucania che tu ami, è una terra poco popolata, ma dal grande territorio, e anche da tanti piccoli misteri di cronaca nera. Qui si sparisce nel silenzio, è capitato alla povera Elisa Claps, poi la verità è uscita ma è capitato anche a Nicola Bevilacqua – ne abbiamo parlato spesso – sparito nel nulla e di cui ancora non si sa nulla.. Silenzio anche lì.
«Potremmo parlare per una giornata intera sugli scomparsi lucani. Sono tantissimi. Tutti finiti in un buco nero. Quello che citavi tu, Nicola Bevilacqua, è un altro caso emblematico. Non l'hanno cercato abbastanza solo perché era uno zingaro. Ma nelle carte di quell'inchiesta c'è la verità, basterebbe solo leggere bene. Ci sono nomi e cognomi di chi ha tolto di mezzo il povero Nicola».

10/03/2018 - autore: Leonardo Pisani
fonte: ROMA

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